Sola andata

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domenica 11 dicembre 2016

Tradire la tradizione per rimanere fedeli a se stessi

Ormai ci siamo dentro fino al collo. L'ovattata atmosfera natalizia è tornata più puntuale delle tasse a dominare lo scenario urbano e domestico, con le solite luminarie, gli orridi mercatini pieni di paccottiglia e frittura di infima qualità , musichette di circostanza, atmosfere posticce, vetrine troppo scintillanti per le proposte sempre uguali dei soliti regali comprati e impacchettati senza voglia. No, non è cinismo il mio. A me tutto questo piace pure. Ero in centro sia ieri che oggi e trovo che ci sia qualcosa di irresistibile e molto pittoresco nell'osservazione di una certa umanità che in questi giorni si carica di pacchetti di ogni misura, si dimena tra la folla, cammina molto concentrata come a volere spuntare una specie di lista mentale temendo di non indovinare gusti o colore, misure, fragranza...Tutto questo mi diverte sempre moltissimo e mi pone sempre lo stesso interrogativo. Perché tutto questo?

Come tutti gli anni da quando non vivo in famiglia, io il Natale lo trascorro da sola. Senza nessuna malinconia e dispiacere. È che mi pare l'unica maniera di onorare un periodo che, seppure da non credente, sento come di raccoglimento e di riflessione. Io la considero la mia festività personale, quella dei bilanci, del silenzio, della ricerca di una nuova intuizione su quello che potrei fare per inventarmi un'altra "forma di vita".
 Tutto il resto sarebbe una forzatura, i pranzi in famiglia, gli auguri a destra e a manca, i regali obbligati, l'attesa della mezzanotte, il veglione...ma perché tutta questa fatica? Mica è detto che la tradizione sia una cosa che uno interiorizza talmente bene da trovare i rituali delle cose naturali...

A me piace così. Da sempre. Mi piacciono quei giorni in ufficio perché non c'è quasi nessuno. Mi piacciono i piccoli digiuni depurativi che faccio coincidere quasi per dispetto con i giorni dedicati alle grandi abbuffate, mi piace andare a letto presto il 31 ed essere la prima che si sveglia all'alba del primo. Non sono mai stata triste in questo periodo e la solitudine me la sono scelta con lucida caparbietà. Perché la sento proprio come necessaria.

Il centro di Milano oggi era gremito. Non ho provato alcuna invidia per nessuna delle persone che ho osservato. Ho sorriso invece molte volte quando incrociavo i pazienti cagnolini al seguito dei suddetti padroni intenti agli acquisti e mi è sembrato persino che che qualcuno di loro abbia ricambiato con un'espressione di intesa il mio sguardo pietoso.

In realtà ho quasi paura a dirlo, data la facile retorica che suscita l'immagine, eppure per un momento ho pensato che in realtà per Natale non mi sarebbe dispiaciuto un micino da spettinare. Magari proprio mentre cerco di rimanere ferma nell'idea che le anime solitarie non necessariamente albergano in cuori inaciditi e asociali. Magari stanno solo provando a capire come reindirizzarsi, come raccattare le risorse per farlo, come evitare di commettere gli stessi errori, come mettersi in ascolto di se stessi.
Con un micio silenzioso e intelligente la mia tradizione "fatta in casa" sarebbe stata perfetta. Accidenti...sarà per l'anno prossimo. Auguri!




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