Sono giorni un po’ così quelli di questo ultimo scorcio di un anno che mi è parso più strano del precedente. O perlomeno così ho sentito di attraversarlo io, tra le ormai familiari forme di autoisolamento forzato (…ma mica troppo) e un cauto ritorno alla normalità. Qualunque cosa questo voglia dire. Dal canto mio continuo a barcamenarmi tra una quotidianità fatta di piccole grandi sfide - che mi invento un po’ per mettermi alla prova e un po’ per raggiungere obiettivi di medio termine a cui ho deciso di dedicarmi con le poche doti che mi riconosco - e gli obblighi dettati da un mondo che mi interessa sempre meno. Inutile raccontare di cosa si tratti, mi sentirei “quella strana” pure solo a scriverne. Sì, sono giorni così, molli e rigidi al tempo stesso, trascorsi tra l’accettazione che anche semplicemente esprimere un pensiero appena velatamente antagonista rispetto al sentire comune, mi ha fatto scoprire quanta ostilità possa annidarsi pure tra le persone che mi sono piaciute e che stimavo da tutta una vita. E no, non considero il fatto come questione di mera dialettica costruttiva. Io sono proprio delusa fino a smettere di voler bene, così, di punto in bianco. Mi sento offesa e incompresa, ma la consapevolezza spesso ha questo prezzo. Mi sono vaccinata, non mi è successo nulla eppure continuo a pensare che fosse inutile. Del resto anche questa questione mi pare ormai invecchiata di colpo, assieme a tutto il carico di snervanti botta e risposta che non sono stati utili a rendere più chiari i termini delle mie personalissime ragioni. Pazienza. Passo oltre…ma senza perdonare. In fondo mi piace essere rancorosa, mi aiuta a non dimenticare.
Dicevo dei giorni che sono un po’ così, tra un po’ di abitudini perse, le mie solite lunghe camminate a piedi, gli allenamenti che pratico con una disciplina e una costanza che mi rendono finalmente fiera di me, come non mi capitava dai tempi della gioia infantile dei miei bei voti di latino, una città che mi pare tornata ai ritmi frenetici di una volta, persone di cui sento quel tipo dimancanza che è giusto che tale rimanga, uomini piacioni, che pensavo non esistessero più e che rifiutano l’evidenza di trovarsi al cospetto di una zitellona inacidita e ormai sul viale del tramonto, che a certi giochi non è più interessata da tempo.
Mi sono fatta un piccolo regalo: ho prenotato un week end lungo per Budapest verso la fine di Novembre , spero non ci siano intoppi: ho pianificato nel dettaglio ogni aspetto del mio itinerario e delle esperienze che vorrei fare. Ci sono posti in cui l’inverno mi sembra una punizione più sopportabile perché custodiscono una luce e un’atmosfera non replicabile, che rimane confinata nel ristretto ambito di spazi costruiti apposta per farcele stare dentro. Se tutto andasse bene potrei perdonare pure quest’anno vacuo e dispettoso. E persino ognuno dei suoi giorni un po’ così.