Sola andata

Sola andata

lunedì 5 dicembre 2016

Due giorni diversi (cosa mi è successo prima e dopo il no)

Bene. Direi che, per una volta, le mie aspettative non sono state disattese da sconfitte e amarezze su cui fare analisi. Bisognava arginare la megalomania renziana e questo era il solo modo. Bene.

Ieri ho trascorso una giornata in un'atmosfera ovattata, con persone interessantissime che vivono nel mio stesso quartiere e che mi hanno deliziato con storie e chiacchiere in libertà che mi danno ragione dell'affetto che ho per questa problematica periferia milanese, che trovo da sempre così piena di poetica umanità. Ho conosciuto Stefania, una bellissima donna con dei lunghissimi capelli neri, lo sguardo da cerbiatta e la vita avventurosa di chi è stata ovunque nel mondo. Ha trascorso un po' di anni in Finlandia perché li aveva conosciuto il padre di suo figlio, salvo poi riprendere la sua vita "itinerante" per poi ritornare a Milano, organizzare eventi, attività ludiche nelle cascine, dipingere e innamorarsi ancora e ritrovare nuove forme di felicità nella città in cui è nata. Il finlandese, da foto, è l'uomo più figo che abbia mai visto in vita mia. Poi ho visto il compagno milanese èd e il secondo uomo più figo...senza alcuna invidia...per carità. Donna fantastica. Mi ricorderò di lei.

E poi c'era la Luisa al suo ultimo esame a lettere moderne. Mi ha raccontato che non riesce a laurearsi per colpa dell'esame di linguistica italiana. Avrei voluto consolarla dicendole che io ho dato soltanto quello (con lo stesso professore con cui deve farlo lei) e che è stato la causa della mia fuga dalla Statale per trauma da apprendimento. Ma me ne sono stata zitta e le ho detto che ormai è fatta...

E poi c'era Emilia, giovanissima commessa alla GAP del centro di Milano. È incinta di sei mesi ma la sua "datrice" di lavoro non le vuole dare la maternità e le ha detto che la metterà in malattia (così poi può licenziarla). Le abbiamo detto di rivolgersi quantomeno a un sindacato. Dolcissima fanciulla. Mi pare così strano vedere dal vivo un giovane, quasi privo di diritti, che lotta per un lavoro che non arriva a 800 euro...ma che paese è davvero questo?

Quella di ieri è stata una giornata così, lunga, stanziale, silenziosa, fatta di attese, di racconti, di malati che trovavano la forza di dire la propria pure con le flebo attaccate, le sedie a rotelle, le vestaglie, i pigiami abbottonati male...per me rimarrà fisso in testa il privilegio di un osservatorio per nulla familiare. Mi ricorderò pure di questo.

Oggi invece sono stata tutto il giorno in biblioteca. Dovevo aggiornare l'iPad e finire il mio libro. Non ho chiacchierato con nessuno e ho visto un cartone dolce e commuovente, "la mia vita da zucchina", che mi ha fatto venire voglia di famiglia e di calore e di affetti. Sono rientrata in casa e ho scongelato una porzione di risotto ai peperoni che ho fatto qualche giorno fa. Meno male, non avevo voglia di cucinare, ma non ero neppure sufficientemente triste da aprire una scatoletta di tonno. Ecco, questo è il diario di una che ha votato no ed è rimasta contenta del risultato referendario. Se avesse vinto il sì avrei fatto le stesse cose. Anzi no, forse mi sarei aperta una scatoletta di tonno. Come margine di scelta mi pare ancora ottimo.


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