Sola andata

Sola andata

domenica 21 giugno 2015

(Dis)tratta da una storia vera

Questa è la storia di due solitudini che si riconobbero in un tempo e in un luogo che fino ad allora non avevano fatto molto per loro.
Era una mite primavera di quattro anni fa e in quella palestra un po' lussuosa che la lei della storia frequentava con malcelata vanità cominciava una conversazione ironica e surreale con il signore ben allenato che le aveva appena "rubato" il tapis roulant. Con galanteria scenderà e glielo cederà.
L'allenamento sarà uno dei più stancanti che lei ricordi e per fortuna quella magnifica struttura ha ai piani bassi un centro termale nel quale lei ovviamente si fionda. Sarà il caso, sarà la necessità, ma l'affascinante signore avrà la stessa esigenza.
Comincia così quella che diventerà una strana amicizia, fatta di tantissime confessioni e del bilancio spesso negativo di un uomo professionalmente di successo di 55 anni, che per scelta non ha voluto dei figli, sposato con una donna bellissima, ancora bellissimo lui stesso...La ragazza della palestra non capirà mai perché lui la cercasse continuamente, perché riuscisse a trovare sempre il tempo e il modo di vederla o sentirla, perché si preoccupasse di lei come il più premuroso dei padri quando lei gli rispondeva mentre era sulla bicicletta, "Se non mi garantisci che ti sei fermata io attacco subito!!!" O ancora "mi raccomando usa sempre materiale tecnico. Con questa tuta non ti voglio vedere più che di sicuro ti ammali",  e poi "devi assolutamente leggere tutto Celine è il più grande scrittore del mondo". "Devi amare "fino all'ultimo respiro".  Ma amarlo proprio fino al midollo". "Dai mi fumo questo sigaro e me ne vado". "Geniali i tuoi sms".

La ragazza della palestra un po' capiva e un po'no, ma quella situazione maliziosamente innocente le piaceva e la lusingava.
Poi lei andò in vacanza. Se ne andò a Senigallia ad uno di quei raduni radiofonici che tanto amava.
Lui perse malvolentieri il controllo su di lei e così le telefonava anche cinque volte al giorno mentre

lei era altrove a pensare ad altro.

Una sera le telefono' mentre lui era a una cena di lavoro e lei a una cena del raduno. Mangiarono poco entrambi. Prima di attaccare lui le promise che l'avrebbe richiamata alle cinque del mattino esatte, in qualunque condizione lui fosse. Lo fece. Ma lei dormiva e non rispose.

Non si rividero più. Era giusto che fosse così. Era necessario che fosse così. Solo una volta, dopo molti mesi, mentre lei usciva dalla palestra con le cuffie, si accorse che lui stava appena entrando. E quando anche lui la vide e la chiamò lei finse di non sentire e continuò a camminare,  per poi sparire, svoltando al più vicino angolo







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