venerdì 7 novembre 2025

La programmazione potrebbe subire delle variazioni

 In tv c’è “la strana coppia” uno dei film capolista quando pretendo di trovare il buonumore senza il filtro della speranza di un buon auspicio o degli effetti di sostanze non prescrivibili. Ricordo che qualche anno fa ne andai a vedere anche una più che degna versione teatrale con Ingrassia e Dorelli jr. Due modi opposti  di concepire la vita di coppia, l’amicizia, la routine domestica. Due concezioni estreme dell’esistenza: un nevrotico e un cavallo pazzo e l’assoluta impossibilità  da parte mia di scegliere per chi tifare. Succede quando si costruiscono in modo così irresistibile i personaggi che li animano. E in fondo che mi importa se poi posso immaginare di tenermeli entrambi assieme ai frutti preziosi di quella convivenza pazza eppure provvidenziale. 

In realtà il film era già cominciato perché con lo sciopero dei mezzi ho aspettato il 66 per un’ora tre quarti e l’autobus era così pieno che mi sentivo come l’imbottitura di un materasso memory ormai deformato. È tutto impreciso come mi sento io per certi aspetti della mia vita che non mi riesce di correggere e che però neppure posso eliminare dai miei impegni. Dice che qua tutto è come deve essere e anche quando non è chiara la rotta bisogna soltanto mettersi in ascolto e comprendere il disegno d'insieme, un po’ come quando guardo i video su come si lavano le tende a pacchetto pur non avendo io tende a pacchetto ma sento che prima o poi mi risulterà utile saperlo.

Passo la maggior parte del mio tempo a rimediare a tutte le mie sviste, le distrazioni, le dimenticanze che si sedimentano in attività che mi obbligano senza scelta e poi mi fisso su dettagli minimi e del tutto misteriosi dove metto tutta la mia energia residua. E posso assicurare che non so come mi sia riuscito di posizionarmi qui nel mondo, in questa maniera e non in un’altra, senza averlo mai neppure immaginato.

Quanto è brutto aspettare per più di un’ora un autobus che poi arriva pure già pieno. Sì, è sempre meglio che fare tutto il tragitto a piedi. O forse era meglio passeggiare per tutto quel tempo inutile dell’attesa, ma dovevo pensarci prima e dare retta al tacito imperativo del mio contapassi. Alla fine conta l’essere arrivata a casa, aver fatto senza troppo danno un po’ di quelle cose non scelte e trovare “la strana coppia” già in piena crisi da convivenza. Può bastare come compensazione quotidiana.

Ecco, adesso invece danno “Ricordati di me”. Come sono repentini certi cambi di scenario. Nessuno ci chiede mai se siamo davvero pronti a questo. Ma in fondo i palinsesti sballati sono come certe esistenze incomprensibili che aspettano ancora di capire il disegno d’insieme. Ma che importa. Qui c’è un telecomando


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