Sola andata

Sola andata

martedì 7 maggio 2019

Stabili equilibri precari

Ci sono conferme che non ho voglia di ricevere. Per me certe intuizioni devono posizionarsi nel limbo del mai confermato, delle convinzioni profonde che valgono solo per la mia personalissima esperienza e visione delle cose. Per gli altri, almeno per quelli che ai miei occhi rappresentano delle gioiose eccezioni al mio pessimismo sulla stabilità dei sentimenti, ho bisogno di essere sicura della riuscita incorruttibile di certi legami. Però poi lo so che, ad un certo punto, troverò conferma della mia amara coscienza della fallibilità di lungo termine della quasi totalità dei rapporti umani. Così mi pare sia accaduto anche per quanto riguarda la mia amica, una a cui una volta ho dedicato uno dei miei primissimi post di questo blog.
All’epoca (era il 2015) raccontavo di una madre bellissima e premurosissima, di quelle che interpretano la maternità come puro amore e non come pretesto per soddisfare delle ambizioni più o meno represse. È una donna molto bella, dolcissima, di quelle che ti pare sempre che facciamo la cosa giusta, col marito bello e col quale c’è sempre pieno accordo. Non è un fatto strano, se proprio ci penso. Le cose cambiano anche semplicemente perché i figli crescono e la voglia di uscire più spesso con le amiche diventa un atto dovuto a se stesse dopo tanti sacrifici. Oppure c’è qualcosa che inevitabilmente mi sfugge delle dinamiche affettive di lunghissimo termine e per le quali ho sempre solo avuto un sacro timore reverenziale. Il fatto è che osservandola con gli occhi di un’amica che la stima e che le vuole sinceramente bene, mi pare meno stanca ma pure meno felice di una volta. Forse la mia è solo un’impressione, falsata a sua volta da una percezione condizionata dalla mia insana passione per la vita domestica solitaria.

Io non ho mai sofferto di solitudine. Credo che sia questo il mio vero dramma: vorrei trovare l’amore incondizionato ma allo stesso tempo è questa la cosa che più mi fa paura al mondo. Non ho alcun interesse per le frequentazioni occasionali, gli incontri in chat o nei siti deputati a questo nuovo spirito degli approcci. È una roba che proprio non mi riguarda nè mi incuriosisce neppure come esperienza antropologica. L’altro dramma è quello di non pensare mai al...beh insomma ci siamo capiti. Non so cosa sia l’orologio biologico nè ho mai neppure vagamente contemplato l’idea di avere dei figli. Ho spessissimo bisogno di abbracci e vorrei avere qualcuno sempre a portata di baci senza per questo rinunciare a starmene per conto mio nella mia casa piccola a lavare i piatti a mano e con il letto sotto il tetto. Tutto qui: malinconico oltre che poco costruttivo, ma io davvero non penso che questo. Forse non ho mai capito nulla di certe porte del paradiso che non hanno mai acceso la mia curiosità al punto da decidere di scoprire cosa mi celassero.

È un maggio freddo, io sono diversa da qualche anno fa, quando parlavo estasiata della mia amica moglie e madre perfetta. Anche lei è cambiata, ma è ancora bella come allora.
Il passaggio dalla stabilità all’instabilità non è detto che imbruttisca. Anzi, forse tonifica.
Me lo devo ricordare più spesso. Così forse faccio pace con le cose che finiscono. Come certi piaceri
passeggeri che, così dicono, mi farebbero bene. Se soltanto lo volessi.


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