Sola andata

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sabato 13 agosto 2016

Il (non)senso della misura

Mi è andata bene. Rileggevo il mio post di compleanno dello scorso anno. Mi sono resa conto di quanto possa tornare utile appuntarsi le cose e avere qualcuno che ti ricorda che le hai scritte e te le fa riguardare, giusto così per aiutarti a fare il punto della situazione.  In quel post parlavo della mia paura di approssimarmi alla nuova decade con i timori di un bilancio in perdita, la costante paura di non trovare un amore corrisposto, la paura di invecchiare, di non avere mai la corretta percezione delle cose e della gente. Tutti timori fondati perché sono alla base dei più comuni tentativi che nel corso della vita compiamo per crescere in consapevolezza e in capacità di cogliere l'essenziale.

Non saprei dire davvero quante cose ho davvero voglia di portarmi dentro di quello che mi è capitato e che io ho stessa ho contribuito a far succedere. Di getto mi vengono in mente solo un paio di episodi per nulla piacevoli nel loro epilogo, ma che ora considero con la leggerezza che meritano perché alla fine si è trattato di faccenda di poco conto. Sì, direi che più di tutto ho imparato questa cosa sui trappoloni emotivi che ci costruiamo da soli, da cui non sappiamo districarci e che non riusciamo a risolvere solo per una ragione: non esistevano. E non si possono fronteggiare questioni che non esistono. Mi pare già sufficiente come presa di maggiore coscienza.

Ieri ho visto un film molto strano sul concetto di misura che diamo a tutto ciò che ci circonda per avere una visione oggettiva e inconfutabile del mondo. Cosa definisce davvero il peso delle cose e
perché gli attribuiamo quell'esatto valore e non un altro? Ha davvero senso? È sufficiente quello che sappiamo con il metodo scientifico di quel peso e dei parametri su cui si basa? Che la risposta sia no
a questo punto è fin troppo intuitivo, però capire cosa altro sia necessario sapere per individuare gli altri parametri che servono per dare peso (o toglierlo) alle cose rimane un mistero "incommensurabile". O semplicemente una intima verità individuale.

Io ho spesso attribuito un peso enorme a ciò che quasi non ne aveva e vissuto con troppa leggerezza ciò che imponeva invece una presenza di "peso". Ecco, forse quello che davvero ci viene richiesto di fare del tempo che passa è quello di"calibrarci"... continuamente e senza "misura"...rispetto a quello che ci capita, ai nostri desideri, alle persone che incontriamo.

L'anno scorso avevo paura di non trovare nessuno e pure del metabolismo che rallenta. Oggi non ho più paura di queste cose. Non mi pesano più...e neppure io peso di più. Evviva la leggerezza!

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