Sola andata

Sola andata

lunedì 27 settembre 2021

Tutto scorre. Più del traffico

  

E’ veramente spiazzante. Non riesco a trovare altri aggettivi. Ormai pare davvero essere tornati ai ritmi del 2019, quando il traffico delle 9 mi faceva pensare a quale immenso privilegio sia poter andare al lavoro a piedi, mangiare in ufficio piuttosto che mettersi in coda davanti ad una piadineria, non avere bambini da accompagnare a scuola, allenarsi alle prime luci dell’alba senza dover condividere un fetido spogliatoio con altre donne che, come me, si guardano il sedere nello specchio  prima di andare agli attrezzi, perché tanto l’insicurezza rimane sempre una parte integrante dell’abbigliamento. E’ strano, eppure quando penso che di fatto la mia vita in pandemia non ha subito alcuna significativa variazione – nonostante ne avvertissi tutta la portata rivoluzionaria – penso esattamente a questioni come queste.  Non ho fatto smart working, non mi sono ammalata di nulla, sono andata in vacanza, a cinema quando ne avevo bisogno, non ho mai smesso di fare sport, seguito regimi alimentari estremanente arditi che hanno rivoluzionato molti dei miei vecchi schemi, ho smesso di fantasticare su amori che forse non arriveranno mai e reso facilmente applicabile la regola aurea “Se è già impegnato, scordatelo. Ma come? Sì, scordatelo punto e basta”. La mia vita fino ad ora è stata più che accettabile, con punte di serenità cariche di gratitudine. 


Stamattina sono andata al lavoro piuttosto tardi, dopo un lungo e variegato allenamento e una colazione meravigliosamente ricchissima. In strada ho trovato un traffico immobile che non ricordavo da tempo. Il mio passo invece era costante e spedito come al solito e credo che soltanto per questo mi sono sentita in diritto di pensare che oggi fosse un giorno più fortunato di altri. E così mi sono detta che era forse anche il giorno giusto per prenotare un vaccino inutile che non potrà che peggiorare questo trend personale positivo di cui mi attribuisco ogni merito. Ma tant’è…il contesto mi si impone pure se mi scanso.


Si può star bene senza essere davvero felici, semplicemente trovando delle strategie per conservare un auspicabile equilibrio fatto di piccole o piccolissime sfide quotidiane, cercando l’originalità proprio nell’apparente banalità quotidiana, restando tanto spesso a casa a compiacersi semplicemente di piatti buonissimi preparati pensando - per una volta - soltanto a se stessi? Credo di si. In realtà non lo so. Non so cosa avrei fatto di diverso se avessi potuto muovermi diversamente da come mi sono concessa e mi è stato possibile. Eppure sono certa di non essere stata molto meglio in altri tempi, quelli in cui ancora provavo a piacere di più agli altri, mi educavo ad essere accettata o corrisposta in amore. Credo di aver disperso molta più energia in tempi “apparentemente” più liberi. Io mi piaccio di più adesso, da egoista costretta ad esserlo, da solitaria libera di sentirmi tale, nella tranquilla routine di un ufficio e una casa “speziata”, più che spaziosa. 

Credo che la normalità stia davvero tornando per tutti. Per me invece non era mai finita. Eppure me ne accorgo davvero  soltanto adesso

sabato 18 settembre 2021

A piedi nudi nel sabato

 Come mi piace il sabato mattina “fatto in casa”, quando finalmente decido di concedermi una colazione lunghissima e che comprenda tutto, ma proprio tutto, quello che il mio stomaco ha voglia di contenere. È stata una settimana estremamente faticosa e purtroppo la prossima promette un carico ulteriore che spero di riuscire a sostenere. E poi devo programmare anche il mio vaccino: lo hanno reso di fatto obbligatorio pure per me. Sapevo che sarebbe successo e per quanto ne sia contrariata, perlomeno posso andare di nuovo in giro e al cinema. Boh, a me continua a sembrare una ingiustizia assoluta…

Dovrei decidermi a buttare le mie amatissime sneakers. Tutte le scarpe che amo finiscono per rompersi sulla punta del piede destro, quasi a sottolineare uno sbilanciamento nell’andatura che mi porto dietro da tutta la vita. Sono certa che se portassi abitualmente i tacchi camminerei correttamente, avrei uno stacco di gamba più slanciato e seduttivo e non coprirei distanze così lunghe. Probabilmente sarei altro da ciò che sono ora perché ho sempre ritenuto essere vera la storia che  “ogni scarpa una camminata, ogni camminata una diversa concezione del mondo” : la donna media colleziona scarpe, ne è appassionata e ne fa vessillo della propria femminilità. Non saprei dire se sia giusto o meno, so che quelle che portano scarpe troppo strane o con i tacchi troppo aggressivi poi sono proprio come io non vorrei essere mai. Forse è un caso. Ma io temo di no. Fatto sta che le mie sneakers hanno camminato troppo e io non ho una collezione di scarpe. Potrei decidermi a cambiare passo, oppure a confermare la mia solita concezione del mondo con un paio nuovo ma uguale a quello di sempre. Chissà.

È quasi ora di pranzo, è una bella giornata e io conto di uscire tra un’ora. Ho finito la frutta e ho smesso di immaginare di cucinare per qualcuno. Come se fosse stato normale averlo fatto fino ad ora. Stamattina ho preparato ogni cosa pensando soltanto a me stessa e per farlo ho preso i piatti migliori, una tazza mai usata, dei tovaglioli colorati che avevo comprato soltanto per gli ospiti. Poi ho messo tutto sul tavolo-vassoio e ho consumato il mio pasto ricchissimo sul divano. Mi sono sentita una principessa: avevo tutto a disposizione. Persino un silenzio irreale e assolutamente inusuale in questa casa. È stata una mattina bellissima. Poi ho visto “Luca” e mi è piaciuto moltissimo. Arrivavo tardi anche per Nomadland che, al contrario di The rider che trovai pazzesco e struggente, mi è sembrato un film a malapena discreto ed enormemente sovrastimato.

Silenzio, buon cibo, ordine interiore…in fondo è una normale giornata non lavorativa nella quale mi concedo il lusso di non rispettare una rigida scaletta. Eppure mi pare lo stesso tutto così nuovo. Forse la ragione risiede tutta nel fatto che, finalmente, sono ormai tutti dimenticati: i volti che mi hanno ferito (persino preso a schiaffi che qua non ci siamo fatti mancare niente), quelli soltanto desiderati, quelli persino immaginati e mai davvero esistiti. Non penso più a nessuno. Vivo di non appartenenza, di distanze che si dilatano al punto da rendere tutto sfocato e ormai dissolto. Vivo delle infinite possibilità da ricreare al netto di tutte quello che è ormai in scadenza definitiva. Che peccato. Eppure che opportunità. Ho voglia di camminare. Ancora. E ancora di più. 

Vado a comprare le scarpe. Niente tacchi neppure stavolta.


sabato 11 settembre 2021

Hey, tu #7

Che bella sensazione quando sai che è sabato, puoi muoverti con calma, onorare il weekend con il rituale dei pancakes farciti, una sessione yoga, una tazza di caffè e il tuo programma radio preferito. Ancora meglio quando sai che alle nove e mezza ti aspetta il massaggio dalle tue fatine del benessere. Stamattina l’aria era più fresca del solito: non mi sono accorta che stanotte pioveva. È stato bello raggiungere la metro mentre il sole si faceva sempre più deciso e rendeva l’aria più tiepida, in perfetta sintonia con una luce che diventava sempre più accesa e promettente. Il massaggio è stato bellissimo: la “fatina del benessere” mi ha detto che si vede che mi alleno bene e che anche i tessuti sono diventati molto più compatti. Mi fa bene sentire che invecchiare allenandosi a farlo, vuol dire migliorare persino rispetto a quando si è giovani…almeno fin che si trova la forza di farlo. Quando sono rientrata avevo già il pranzo tutto pronto: melanzane grigliate, pesce, frullato di banane e yogurt. Che bello.

È l’ 11 settembre e, soprattutto grazie all’evento cruciale che nessuno osa scordare, mi viene in mente che in questo stesso giorno, ma nel ‘73, si suicidava Allende e con lui moriva per sempre l’ideale di una democrazia socialista. Che poi, a pensarci bene, è come se a intervalli regolari la democrazia decidesse che l’11 settembre di un anno qualunque sia il giorno che viene a ricordarci quanto sia fragile. E fraintesa.

Non ti perdonerò mai di non essere stato qui con me in giornate come queste, in cui ogni cosa pare impegnarsi ad illudermi di essere in ordine e in perfetta armonia, abbinando ad ogni gesto rituale un breve ma luminoso stato di grazia. Ti avevo giurato soltanto ieri che non ti avrei più scritto né aggiornato sulla mia vita mentre resto qui che ti aspetto, ma ci sono frammenti di vita che devi conoscere a tutti i costi, non puoi scegliere. Per esempio potresti sentirti almeno un po’ in colpa del fatto di non essere qui con me mentre a Venezia bisogna premiare il film più bello e gli attori più bravi: è stata una mostra  “Napolicentrica” e pare che tutti abbiano fatto un’ottima figura. E tu dovresti stare qui con me a fare il tifo. Si, qui, su questo divano sgangherato ma comodissimo, qui, in questa casa minuscola ma adorabile in cui staremmo bene pure in due, qui, in mezzo ai miei piatti macrobiotici eppure golosissimi e che so che ameresti da subito. Qui, con me, a insegnarmi a star bene anche in compagnia, se quella compagnia sei tu e solo tu.

Sì, questa è l’ultima volta che ti scrivo. Ma non l’ultima che ti penso. E neppure l’ultima che ti immagino .  Così. Senza nulla pretendere. Come si fa con la democrazia.

Un abbraccio, come sempre.

venerdì 10 settembre 2021

Hey, tu #6

 Alla fine l’ho fatto davvero.  Mi sono concessa tutta questa settimana ed è stato un immenso piacere. Su Ialia 1 è ritornata Lady Oscar nella stessa fascia oraria di quando ero minuscola e bevevo il latte senza ancora sapere quando bisogno di caffè avrei avuto nei decenni successivi. Avrei potuto farne a meno: danno le repliche anche su Tim Vision e non sarebbe stato necessario chiedere il permesso al lavoro ad entrare più tardi. Ma non sarebbe stata la stessa cosa. Mi piaceva l’idea di riprodurre il senso di tassatività dell’evento, quella smania un po’ infantile dell’attesa e del rituale da effettuare prima degli obblighi di bimba molto presto annoiata dalle regole imposte. Volevo tornare lì, a quella piccola me di allora, che trovava in certe ancore fisse la propria dimensione di consolazione e coraggio in un mondo che già trovava doloroso e faticoso. E così questa settimana è stata così, una sorta di “dove ero rimasta” per rendermi conto che in fondo sono cambiata pochissimo malgrado tutto il vissuto. Mi ha fatto bene. No, anche un po’ male, ma di più bene.

Non preoccuparti, la  settimana si conclude anche per quanto riguarda il mio scambio epistolare con te. In fondo lo avevo promesso che non ti avrei annoiato per troppo tempo con le mie confessioni, ma è ancora venerdì e ho bisogno di poter contare ancora un po’ sulla tua “dedizione” immaginaria. Ho bisogno di un tuo parere sul prossimo da farsi. Ormai sono quasi certa che a breve farò anche io sto cazzo di vaccino e di buono ci sarà soltanto che potrò tornare a vedere film e a progettare concretamente un viaggio: sarà l’astinenza, ma mi pare che ogni meta potrebbe potenzialmente essere quella ideale. Ti giuro che non ho mai avuto così tanta voglia di andare via come in questo periodo. E poi c’è la questione futuro meno imminente: ti confesso che ci sono questioni che cominciano a togliermi il già poco sonno, come la questione familiare: i genitori che si fanno sempre più anziani, una sorella di cui dovrò necessariamente farmi carico prima o poi, delle situazioni che potrò gestire soltanto stando in pianta stabile al sud…faccende così, che prima o poi mi presenteranno il conto, temo maggiorato dalla mancata premeditazione. Ho così paura. Vorrei tanto sapere come penserò di gestirmi quando non avrò più molta scelta. Vabbe’ scusami era solo uno sfogo senza pretese di risposte definitive già da oraPiuttosto, parliamo ancora un po’ di noi. Stai ancora perdendo tempo con una bella di turno che non ti serve a niente? Oppure con una che ti è servita per dimenticare qualcun’altra e solo adesso hai capito che non è quella che vuo i veramente? O sei vittima di una gatta morta che non ti molla e sei troppo una brava persona per trovare il coraggio di lasciarla? Oppure , e io sposerei volentieri questa ultima ipotesi, sei solo anche tu e come me non sai come potremmo incontrarci per caso? Qualunque sia la ragione per cui in questo momento non stiamo assieme sappi soltanto che è un vero peccato. Ma la vita ahimè è soprattutto ingiusta, lo so dai tempi della mia prima Oscar. Ma continuo ad aspettarti lo stesso, anzi no, continuo a vivere come posso avendo cura di farmi trovare pronta qualora riuscissimo a trovarci. Di più non si può.

Mi manchi come se ti conoscessi davvero. Mi manchi come quel tempo della mia infanzia in cui l’attesa di Lady Oscar prima della scuola dettava il senso di un risveglio precoce e la linea di una intera giornata spesa a cercare di comprendere le regole dei grandi. Proverò a non scriverti più. Ma non smetterò mai di pensarti come la cosa migliore (non ancora) capitata nella mia vita.

Ti abbraccio

mercoledì 8 settembre 2021

Hey tu #5

 Dammi solo questa settimana. Poi la smetto. E’ che ho bisogno di parlarti, ora che ti sento più lontano di sempre, che ho scordato il tuo viso (o forse ho solo smesso di immaginarlo) e sento quasi il rammarico di questo mio riuscire ad andare avanti anche senza dio te. Non fraintendermi se ti dico che non sento la tua mancanza. Credo che in realtà sia una cosa bella perché vuol dire che non dipendo da te e che cercarti significa solo aggiungere luce a giornate a cui riesco a dare senso per il fatto stesso di avere l’immenso privilegio di un tempo che considero preziosissimo. Sì, non mi manchi eppure continuo a volerti, pensarti, immaginarmi accanto a te, che forse ora sei con un’altra e magari neppure sai che esisto. Non sei un amore immaginario, io ti ho ben presente, sei però un amore che continuo ad immaginare, inutile  ormai ripetertelo sempreeppure per me questo è un fatto cruciale. E’ così, ti amo e (forse) non so chi tu sia. Ti amo e non sai chi io sia. Questione chiusa anche oggi.

Ormai è più di un mese che vivo senza green pass. Pensavo peggio per questa stupidissima condizione che subisco con grande pazienza e tigna dispettosa. Non so bene quanto avrei approfittato dal possedere il green pass, credo solo per andare al cinema, ma compenso benissimo con le mie attività collaterali che assorbono tantissimo del mio tempoForse stare più in giro avrebbe moltiplicato le possibilità di incontrarti. Ma non prendiamoci in giro, sappiamo entrambi che non sarebbe andata così.

Lo sai?  Ho contattato la guida che mi ha portato in Islanda per sapere se ha in programma delle tappe anche in Norvegia e mi ha detto di sì e che è già prevista per marzo. Per allora credo che sarò vaccinata anche io.  Magari ci andiamo assieme.  E’ una delle cose che desidero di più: allontanarmi, cambiare aria, essere al cospetto di scenari completamente nuovi, dimenticare che ogni secondo della mia quotidianità è da quasi due anni condizionato dal covid,rompere con la quotidianità rassicurante ma ormai troppo conosciuta per riuscire a raccontarmi qualcosa di veramente nuovo.

Lo sai, negli ultimi due anni ho perso un sacco di chili e adesso quando guardo le foto di anni precedenti mi sembro una cicciona,pure se in fondo non è così. E non lo so perché mi pare una sensazione bellissima: una ritrovata leggerezza in senso anche metaforico. Ti prometto che quando staremo assieme mi manterrò sempre in forma: di solito se si comincia ad ingrassare in coppia è perché non si fa più attenzione a restare carini agli occhi dell’amato. E questo è un pessimo indicatore della buona tenuta di una coppia. Ma tu puoi fare come vuoi, il mio amore per te supererebbe pure questa tua distrazione. Ci penso io a stare attenta per entrambi. Dai che scherzo quando faccio la romanticona: io ho solo voglia di ridere, cucinare e viaggiare assieme a te.

Sai cosa mi piacerebbe fare veramente? Vorrei andare a vivere in uno di quei cottage inglesi da fiaba,  hai presente? In uno di quei villaggi silenziosi e curati nel quale regna la pace e i pensieri fluiscono liberi e penetrano immediatamente nel cuore delle cose. Uscire presto, a stomaco vuoto,  quando l’aria è frizzante, camminare con te in silenzio, assistere alla prima luce. E rientrare solo quando abbiamo tantissima fame per rendere onore ad una colazione ricchissima, da consumare davanti a quelle finestre basse che affacciano su un giardino molto curato. E poi uscire di nuovo, senza mai avvertire la stanchezza dell’esplorare, in una quiete silenziosa  che ci vede  sempre per mano. 

Ma poi va bene anche qui, col ciambellone bigusto e mezz’ora di yoga, mentre scegliamo assieme una serie da vedere e della quale notare pregi e difetti.

Mi manchi. Come al solito

 

domenica 5 settembre 2021

Un mese dopo. E prima di chissà cosa…

 Lo sapevo che alla fine me ne sarei scordata. Sono andata a fare la spesa e ho scordato di prendere i semi di canapa. Ormai mi sono impallinata con le mille varietà di semi da aggiungere alle mie pietanze del vigore e del benessere, come se non sapessi che l’invecchiare sia un processo ineluttabile e che ad un certo punto dovrò rassegnarmi ai tessuti che si rilasseranno, alle tracce degli anni sul mio viso e agli uomini che non mi guarderanno più. Però è così divertente, creativo, piacevole e dai risultati pieni di soddisfazione. Il cibo è vita, creatività, emozione, sperimentazione…e i semi rappresentano, nel loro essere la matrice dell’atto germinativo, la quintessenza della mia idea di nutrimento. E di rinascita.

Oggi è esattamente un mese che vivo senza green pass. il giorno prima andavo a cinema a vedere il mio ultimo film in una sala vuota. Da allora ho trascorso due belle settimane in famiglia, tra mare e riposo, compiuto 45 anni, visto una marea di film e serie, letto qualche libro, sono rientrata al lavoro nel mio bellissimo ufficio vuoto, macinato centinaia di km tra corse e camminate, mi sono allenata, ho preso molti appunti, tenuto sotto controllo la casa, fatto dei massaggi meravigliosi, immaginato (come sempre) l’incontro perfetto, il cerchio da chiudere. Insomma, è stato un mese più che tollerabile. Ma temo che ad un certo punto non sarà più sostenibile e così ho deciso che mi darò un altro mese, se non diventa tutto obbligatorio prima, e poi mi vaccinerò anche io, così andrò a cinema tutti i giorni e prenoterò immediatamente un viaggio.

In questo momento in tv c’è un film che ho imparato ad odiare. Harry ti presento Sally, alla mia età, è come un barattolo di conserva andato a male. Sono così stanca. 

La casa è perfettamente pulita e a posto. Con gli anni ho imparato ad essere ordinata e a tenere sotto controllo l’assetto domestico generale. Non è irrilevante. Mi mette pace, mi aiuta a fare meglio tutto e a restare più concentrata. E poi ho preparato un vasto assortimento di pietanze per i menù di tutta la settimana: anche sapere di non dovermi occupare di questo per tanti giorni mi tranquillizza. Ho imparato solo da poco là bellezza del pianificare, soprattutto le attività che comportano distrazione da quelle che richiedono applicazione e presenza attenta, che perdere il controllo poi è un attimo e ti ritrovi sconfitta pure dal calcare, che approfitta della minima distrazione per costruire muraglie di strati che ostruiscono rubinetti e opacizzano tutto. Sì, il vero flagello della pace domestica è un nemico silenzioso che opera quando abbassiamo la soglia di attenzione verso la luce che dobbiamo sempre pretendere e curare costantemente di ravvivare.

Ma ora sono stanca. Vorrei solo dormire o parlare con una persona divertente che fa battute sceme. Sarà una settimana semplice. O perlomeno mi sono attivata perché lo sia. Altrimenti ora non sarei così stanca. Va (ancora) bene così. Ma domani devo assolutamente comprare i semi di canapa

sabato 4 settembre 2021

Hey, tu #4

 Non ti preoccupare. Non è mia intenzione scriverti per sempre. È solo che fare con te il punto delle questioni mi aiuta a capirle meglio e ad alleggerirmi. Ormai è un mese che vivo secondo le regole del green pass che mi tagliano fuori da un sacco di cose. A breve dovrebbero renderlo obbligatorio e così mi tolgo quest’altro peso: ho un bisogno disperato di andare a cinema e non posso pensare di chiudere l’anno senza fare almeno un breve viaggio, magari ancora nel nord Europa che tanto ho amato al tempo. Mi manchi amore mio. Vorrei dimostrarti la mia gratitudine per la pazienza che hai nell’assorbire le ricadute di queste fasi di fragilità. Non vorrei che ci fosse nessun altro in questo momento. Sai, in realtà mi piacerebbe starmene per conto mio ancora di più, così non avrei distrazioni e potrei pensarti meglio e di più. E invece è successo che ieri è venuto un’amica a cena. No ma figurati, era solo perché volevo ringraziarlo per un favore. Oggi mi ha scritto e di è reinvitato per la settimana prossima. Ma io non ho nessuna intenzione di frequentarlo. Mi pareva che fosse chiaro. Ma vabbè…sai, è curioso, mancano pochissimi mesi alla fine di quest’anno è io avrò in mente solo una rassegnata quiete e la paura folle che tu possa esistere davvero e non solo nel mio cuore, nella testa e nella mia quotidiana motivazione ad essere quanto più simile alla persona che vorrei che riconoscessi e scegliessi. Mi manchi eppure ho paura di trovarti davvero. 

Sono giorni che mi succede una cosa strana. Poi magari un giorno te ne parlerò meglio e ci giochiamo assieme. Mi vengono in mente interi spezzoni dei film di Moretti, però non quelli iconici con le battute che conoscono tutti. Mi vengono in mente le parti più oscure, malinconiche, ostiche  eppure così struggenti al punto di lasciarmene trafiggere e pensarci poi per tutto il giorno. È curioso, ma mi sta succedendo spesso.

Ho postato una foto in sottoveste nelle stories. Ma te l’ho già detto che è dedicata solo a te. Non essere mai geloso, non temere, non avrei voglia di tradirti con nessuno. Ho molto sonno. Ho bisogno di dormire un po’. E di continuare a sognarti. Solo così posso vederti davvero e magare sperare di trovarti. Allora vado, altrimenti faccio tardi. E non me lo perdonerei. 

Prepara l’abbraccio

giovedì 2 settembre 2021

La “prova “ dei fatti. Elogio dei tentativi

 La trovo irresistibile. Sono alla seconda stagione di Trying e me ne sono perdutamente innamorata. E la cosa è tanto più curiosa se penso che il focus della serie riguarda un argomento che mi è totalmente alieno sia per l’estraneità alla tematica dell’adozione che per la mia totale mancanza di sensibilità verso il mondo dell’infanzia. Sì, un po’ me ne vergogno, ma poi un po’ penso ma perché dovrei vergognarmene, in fondo conduco una vita in coerenza con certe idiosincrasie e quindi non faccio del male a nessuno. Dovrei smetterla di cercare di visualizzarmi come una dolce e pacata santarellina solo perché spesso mi si fraintende come tale. Dicevo della serie. Si tratta di un prodotto puramente inglese, dall’ambientazione nel favoloso quartiere di Camden, a cui lego i ricordi migliori della mia avventurosa esperienza british, corredata da una leggerezza, un’ironia, uno sguardo delicato sul quotidiano di persone che non smettono di provarci e così buffe nel loro costante incespicare, che me la rendono irresistibile. E’ una serie scritta bene, centrata e quando la guardo mi aiuta a capire che anche ciò che non mi interessa poi in qualche modo mi riguarda se il punto di osservazione  è quello giusto. Devo ricordarmi di fare tesoro di certe piccole fondamentali lezioni.

Se ci penso bene nell’ultimo anno e mezzo sono molte le cose che ritenevo fuori dalla mia orbita di interesse primario. Mi sono resa conto delle persone che davvero contano per me, quelle che mi mancano e delle quali  ho bisogno di sapere che le cose procedono per il meglio e quelle che ho perso per il semplice fatto di non vederle più così spesso. Ho  cambiato il mio modo di alimentarmi e di giocare con la cucina. Sono riuscita a non innamorarmi dell’ennesima persona sbagliata e il mio centro benessere preferito è a pochi minuti da casa mia (e non vuole il green pass!). Un vero record di gioia.


In pausa pranzo passo sempre davanti alla mia vecchia palestra di via Piranesi. Sembra trascorso un secolo da quando col mio borsone e una bellissima bicicletta blu, che un giorno mi rubarono proprio lì fuori, facevo i miei allenamenti dell’alba, prima dell’ufficio. Che tempra, finalmente ho il buon cuore di riconoscermelo. A quell’ora del mattino ci trovavi sempre gli stessi quattro pazzi: io con i miei km da macinare sul tapis roulant, uno che si allenava sullo spinning e con il quale si era avviata una tacita gara di resistenza tra perfetti sconosciuti, una glamour girl con le extensions e le ciglia finte terrorizzata di perdere la sua linea filiforme e due signore anzianissime che andavano a passeggiare nella piscina. Poi spogliatoio, doccia, creme, deodorante, trucco, ufficio e tutto il resto del tempo sprecato con le persone sbagliate. Per quanto la mia vita è stata questo? E perché di questa grigia routine mi faccio così grande vanto del mio vivere in questa città? Credo semplicemente perché ci ho creduto, mi ci sono impegnata, ce l’ho messa tutta e quel che non è accaduto forse, semplicemente, non l’ho voluto. Poi un giorno l’abbonamento è scaduto, un’altra bici non l’ho ricomprata e correre in gruppo piuttosto che da sola dentro una palestra mi è sembrato più bello. È andata così per i due anni successivi. Poi ho smesso: correre da sola e allenarmi all’alba con i miei pesi, il mio programma personalizzato, il mio tappetino di dolore, è stato il mio passo definitivo verso cui trovare un modo ideale seppure imperfetto di compiere il mio dovere. E’ questo il mio “Trying”: un lunghissimo e personalissimo incespicare tra tentativi ed errori, fatto di piccole insignificanti aspirazioni, cocciuta perseveranza, affetti cocciuti e perciò sbagliati, e poi pianti liberatori seguiti da un po’ di pace e ancora cambi repentini di rotta.


Forse è per questo che quella serie, sgangherata, freakettona, folle e in apparenza così lontana da me, alla fine, mi riguarda più di molte cose che credo mie e che invece sono solo prestiti in scadenza di investimenti a fondo ormai perduto

Hey, tu #3

 No guarda, lascia perdere che oggi mi tocca lottare con i nervi. Ogni tanto mi capita, poi mi basta fare un bel l’allenamento di quelli spacca ossa e rimetto in circolo gli ormoni buoni. Però stavolta ho dormito veramente poco, direi quasi niente, però, siccome non volevo disattendere il mio rigido programma di allenamento, ho trovato lo stesso la rabbia necessaria per cominciare e portare a termine il mio obbiettivo. E adesso sono felice ma troppo stanca per affrontare tutto questo giorno senza accusare un po’ di stanchezza. Per fortuna ci sei tu. Quando sento di venir meno mi basta pensarti ed è come se il mio sistema circolatorio portasse linfa vitale in ogni più piccola ,parte del corpo. Mi aiuti ad andare avanti e neppure lo sai, tu che forse non sei neppure ancora sveglio, che neanche vieni a sbirciare tra le mie stories, io che le faccio pensando solo a te. Ma forse è giusto così. Non è questo il tempo. Non sono questi i modi. Forse non sarà mai nulla di nulla. Ma appartenersi rientra in quelle sfere che non contemplano possesso e neppure condivisione. Sono sensazioni sedimentate nel cuore e capaci di bastare a se stesse. Cosi io mi auguro.

Sai, Burioni è stato invitato alla mostra del cinema. Non vorrei essere presuntuosa, ma io la trovo una netta conferma del fatto che questo medico arrogantissimo rappresenti una vera aberrazione antropologica contemporanea.  E a me raramente capita di tappare nei giudizi sullo spessore umano di qualcuno.

Lo sai, ci sono ancora uomini che mi fanno la corte. Oh no, ti prego, non esserne contrariato e non pensare che questa sorta di civetteria possa deviare le certezze granitiche sui miei sentimenti per te. È solo per dire che ormai ho abbastanza esperienza per riuscire a riconoscere le intenzioni, anche involontarie o in totale buona fede, degli uomini che hanno mostrato interesse verso di me. Potrei sintetizzarle nelle seguenti. C’è stato chi mi ha espressamente detto che mi desiderava solo perché mi trovava molto bella, chi era infatuato dalla mia dolcezza (succede, quando non mi si conosce da molto tempo), chi trovava interessante il mio modo di ragionare e trovava amabili le conversazioni con me. E poi ci sono stati casi anche meno lusinghieri: quello che mi faceva i conti in tasca, o che voleva sistemarsi, l’”emancipato” che non ti offre la cena neppure al primo appuntamento per mettere in chiaro che è per la parità (che orrore la mancanza di galanteria e la diffidenza spilorcia!), quello che in fondo hai un buon carattere e non hai grilli per la testa, quello che piaci a mammà…no guarda, io non ho proprio voglia di frequentare altro persone. Il sesso senza amore per me è uno zero assoluto di cui non sento nessuna mancanza, stare in una relazione senza sentirmici dentro che senso ha?

E tu? Stai con qualcuna adesso? È una brava persona? Le vuoi bene? Non ci litighi mai? Perché sprechi il tuo tempo con lei? Sappiamo entrambi che non può essere quella giusta anche se non fa nulla per farti star male. Non accontentarti di andarci d’accordo, di trovarla bella o simpatica. Non è lei. Se l’hai scelta per condividere un pezzo del tuo percorso sono certa che sia una cara ragazza. Ma non è lei. Tu sei mio…ragion per cui non può essere lei.

Mi manchi. Dove sei? Non importa. Aspettarti mi piace. Tanto mi sono allenata anche oggi. Ce la posso fare


mercoledì 1 settembre 2021

Hey, tu #2

 Ciao,

Non preoccuparti, questo scambio epistolare riguarda soltanto noi due. Neppure il saluto di ieri l’ho postato su altre piattaforme. Ho solo bisogno di raccontarti un po’ di cose mentre provo ad elaborare le mie solite mancanze. È il primo di settembre ma io non ci casco mica sai. Ho imparato a vivere secondo regole precise che non mi rendano troppo penoso il passaggio da una condizione ad un’altra: nessun trauma da rientro, nessuna dieta punitiva per tornare nei jeans, nessun cambio repentino mare/ufficio. Tutto resta nella fisiologia di una routine a cui sono già da tempo affezionata e dalla quale cerco di trarre linfa vitale e forme di stupore semplice ma autentico. E poi c’è quello che già sai e cioè che in tutte queste piccole insignificanti cose io mi ostino a trovare sempre te, la tua luce, la fonte di ogni mia ispirazione. Sì, lo ammetto, mi trovi in un momento di spiccato romanticismo. Mi piace, adesso mi pare di guardarti e di pensare che ti troverei bellissimo pure se diventassi grasso, se perdessi tutti i capelli, persino se ti scordassi di lavarti. Io ti adoro sempre, qualunque sia il tuo modo di scegliere di stare al mondo, di scrutarlo, di combatterne le storture. Io voglio imparare a vedere tutte le cose con gli stessi occhi tuoi.. Invece io per te  vorrei essere sempre la più bella, il confronto mai temuto con chiunque altra. Vorrei la certezza che il tuo vero scopo, il primo tra tutti, sia stare sempre concentrato su noi due. E dai non ridere. Non ti vedo eppure lo so che stai ridendo, magari proprio mentre tieni la mano a qualcun’altra, mentre neppure lo sai che esisto e che sto qua solo per te, felice io stessa di questa tua felicità. Ma in fondo che posso fare? È arrivata prima lei, vi fate compagnia forse da una vita, dividete esperienze vissute all’ombra di una sorte che avrei voluto essere mia.. Che c’entro io? Peccato. Non è ancora questo io tempo, forse non è proprio questa la vita con l’incastro giusto, ma ti prego per una delle prossime fatti trovare pronto. La prossima volta, per favore, abbi pazienza. Come si fa per tutte le cose che contano davvero

Dai ora vado. Se domani riesco ti scriverò ancora. Tranquillo, siamo soli. 

Mi manchi