Sola andata

Sola andata

mercoledì 29 giugno 2016

la superiorità richiede altezza. Da misurare prima dell'uso

Mica mi fa piacere avere ragione su certe questioni. Però ci sono delle regole auree sui comportamenti umani alle quali è davvero troppo difficile sottrarsi, bisognerebbe avere un valore aggiunto enorme per riuscirci. Altrimenti niente. Se mi prometti di non reagire come l'altra volta ti spiego a che mi riferisco. Però mi raccomando, non come l'altra volta, che hai fatto diventare il post virale e mi hai causato un divertentissimo incidente diplomatico...ma meglio sempre evitare.

Lo spunto mi è venuto riflettendo sull'aria che tira in ufficio in questi giorni. Ci sta una questione molto tesa relativa a certe dinamiche di team, e dalle quali io sono totalmente estranea ( mi limito semplicemente ad osservare e a registrare fatti incresciosi e assurdi che sento e a cui assisto). Non ci sta bisogno di scomodare antropologi o esperti di relazioni umane per capire che certi fenomeni sono diffusissimi in ogni consesso sociale non spontaneo. Le persone che devono rapportarsi per necessità possono anche non piacersi, non stimarsi, non avere alcuna affinità che ne giustifichi l'interazione. Di solito succedono due cose:1) liti furibonde dalla ricomposizione incerta, 2) Si tagliano completamente i ponti. Devo dire che io adorerei la seconda opzione: se non mi piaci, se mi hai offeso, se mi stai antipatico...per favore voltati dall'altra parte e non mi salutare mai più. Ma proprio mai mai mai più.

Quell'incidente diplomatico col collega che si era rivolto con toni che mi avevano offeso, e di cui incautamente raccontai tanto tempo fa, ha avuto un epilogo che ho dovuto elaborare prima di concludere che su certe persone è impossibile che mi possa sbagliare. Ecco come è andata.

Il giorno dopo il mio post, quello letto dall'universo mondo, mi vede e mi saluta con convinzione, come di chi vuole dirmi : "guarda che io sono superiore alle tue invettive. Io sono uno che porge l'altra guancia, non mi toccano le offese. Guarda come oggi ti saluto con calore per spiazzarti e farti affogare nei sensi di colpa". Fatto sta che io non ho mai trovato il suo atteggiamento tale da farmi sentire in colpa o da farmi cambiare idea sul suo conto o da voler chiarire i contenuti del mio post. Ho subito colto la malizia del gesto e ho assecondato. A distanza di tempo mi saluta con sempre meno convinzione e se può evita proprio proprio di farlo. Insomma, è venuto finalmente fuori il rancore che mi porta e del quale io non ho mai dubitato. Voleva fare il superiore e non se ne è dimostrato all'altezza. Mai avuto dubbi. Bene così.

Ecco, io penso che la faccenda del porgere l'altra guancia abbia in se' qualcosa di profondamente ridicolo e inverosimile, oltre che inutile. Dei messaggi cristiani questo mi pare quello più grossolanamente funzionale a certi equilibri sociali resi civili da forme a lungo andare insostenibili di ipocrisia. Riconosco che pure sbroccare in continuazione possa rivelarsi controproducente e inutile, come pure il dialogo pacifico e argomentato quando i codici del ragionamento sono diversi. E allora tanto meglio il silenzio, il taglio netto, la reciproca indifferenza.
Ma meglio di tutto è avere un blog, che come un moderno speaker corner mi fa parlare all'universo mondo di tutto quello che penso, che tanto che mi può fregare se l'interessato lo scopra oppure no...ahhh che liberazione!

domenica 26 giugno 2016

Nella culla dei ricordi io ne approfitto e dormo

Credo di aver preso sonno soltanto dopo le due di notte. Ieri ho partecipato alla mia prima corsa collettiva. Eravamo circa 2200 a correre per dieci chilometri per la fondazione Veronesi (che, detto tra noi, può contare su un tale fiume di denaro che confesso che la mia motivazione non era propriamente quella di muovere i mei passi per una realtà cosi troppo grossa da non lasciarmi quantomeno perplessa...ma come se non avessi detto nulla...).
Mai avrei pensato di coprire l'intero percorso correndo e invece ci sono riuscita e confesso che era dai tempi del mio primo otto in latino che la mia autostima non raggiungeva vette così alte. Una delle giornate che metto a riserva tra i ricordi consolatori per i sicuri momentacci che sempre pare conoscano il mio recapito.

Stamattina però alle sei ero di nuovo in piedi perché non mi andava di perdermi un programma alla radio che amo molto e che mi diverte. Poi sono andata a fare la spesa. Avevo voglia di verdura fresca  e di una grossa insalata preparata con cura e con dentro un sacco di cose. Alle due e mezza sentivo di non aver recuperato tutta quella fatica della sera precedente e così mi sono messa a letto e credo di aver dormito come un sasso per almeno tre ore. Non dormivo come un sasso da quella volta, nel 2002 , che avevo lavorato così tanto durante un durissimo tirocinio che tornando a casa sono svenuta nel letto per circa sedici ore di fila. Curiosa questa cosa che oggi ho fatto tutte cose che non riesco mai a fare e che mi riportano a eventi topici di un passato più o meno lontano.

Per una volta, oggi, ho deciso che meritavo una "giornata - culla", fatta solo di sonno ristoratore e di ricordi con cui confrontare i miei stati d'animo tra ora ed allora, insalatone generose e integratori di vitamine e di tranquillità.  E così ho pensato che certi giorni sono così soltanto perché possono contare su certi ieri che hanno permesso che fossero così come sono.
Ieri ho corso come non speravo di fare, tanti ieri fa ho lavorato come mai più avrei sperato di fare, tanti e tanti ieri fa prendevo il mio otto in latino e ancora mi ricordo che non mi pareva possibile...se un collegamento tra tutto questo c'è è di sicuro lo stato di grazia che mi toccava oggi. Non ieri e non domani. Oggi.

Oggi è domenica. Ci stava un bel sole, mi sono svegliata presto e ho fatto solo poche cose ma nella maniera esatta in cui andavano fatte e per questo mi sono sembrate comunque abbastanza. Poi ho per lo più dormito: ho capito per tempo che era l'unica maniera di non vanificare tanta perfezione concentrata in una giornata sola.
Riconoscenza e gratitudine


venerdì 24 giugno 2016

Uscita. Con sicurezza?

Una compagna di scuola gnocca. Così ho sempre pensato che fosse la Gran Bretagna in Europa. Hai presente quella che si accompagna alle tipe più racchiette per farsi ancora più luce? Quella a cui riesce tutto bene e facile ma non si capisce come ci riesca perché nessuna l'ha vista mai far fatica per ottenere quei risultati così alti...ecco così. Tanta stima per lei, che tanto il grosso dell'antipatia europea è sempre stato tutto per la superbia tedesca e la supponenza francese (che io odio più di tutti. Ma è un problema mio).

Per questo proprio non mi spiego il capriccio assurdo che è venuto fuori dal referendum. Non mi  aiuta neppure sapere che a Londra i risultati sono stati diametralmente opposti e che la city si è svegliata basita almeno quanto noialtri. Non mi basta sapere che hanno votato per la Brexit soprattutto gli anziani, quelli a bassa scolarizzazione, quelli della provincia più povera. Anzi, trovo che l'analisi dei dati faccia emergere dei contrasti interni addirittura più preoccupanti del risultato aggregato. Ci vedo una fotografia curiosissima e dalle tinte molto fosche...ma tant'è: la gnocca d'Europa si mette in proprio...vediamo in quanti se la filano ancora o se a doversi preoccupare di più siano proprio le racchiette...

L'Europa è una buona idea realizzata malissimo e ci sta chi, forse, ritiene che sia poco stimolante rimanerci dentro. Quello che mi chiedo è se la gnocca deciderà davvero di avere a che fare con qualcuna più gnocca di lei, rischiando di perdere contendenti, o se davvero pensa di essere notata lo stesso pure facendosi trovare a bere, da sola, in un bar di periferia...

Cara Gran Bretagna, tu mi sei sempre piaciuta e se potessi mi piazzerei da te per sempre, per quanto sei strana e bella e intelligente e misteriosa...ma sono in una fase della vita in cui voglio stare alla larga da chi si mostra troppo "respingente". Bye bye and keep in touch!

martedì 21 giugno 2016

l'insostenibile leggerezza (non solo del burro)

Non è per niente facile, ma se succede non ho freni. Ci sono pochissime cose per le quali perdo letteralmente le staffe fino a non riconoscermi. Succede quando mi si vuole convincere dell'esistenza di Dio o se si intende contestare cose per cui ci sono dati ed evidenza scientifica a sostegno di certe tesi per le quali esprimere un'opinione personale sarebbe solo indice di scarso valore intellettuale. Su queste cose non ammetto alcun tipo di dibattito perché non ha senso, non è intelligente.  Per il resto sono totalmente permeabile ad ogni più mutevole concetto, considerazione, approccio, metodo, veduta.

Oggi ho litigato con un collega perché si ostinava a ritenere che il burro fosse più leggero dell'olio.
-non è vero G. ha meno calorie dell'olio. Semmai qualche volta lo sconsigliano perché la qualità dei grassi di cui è composto può causare problemi di colesterolo...ma su questo (e solo su questo) si sta ancora valutando la portata dei potenziali danni...
- no Lucia l'olio è più leggero

Io credo di essere diventata viola, non fosse altro perché la questione per me non si poneva nemmeno. È una cosa arcinota è risaputa. Ma niente. Io sono stata molto maleducata, ma con lui mi capita spesso. E altrettanto spesso è lui che mi chiede scusa alla fine della giornata ed è quello il momento in cui io mi rammarico di più. Litigare non sarà mai il mio forte, sia che abbia ragione o torto. Oggi, mentre andavo via, mi ha detto così: "Lucia, scusami. Quello che mi dispiace di più è che quando io e te litighiamo non riusciamo mai a trovare un punto d'incontro pacifico. Finiamo sempre per tirar fuori il peggio di noi". E io gli ho detto che non deve affatto scusarsi, che ormai dovrebbe saperlo che noi funzioniamo così nei nostri "dibattiti accesi" e che alla fine è sempre tutto come prima. Così è sempre stato e così sarà sempre. Gli ho sorriso e ho timbrato l'uscita. Bello così.

Purtroppo però "vanto" anche altre dinamiche relazionali molto meno definite e sulle quali spesso rifletto più di quanto meritino. Vediamo quanto ti faccio divertire a mio rischio e pericolo e vediamo quanto io riesco a trarne una utile analisi :)

Io parto dall'idea junghiana che ciò che determina il nostro destino è la nostra parte inconscia che non affrontiamo (...ma vedi tu come faccio tesoro delle citazioni che trovo su fb :)). Questo vuol dire che probabilmente io, tra tutte le persone meravigliose che ho incontrato nella vita e che mi hanno mostrato affetto sincero e sincero attaccamento, ho scelto di affezionarmi a quelle che sicuramente non avrebbero potuto darmi nulla di tutto questo. Io credo che la parte più profonda di me una storia d'amore importante non la vuole, altrimenti sarei già sposata da anni e anni con l'uomo perfetto che avevo già incontrato. A me piace solo l'idea di tutto questo, ma di fatto mi terrorizza la sua possibilità di realizzarla tra incubi di noia, tradimenti, compromessi, incomprensioni...
Non credo che ci siano altre ragioni per cui, tanto poco tempo fa, gli ho detto piangendo che gli volevo bene, che non sapevo come uscirne, che volevo soltanto lui...e lui, semplicemente no, non voleva nulla di tutto questo con me.
Credo che non ci sia mai stato neppure un momento della mia vita in cui io abbia pensato che avremmo mai fatto coppia ( non funzioniamo neppure come amici, neppure come nemici, neppure come litiganti, non funzioniamo in nessuna forma di rapporto), eppure non ho avuto esitazioni, quella sera, a dirgli quelle cose con tutta la convinzione di questo mondo...e quando succede penso che certe volte sono  un'adorabile fanciulla :))) , pure mentre osservo le sue mosse quando cerca di farmi capire proprio bene che "non ti voglio e te lo dimostro così, così e così...". Adorabile fanciullo, anche meno...ho capito, può bastare :)

Mi piace litigare e mi piace fare pace.  Ma soprattutto mi piace credere di poter amare e di non riuscirci mai davvero anche grazie al sapiente aiuto altrui. E di Jung che già mi aveva avvertito...




lunedì 20 giugno 2016

Stabiliamo i rapporti. Se davvero stabili sono...

A me è successo sempre. La difficoltà di stabilire un rapporto semplice e naturale con qualcuno con cui si è avuta una frequentazione senza che sia sfociata in nulla è una cosa che a me capita molto spesso. Mi piacerebbe proprio sapere gli altri come la vivono, come risolvono certe questioni: togliendo il saluto, facendo finta di niente, assumendo un'aria di disprezzo...ma alla fine perché tutto ciò? Io, pur nel mio comprensibile imbarazzo, vorrei continuare ad essere gentile e amichevole come sono sempre stata: ho capito che non mi vuoi e non voglio ammazzarti per questo. Tutto qui. Tutto molto bello...ma poi succede sempre del fastidiosissimo altro. Vabbè...così tanto per dire...

Oggi ho imparato la parola "phubbing". Anche questa è una cosa che ho sperimentato con dolore. È la pratica secondo cui chi sta con te passa tutto il suo tempo a guardare gli status sul telefonino. Credo che dopo un "ti ho tradito" sua in assoluto la cosa che mi procura più sofferenza al mondo. Poi ho pensato che in realtà non è esattamente così. La verità è che quando lo sta facendo qualcuno per cui non sono emotivamente coinvolta a me non importa proprio nulla. Lo faccio pure io, perché è la mia maniera di evitare la noia, le gabbie emotive, la prossimità con persone poco interessanti e, perché no, anche per sovrascrivere l'idea stessa di socialità. E così all'improvviso ho capito. La vera cartina al tornasole della profondità dei rapporti umani sta proprio nella capacità di dimenticare che esiste quella che qualcuno argutamente ha definito "protesi emotiva" dei social media e di ritrovare il gusto e il piacere della conversazione "corpo a corpo". Altrimenti evviva il Phubbing!

martedì 14 giugno 2016

ogni tanto mi fermo a viaggiare. Per evitare di muovermi a restare

Questo a Coimbra è il quarto albergo. Fino ad ora il tour è stato bellissimo, per organizzazione e luoghi visti, per la meravigliosa guida che ci è toccata in sorte e che ieri sera mi ha fatto fare la mia prima esperienza di massaggio "riflessologico". Le ho raccontato del mio blocco alla spalla e lei, che è anche una naturopata, mi ha fatto un lunghissimo massaggio ai piedi, facendomi delle pressioni precise che coincidevano con i punti in cui provo dolore. Non sono guarita del tutto ma ho provato un enorme sollievo. Dei viaggi mi piacciono soprattutto queste faccende qua.

Era un sacco di tempo che non me ne andavo più in giro. Prima facevo almeno un viaggio bello all'anno. Poi per un po' ho smesso.  Ad un certo punto mi era passata la voglia, mi dicevo che in fondo tutto quello che ci sta da sapere di un posto lo puoi imparare pure da casa, che la fatica è sempre tanta e gli imprevisti possono essere irritanti. Ma poi me ne rendo conto immediatamente che quando faccio di questi pensieri è perché sento che in realtà il problema è un altro e di certo si è messo d'accordo con le mie solite ombre della rassegnazione e dell'attesa. È come se avessi bisogno di presidiare perennemente i miei luoghi abituali, quelli nei quali vorrei che accadesse tutt'altro, col timore che, andando via, mi perdessi qualche bella sorpresa o addirittura la svolta totale.

Io amo viaggiare, quando lo faccio non è mai una fuga, se accadono imprevisti non sono mai ingestibili, non mi stanco e il mio bilancio è stato sempre più positivo delle mie più ottimistiche attese. Sempre, pure nella peggiore delle mie vacanze è stato così.
Il problema non è la mia propensione al viaggio quanto piuttosto la mia ostinazione a rimanere. Mi sono accorta che a volte io decido di restare perché ho la convinzione che ci sono dei percorsi che possono essere fatti bene soltanto fermandosi. E il vero rischio è semmai sempre stato questo: la decisione di investire il meglio del proprio tempo e delle proprie risorse in qualcosa che puoi raggiungere e scoprire solo rimanendo ferma, concentrata e paziente. E questo in realtà lo penso davvero, anche ora che ne parlo per fare autocritica. Poi però mi accorgo che non succede mai davvero molto di interessante là dove ho deciso di soffermarmi e capisco che il concetto di "radicamento" a luoghi e persone forse impone una qualche personale "Odissea" molto più spesso di quanto si pensi.

Il Portogallo mi ha colpito molto fino ad ora. Questi primi giorni sono stati molto belli, intensi e pieni di cose, persone, sapori nuovi. Poi tornerò di nuovo in quella che chiamo "casa" e in cui ho deciso che resterò, con o senza la mia volontà, e nella quale vorrei, finalmente, sentirmi felice di tornare.


venerdì 10 giugno 2016

Siamo leggermente in anticipo (ma solo per aumentare l'incertezza)

Ore 22:06 Stazione Centrale. Poca gente. Io ho sonno ma l'avevo previsto. Sono col papà e due zaini in spalla in direzione Portogallo. Facciamo un tour di poco più di una settimana ma In questo momento sono troppo stanca per essere pure entusiasta.
Avevo bisogno di andare un po' via da Milano, pure se perdermi una settimana di allenamento a pochi giorni dalla gara mi secca molto. Mi succede quasi sempre quando devo andare in un posto che non conosco: non vorrei più partire. Poi però non c'è mai stata una volta che abbia pensato che non ne fosse valsa la pena.
Saranno le mie uniche vacanze per quest'anno. Ho intenzione di conservare più ferie possibili perché l'anno prossimo vorrei "godermi" i miei quarant'anni lavorando meno possibile e facendo tutto quello che mi è possibile fare per compiacermi un po'.

Sono contenta che il papà venga con me, pure se per ora è partito con i presupposti peggiori: si è scordato una marea di pillole che dovrebbe prendere, ha preteso che ci muovessimo da casa circa tre ore prima del previsto (e ora siamo qui in stazione a studiare una posizione comoda come quella dei barboni navigati). Però sono sicura che si divertirà molto: nel suo non facile carattere imbastito con le più assurde manie da "non si sa mai" ci sta una persona ancora abbastanza curiosa della vita  , qualche volta è addirittura simpatico e in fondo rimane l'uomo che meglio mi ha trattato nella vita.

Ho un gran sonno e il tappeto mobile ha pure un certo potere ipnotico quando ti soffermi a guardarlo per almeno cinque minuti di seguito, però non ho nessuna valigia, domani non devo fare nessun bucato e neppure la spesa e neppure il letto o arieggiare casa o peggio ancora spolverare...e sprofondare nel solito tunnel del week end  a pensare ad un futuro che ai miei occhi non ha più niente di incerto, e questo qualche volta mi dispiace un po'.

Tra qualche ora il papà ed io ce ne andiamo in giro a vedere se il Portogallo sia un posto che meriti una sospensione delle nostre consolidate certezze: tra pillole che forse sono state dimenticate apposta e una settimana, almeno quella, da rendere piu incerta che sia possibile.


mercoledì 8 giugno 2016

Chi è causa del mio mal? (A parte me stessa?)

Rientra nei tentativi, sebbene di quelli fatti senza crederci troppo. La spalla è ancora molto contratta, tanto che il dolore si è propagato al braccio e io faccio pure fatica a scrivere. Ormai sono quasi certa che dovrò andare da un dottore e che farò una lunga fisioterapia, appena rientrata dalle vacanze.
Oggi ho fatto un massaggio shiatzu. È stata la prima volta per me. Mi sono messa sul futon, luci spente e un signore per un'ora mi ha fatto delle pressioni su tutto il corpo, insistendo sulla parte dolorante, zona in cui ho sofferto moltissimo, tanto che lui stesso mi ha detto che è davvero forte il blocco e che probabilmente mi saranno necessarie altri tipi di cure. Ok un po' me lo aspettavo. Però è stata un'esperienza interessante: mi ha fatto un sacco di strane domande, ma pure questo già lo sapevo. L'Oriente con questa fissa che siamo dei sistemi olistici ci buttano dentro le ipotesi più assurde per arrivare a spiegarti le cause di un qualunque male. E io un po' confido in cose così e un po' no. A me l'omino del shiatzu ha detto che probabilmente mi trascino da troppo tempo una decisione difficile da prendere e che ho somatizzato tutti i miei conflitti interni in questo blocco alla spalla. Ok...del resto come si fa a smentire affermazioni del genere? Si chiama vita dopo la culla.

Sono belli i tentativi un po' alternativi, ti danno l'idea che davvero le soluzioni ai problemi possano essere tante e diverse e che non esista solo la strada più evidente, quella più battuta, più veloce, più comoda per arrivare ad uno scopo. Già da quella volta che, adolescente, comprai un libro sulla macrobiotica e trovai sconvolgente che per ogni etto di carne occorressero circa sette chili di cereali e una ventina di litri di acqua, mi resi conto di quanto si possa essere colpevoli verso il mondo pur non avendone affatto coscienza e poi di come sia importante risalire alla radice delle nostre azioni andando ben oltre gli atti compiuti da noi stessi.

Dopo il massaggio, mi è stato spiegato che gli ( eventuali) effetti benefici si percepiscono e si consolidano entro il giorno dopo, ma data la gravità del blocco probabilmente ci sarà da fare tutt'altro. Io tendo a non usare mai la chimica per curarmi, ma non tollero il dolore troppo prolungato, mi distrae da quegli stessi tormenti che mi hanno causato il male ma nei quali mi piace sguazzare con istinto quasi masochistico. Se sto fisicamente male non riesco a concentrami come vorrei sui miei drammi esistenziali, le mie carenze affettive, sulle mie utopie represse. E forse è proprio questo quello che non mi piace del mio stare fisicamente male: mi fa scendere con i piedi per terra, mi mette a cospetto di un problema reale che devo risolvere in modo empirico e non semplicemente filosofico o congetturale. E a me questo annoia molto. Poi all'improvviso ho capito: io tendo a ricercare quella che credo essere la mia felicità soltanto attraverso l'elaborazione di dolori di cui amo flagellarmi, quelli che mi sono scelta con cura mano a mano che gli anni passavano e che loro mi attraversavano.
Io, forse, non voglio stare bene sempre e comunque. Voglio star male a modo mio, come diceva l'adorato Troisi, quando si lamentava di non provare "quella sofferenza bella" che non riusciva a provare e che noi fanciulle romantiche chiamiamo mal d'amore.

Il guaio è che, secondo l'omino dello shiatzu, se a me piace star male così poi è inevitabile che la mia schiena un giorno o l'altro venga a dirmi quanto sono stupida a non pensare che nel dolore non ci sia altro che dolore...

Grazie omino dello shiatzu. Non mi hai guarito una mazza, ma mi hai liberato canali energetici nuovi. Per tutto il resto ci sta la medicina occidentale. Per fortuna.





domenica 5 giugno 2016

cose al Caso (in un giorno di pioggia. No di sole...no di...vai a capire...)

Giornata straniante quella di oggi. In una sola giornata si sono susseguite tutte e quattro le stagioni e la grandinata assurda, sopraggiunta dopo un sole africano, che ovviamente mi voleva in strada per quei venti minuti giusti, difficilmente la scorderò per Il modo in cui ha umiliato la mia buona fede nel tempo "migliorato".

A me piace credere un po' al Caso e alle coincidenze e in questo periodo ho l'impressione che ogni cosa mi parli di Portogallo. Non è così ovviamente: di citazioni di Pessoa se ne sono fatte sempre, ma io fantastico di speciali segnali magici. E che dire allora del mio cineforum di fiducia che oggi dava un film del portoghese De Oliveira. No ti basta? Il mio papà mi ha raccontato una cosa che gli è successa ieri: era in strada al paesello e delle suore gli hanno chiesto di aiutarlo a portare nel convento la madonna di Fatima...degno padre di sua figlia se anche lui vede in queste cose dei segnali inconfutabili...e infatti in Portogallo ci porto pure lui. Direi che se lo merita proprio.

Ho cominciato il mio pellegrinaggio tra i centri massaggio per alleviare le mie pene alla schiena. Venerdì pomeriggio ho sperimentato un centro di via Padova. Le ragazze erano gentili e meno fighettine del centro di via Torino. Quella chi mi ha fatto il massaggio mi ha detto: "ma tu sei contrattissima! Come fai a resistere?". Io le ho spiegato che in realtà non resisto, che la notte è il tempo più difficile da affrontare e che non so proprio cosa fare. Mi ha fatto delle manipolazioni talmente dolorose che avrei voluto urlare in modo fantozziano per tutta l'ora e soltanto un forte condizionamento sociale da ceto medio mi ha consentito di mantenere un eroico contegno.
Quel massaggio decontratturante non mi ha ancora riassestato i gangli e io continuo a stare molto male, però quella ragazza mi è sembrata credibile e competente. Credo che ci tornerò. Stamattina ho fatto un tentativo sperimentale con la corsa. Quando mi sono riscaldata il dolore si è trasformato in qualcosa di diverso: era una specie di agglomerato rovente che si propagava dalla spalla sinistra fino al collo e al braccio. Un dolore quasi bello. Ed è stato proprio in quel momento che ho pensato che può essere una soluzione anche quella di pensare che alle volte, per stare meglio, sia sufficiente anche semplicemente il trasformare un dolore insopportabile in dolore sopportabile.

 Nel film di De Oliveira la protagonista è una ragazzo bionda, si chiama Lucia e ha una storia d'amore con uno che non la sposerà. Il calo creativo che hanno i registi anziani alle volte è davvero impressionante...O è solo un Caso quello di riscontrare analogie laddove non ci sta alcun nesso? (spallucce...no meglio di no mi fanno troppo male...)








giovedì 2 giugno 2016

L'importanza di avere spalle forti

La schiena mi fa ancora un male cane e non capisco cosa possa aver causato una infiammazione così tremenda, di buono c'è che la pomatina all'arnica ha un profumo buonissimo, pure la schiuma che mi ha consigliato il farmacista non è male, il cerotto invece non ha profumi ma il calore che sviluppa mi produce un certo sollievo. Ho persino imparato ad usare il cilindro per l'automassaggio (che detta così  ...), molto divertente quanto inutile come tutto il resto. Andrò dal medico, mi darà una cura lunga e faticosa, partirò per le vacanze piena di acciacchi e tornerò triste e sconsolata...

Dai non importa, andrà tutto bene lo stesso. Qui piove, ha cominciato seriamente solo nel pomeriggio, ma è tutto il giorno che l'intenzione era questa e così, tranne che una breve parentesi all'Esselunga, me ne sono stata in casa a cucinare e ad ascoltare le celebrazioni per i 70 anni della Repubblica e del voto alle donne. Ho preparato un sacco di cose, ma quando so che in frigo tengo lo yogurt Müller alla vaniglia, poi lo so che alla fine voglio solo quello. È una specie di dipendenza. E cosi, quando pure la parmigiana era pronta, ho fatto uno dei miei soliti pacchettini avvolti da carta alluminio e ho messo tutto in freezer, pasta coi funghi compresa. 
È davvero curioso questo fatto. Oggi si costruiva un pezzo di storia di questo paese e io, 70 anni dopo mi limitavo a trascorrere una giornata uggiosa a curare male un terribile mal di schiena e a cucinare cose che non avrei mangiato. E ad un certo punto mi sono resa conto di quanto sia importante onorare certe giornate mettendo almeno il vestito buono per l'occasione e avvertire un po' meglio il senso di una storia che  mi riguarda così direttamente.

In questi giorni ha compiuto 70 anni pure la Sandrelli, donna interessantissima come tutte quelle di cui non capisco mai quanto ci siano davvero e quanto ci facciano. Mi ricordo di una sua intervista in cui parlava di un amore folle per un attore americano molto famoso e per il quale prese per la prima 
volta un aereo, di cui aveva terrore, solo per farglielo sapere. Solo molti anni dopo seppi che si trattava di Dustin Hoffman. Lei dice che non arrivò mai a confessargli la sua passione...mah, secondo me lui le diede picche...

Tra qualche giorno cambiamo sindaco e io non ho voglia di nessuno dei candidati. E mai come oggi penso  che esercitare un diritto sia una gran bella cosa sebbene qualche volta sia drammaticamente inutile. 
Proprio ora danno in TV le ragazze del '46, programma stupendo su Rai tre che dura pochi minuti. Una delle "ragazze" ha parlato della capacità delle donne di amare, perdonare e sopportare. Non c'entra niente con quello di cui ho appena detto...ma si che c'entra. La Storia si fa davvero con solo con quelle tre cose. E una buona cura per il mal di schiena.