Sola andata

Sola andata

sabato 30 gennaio 2016

Né carne, né pesce...e allora cosa?

Vedo per la prima volta "che tempo che fa" in TV qui a Milano. Di solito andavo direttamente tra il pubblico negli studi della Rai, che è a pochi passi da casa mia e tutte le volte mi stupivo della suggestione di riuscire a stare in 3D in una dimensione tipicamente in 2D. L'ho fatto per tanti programmi...e se devo proprio dirla tutta, sono stata persino concorrente a un gioco di una trasmissione della Cucciari su La7... Non ho indovinato l'anno e ho perso il montepremi in palio...spero che non vi sia più traccia di questa figura barbina...come ho già detto, non avere avuto la TV per così tanti anni non mi ha consentito di liberarmene davvero ma di reinterpretarne il rapporto con una certa "interattività".

Oggi a Milano il tempo era bruttissimo e io sono stata tutto il giorno in giro tra massaggi, shopping da ultimissimo giorno di saldi prima della paccottiglia più immonda e visita al museo del fumetto. È stata una bellissima giornata "egoista". Poi rientro e trovo Fausto Brizzi che parla della sua vita con una donna vegana. Ha scritto un libro per raccontare questa sua sottomissione estrema ad una moglie siffatta. Ci sta pure lei nello studio: è una donna molto bella, che si guarda spesso nel monitor per vedere come sta bene, ha un piglio leggermente fastidioso. E io la invidio molto. Non perché mi piaccia suo marito, ma mi chiedo cosa abbia di così speciale per avere il potere di condizionare un uomo nelle sue abitudini di vita così primarie.
Io non mi permetterei mai. Però lui, ex onnivoro, è diventato vegano. Chi lo sa se ne trae davvero piacere, se rinunciare a quello che era stato fino a un momento prima non sia una mortificazione destinata a mostrare il fianco nel lungo termine, chi lo sa se l'amore è tale da sostenere certi cambiamenti sostanziali. Perché si fa presto a dire "lascia la tua terra, i lavoro, gli amici, tuo marito/moglie e partì con me", ma mica puoi chiedere a uno "non mangiare mai più la parmigiana, il fritto di pesce, la frittata di cipolle, il pollo con le patate...per il resto della tua vita". Se uno accetta, o non sa cosa sta davvero promettendo, oppure deve provare per quella donna un amore che travalica il primordiale istinto di sopravvivenza.
La devo smettere di essere così invidiosa di certe donne. Meno male che ci stavano ancora i saldi: a certi uomini ad alto costo preferisco le mie magnifiche Nike a basso prezzo e altissimo rendimento...il mio egoismo è il frutto di un profondo altruismo se proprio ci penso bene







giovedì 28 gennaio 2016

(Mass)Mediazione

Che roba strana. Come se fosse la cosa più normale del mondo dare un colpo di spugna netto a quasi sette anni di astinenza. Ne avevo fatto un vanto, una sorta di gloriosa prova di resistenza spavalda. Da quando vivo in questa casa non ho mai avuto il televisore. La radio è accesa incessantemente e sono connessa  senza parsimonia. Ma la TV no. Volevo che non facesse mai più parte della mia vita domestica.

Con la TV io ci sono cresciuta, riconosco persino che è anche grazie a lei che ho imparato a parlare, ad accendere la fantasia con dosi massicce di cartoni giapponesi, a non annoiarmi, a sentirmi parte di un mondo fantastico. Da piccola mi faceva paura la Rai. Vedevo solo Italia uno - il canale dei cartoni - e rete quattro. Oh, se penso a come è stata "violentata" la mia infanzia, ai rischi enormi che ho corso e allo scampato pericolo di "infantilizzazione cronica" da eccesso di pubblicità e di filosofia del Biscione... Non credo di essermi del tutto salvata in realtà, ma se ho ancora la lucidità per pensare che sono il prodotto di quel modello culturale ,o anti-culturale, allora forse qualche buon anticorpo per costruire un poco di spirito critico devo averlo sviluppato anche io. E fuor di ogni retorica, rivendico e benedico l'infanzia con lady oscar, lupin, Georgie, mimi, mila e shiro,Candy, Holly e benji, i puffi, Bia, la famiglia addams, la famiglia americana...oh mammamia...ma i miei si saranno mai chiesti se era il caso di portarmi almeno una volta al parco!?!?  Io quei pomeriggi me li ricordo proprio bene però, mi ricordo della solitudine, ma pure del piacere di avere un intrattenitore che non mi costringeva al risultato, al fare, che mi raccontava cose bellissime interrotte solo ogni tanto dai "consigli per gli acquisti".

Poi un giorno si è rotto l'incantesimo. Nulla di quello che vedevo mi procurava interesse o piacere, ma nonostante tutto non riuscivo a smettere di lasciarmi ipnotizzare da quel l'oceano di letame che inondava casa mia assieme a milioni di altre. La TV è un aggeggio subdolo e insinuante perché di troppo facile accesso. E poi è passiva, rende disarmati. Mentre dico queste cose mi pare di partecipare ad uno di quei dibattiti degli anni ottanta, quando queste analisi già cominciavano tra i sociologi e i catastrofisti della morte degli ideali...lo so, chiedo perdono. Ora vado a cotonarmi i capelli e a cercare un paio di spalline. Ma il mio rapporto con la TV ha riguardato così tanto quella mia parte di vita che non posso che partire da lì.

Dicevo, ad un certo punto verso i vent'anni, la TV per me era diventata il male assoluto che non riuscivo ad estirpare perché ne ero ormai dipendente. Ma ero ancora abbastanza lucida da rendermi conto che in Italia si sarebbe smesso di cucinare con l'avvento dei programmi di cucina, o di ragionare di politica con i "Ballaro'", o di fare amicizia con la nascita di Maria De Filippi...

Così, quando sono venuta a stare per conto mio ho preteso che lei non ci fosse mai. Volevo depurarmi da quelle tossine ipnotiche che occludevano il libero flusso emotivo, volevo solo ascoltare e immaginare. Volevo solo la radio. Sono stati anni perfetti, fatti di musica, parole scelte con cura e film visti solo a cinema o in dvd privi di interruzioni pubblicitarie. Ho fatto proprio bene.
Ma ora invece lei c'è. Me la sono messa nella mia casa "immacolata" e la prima cosa che è comparsa è stato il film "Immaturi-il viaggio"...mi è sembrato un sacrosanto contrappasso per una nuova sfida e un nuovo criterio di utilizzo del mezzo.

Si, vabbè...vediamo...vediamo almeno che canali evitare che già sarebbe un risultato. È che mi fa Ancora troppo strano. Questa casa mi pare all'improvviso tutta un'altra cosa con quel piccolo quadro nero messo là, sopra al microonde.
Cara TV, hai contato qualcosa per me come baby sitter, poi per fortuna non hai rappresentato niente più. Rimettimi almeno la prima stagione del "Tulipano nero".
Fammi tornare bambina...In fondo che ti costa?




martedì 26 gennaio 2016

Turista per case...

Sono state giornate strane. Le mie ferie avanzate dall'anno precedente si sono quasi concluse e non mi ricordo da quanto tempo non dormivo così tanto. Che sensazione stranissima e meravigliosa per una insonne cronica che raramente percepisce i benefici di un riposo profondo.

Mi ero imposta dei ritmi blandi alternati a tanto sport da cadere a terra tramortita, un po' di riflessione su come mi piacerebbe interpretare il mio ultimo anno prima dei famigerati -anta, che così tanto mi spaventano,  e non ultima l'intenzione di capire quanto davvero mi convinca ancora la vita a cui ritornerò da domani in avanti. Ho realizzato con stupore come sia facile gestire l'assenza di persone che non mi fanno stare bene come vorrei tutte le volte che le cerco e ho appurato a malincuore che certi legami mostrano la loro debolezza proprio con la distanza...certi trappoloni li risolvi solo così. Peccato.

Non ho pensato al mio lavoro neppure per un secondo, non ho nessuna voglia di ritornarci, non ho voglia di rivedere la maggior parte di quelli che condividono quello spazio orrendo con me e non so come fare per cambiare quella realtà che benedico e maledico nella stessa misura.
Ho invece pensato spesso al mio bilocalino così poco competitivo con la mia bellissima mansarda campana...mi si perdoni l'immodestia...ma la mia mansarda è troppo bella..così appassionatamente studiata nei dettagli di quello che avrei voluto che fosse il mio vero nido per la vita: luminosa, spaziosa, "cinefila" e "sportiva"...
Ma nonostante tutta questa bella accoglienza, per la prima volta e con sorpresa ho sentito la mancanza di quel piccolissimo spazio che non mi fa mancare mai nulla, che ha sempre assecondato i miei continui riadattamenti, il mio disordine incurabile, la mia cronica stanchezza da divano-da-cui-non-mi-smuove-manco-satana. Sì, la mia tana stavolta mi manca. Ormai è lei il mio guscio.

Lo sradicamento passa pure per certi nuovi criteri di definizione del senso di appartenenza.
Ormai mi succede così: passano gli anni, ogni tanto ritorno a casa mia, tutto mi pare sempre un poco diverso, un po' più distante, ma allo stesso tempo più piacevole, come se l'idea stessa della permanenza ridotta rendesse quel vecchio schema domestico più affascinante.
A questo giro a Milano mi porto pure la TV che non possiedo da sei anni! ma non voglio regalare il canone per un servizio che non ricevo. Ho scoperto che danno ancora "la
casa nella prateria" e "un posto al sole", che Magalli non è ancora in pensione e che l'unico canale che
non mi sembra un'offesa alla civiltà è Laeffe.
Domani torno a casa mia, dalle cose che mi mancano e dai miei amici del nord. Che bello.

sabato 23 gennaio 2016

Solitari di tutti i paesi...(unitevi a chi?)

Oggi Milano era più bella delle altre città. Ne sono certa. Io sono ancora quaggiù a casa, nel mio paesello campano, e anche se confesso con ammissione di colpa di non partecipare a tutte le manifestazioni di cui pure condivido il messaggio, oggi sono sicura che sarei stata in mezzo a quella folla oceanica a rivendicare la cosa più normale di questa terra: il diritto di amare chi ci pare. Milano ha subito un affronto da una parte dell'amministrazione regionale a quanto pare per nulla rappresentativa del sentire di questa porzione di paese. La risposta mi è sembrata doppiamente eloquente.

Se soltanto lo sapessero, quei "normali" del family day, quanto è difficile per tanti di noi trovare qualcuno con cui costruire quel tipo di legame che loro tanto difendono...per la verità pure per un qualunque altro tipo di legame. Se soltanto sapessero che il mondo che hanno in testa loro, quel tipo di modello sociale, quel genere di dinamiche umane...in realtà non esiste più o è soltanto una piccola e direi insignificante parte delle infinite ipotesi di legami umani e di tipologie di amore...non aggiungo ulteriori banalità all'assoluta evidenza di un tema che pare essere ostico solo per l'Italia...

In effetti per molti è così facile fare tutto bene, nei tempi e nei modi giusti (ma poi giusti per chi?), come se seguire una cronologia esatta delle fasi dell'esistenza ci tutelasse dall'errore e dallo sbandamento. "Ti devi laureare presto e bene", "devi trovare lavoro prima dei trent'anni", "devi sposarti prima dei quaranta e fare almeno due figli", "devi avere un progetto di vita"... perché sennò che succede? E se non ce la fai? E se non è quello che vuoi veramente? Chi lo stabilisce come devi interpretare davvero la tua vita?
A me è bastato non farmi mantenere più dai miei per provare a vivere come meglio potevo. Ho quasi quarant'anni e in fondo sono addirittura felice di non aver ancora capito su quale progetto di vita starei lavorando o cosa nel frattempo mi starei perdendo. Non mi interessa la famiglia tradizionale perché non ho mai capito cosa diavolo significhi. Non ho trovato la persona con cui condividere la vita perché succede a volte che il mondo non sia poi così piccolo per facilitare certi incontri. Faccio una fatica inenarrabile a cercare di rendere accettabile la casualità che si insinua nella mia esistenza che almeno quello che non è casuale vorrei scegliermelo io con la cura e la calma che merita.
Sì, perché in fondo ci stanno pure quelli che come me appartengono al limbo nelle "non unioni" e che si compiacciono che nessuno si occupi "politicamente" o "eticamente" di loro e della loro fatica a gestire l'impossibilità di una collocazione antropologica socialmente interessante. Ci sono le persone sole che stanno lì, che mi immagino come ad un ipotetico lungo balcone ad osservare l'interessantissimo dibattito su come a due a due si possa costruire un sistema socialmente accettabile.
Io da quel balcone qualche volta sono scesa, ho provato la mia parte in coppia, sono passata per il progetto di vita, per le cene fuori, per la conoscenza delle reciproche famiglie d'origine, per l'incomunicabilità...e per il ritorno sul balcone dei soli. Che tanto per me pure quella è famiglia. La numerosa famiglia umana









giovedì 21 gennaio 2016

Nota le note, se stonate

Quando vai a pranzo da qualcuno e ti presenti a mani vuote
(non farlo mai, porta almeno un cioccolatino e la riconoscenza per chi ha investito del tempo e una cura per accoglierti. Non dare mai per scontata la gentilezza)
Quando metti il formaggio sul pesce
(Persino io, che contemplo tutte le combinazioni alimentari possibili, ritengo che questo rientri tra le ipotesi d reato)
Quando sentì qualcuno a cui non piace Calvino
(Non credo che ne esistano in natura. Ma se così fosse, evita questi soggetti pericolosissimi)
Quando sentì qualcuno a cui non piace Bergman
(Esiste il perdono...ma usa tutte le tue risorse perché possa cambiare idea)
Quando mentre ti stai allenando ti si spegne l'i pod
(Non so voi, ma io senza musica non sono capace di fare neppure un passo)
Quando il concerto che aspettavi da mesi viene annullato per mal tempo
(Il cielo dovrebbe essere generoso. La musica non dovrebbe fermarla niente e nessuno)
Quando il ciambellone non si gonfia
(Vorrei farti vedere la mia faccia da bambina di quattro anni al cospetto della lievitazione fallita)
Quando non ti innamori di chi ti ama
(Eh...so cosa significa questo. E pure il contrario)
Quando ce la metti tutta e il risultato non arriva
(Fa nulla. Continua a mettercela tutta. Il risultato prima o poi si accorgerà di te)

Ecco. Quando penso a tutte le note stonate della mia vita, mi vengono in mente inciampi come questi qua. Alcuni non dipendono da me e  mi limito a riconoscerli e temerli. Per altri posso fare molto...ora vado a fare il ciambellone e vedrai che roba sofficiona che ti tiro fuori.


Le cadute

Che ci puoi fare? Sono cose che capitano. Non è proprio obbligatorio, ma succede così spesso che alla fine la gestione risulta questione piuttosto semplice se non ci sono complicazioni. Mia nonna è caduta e pure non si è esattamente rotta il femore l'hanno operata lo stesso e risistemata a dovere. Ha trascorso un po' di giorni in ospedale durante i quali mia madre e mia zia si sono date il cambio per le nottate da trascorrere con lei. Un po' di pazienza, ma alla fine tutto a posto.

In camera con mia nonna è appena arrivata una signora a cui è capitato qualcosa di incredibile. Prima di arrivare in ortopedia per la frattura del femore, si trovava in un altro reparto. L'avevano operata alla cistifellea ed era pronta per tornare a casa. Si alza dal letto e va a sbattere contro il termosifone. Un occhio nero, ma nulla di più. Si rimette in piedi, suo marito e suo figlio l'aiutano con il borsone e lei chiede ancora un minuto per andare in bagno. Cade e si frattura il femore. Non può più andare via. Passa al reparto ortopedia. È disperata. Poi si tranquillizza, familiarizza con gli altri "coinquilini" e comincia a raccontare la sua storia strappalacrime. Ha già due interventi al cuore e uno al cervello. Il marito ottantenne non sa come fare ad aiutarla e suo figlio,non avendo moglie, non sa di cosa può aver bisogno una donna in queste situazioni. A vegliare al suo capezzale c'era solo una  lontanissima parente.

Ho provato una immensa pietà mista ad incredulità a sentire questa tristissima storia e non ho potuto fare a meno di riflettere sul ruolo della sfortuna nella vita di ciascuno e su cosa significhi davvero.
Mi è dispiaciuto così tanto sapere della caduta mia nonna, che non ha mai frequentato un ospedale nei suoi 83 anni di vita, che non prende medicine e che ha due figlie su cui contare...e poi alla fine la gestione di un imprevisto diventa un'occasione di vicinanza e sollievo per come le cose hanno funzionato.

Mia nonna ha fatto una brutta caduta. Ma sono sicura che ne farà tesoro ;)

domenica 17 gennaio 2016

E tu? Come ti liberi dal male?

Sto continuando. Non ho interrotto la mia missione "liberatoria". Da quando ho cominciato a gettare via le cose che ho in casa non c'è stato giorno in cui non mi sia ricordata di liberare i miei spazi. Va sempre meglio, e pure se quegli stivali marroni in saldo gridavano vendetta da una vetrina di Corso Buenos Aires, ho preferito fissarli per qualche minuto, sussurrare che erano bellissimi ma che avrei resistito perché non era ancora il momento di mettersi in casa degli sconosciuti. Sono tornata a casa, ho sbirciato nella scarpiera e ho buttato un paio di scarpe che non mettevo da due anni..."ogni scarpa una camminata. Ogni camminata una diversa concezione del mondo" vanno scelte con la massima cura e, nel caso, lasciate ai piedi di qualcun altro.

Domani sera riparto per tornare giù a casa per una decina di giorni. Speriamo di farne tesoro. Ho bisogno di pensare con calma ad un po' di cose e mi auguro che il contesto possa aiutarmi a capire, passare oltre o semplicemente a trovare strategie per sopportare tutto meglio.

Una volta ho ascoltato un'intervista ad un'attrice che mi piace moltissimo e che stimo nella stessa misura. Era stata lasciata da un grande amore che durava da tantissimi anni e col quale aveva superato fortissimi dolori, persino quello di un aborto e della scoperta di non poter avere più figli. Diceva che soffriva così tanto per questo abbandono che trascorreva tutte le sue giornate a piangere. Non c'era nessunissima cosa, persona o attività che riuscissero ad attutire il suo dolore. Poi un giorno cominciò a giocare a tennis e ad un certo punto si rese conto che gli unici momenti in cui riusciva a dimenticare completamente quell'amore finito erano quelli in cui giocava a tennis. Così cominciò a giocare continuamente, e poi ancora e ancora...fino a scordarsi di quell'uomo e a guadagnare una stupenda passione sportiva. Oggi, la mitica e bellissima Giuliana De Sio, sta con un fighissimo uomo di almeno vent'anni più giovane di lei. Tie'...

Anche io sono convinta che tutti i dolori siano superabili. A patto di trovare la strategia adatta. Perché spesso una vera cura non esiste e allora è necessario essere davvero molto abili nel riuscire a fare leva su risorse spesso insospettabili e la vera sfida sta nel trovarle. Di sicuro io non le ho trovate stamattina...per quanto pure un pianto liberatorio può essere di un certo, temporaneo, conforto...
Ora esco con le mie scarpe non nuove ma molto comode e vado a camminare fino a quando le gambe non mi diranno "Fermati pure. Ora stai da Dio pure tu"

venerdì 15 gennaio 2016

"L'amor che move il sole e le altre stelle"(titolo sovradimensionato per post sottovalutabile)

Scadeva oggi. Il bando per la mobilità regionale scadeva oggi e includeva pure la regione Campania. E sempre oggi mi sono decisa ad inviare la richiesta. È la seconda volta che lo faccio dopo il tentativo fallito del Lazio. Non saprei perché l'ho inviata, io non ho voglia di lavorare in Campania, non ho voglia di fare niente in Campania se non di trascorrere un poco di ferie sporadiche e contendermi il tapis roulant col babbo e i graffi di Pablito.
Però tra le non molte cose belle del non avere vincoli affettivi ci sta questa specie di arroganza della mobilità illimitata. Se domani mi dicessero "se vuoi andare vai" io potrei farlo immediatamente, non dovrei rendere conto a nessuno, che è una cosa orrenda e magnifica al tempo stesso. La vita è molto facile in "autogestione"...non capisco mai perché certe volte me ne rammarichi così tanto...

Ma io oggi volevo parlare del film di Tornatore, volevo parlare di un amore che sopravvive e si sviluppa dopo la morte, che si impone una prospettiva di continuità e non dei semplici ricordi. Ho trovato interessantissima l'intuizione secondo cui la tecnologia offre anche un prolungamento dei rapporti rimasti ancora incompiuti, quando questi sono stati così profondi e assoluti nella vita reale. 
Quando tanti anni fa vidi il film "The doors"  ad un certo punto Morrison diceva "non è la morte che separa, ma solo la mancanza d'amore". Ecco, in questo film questa cosa si vede molto molto bene. Il film si intitola "la corrispondenza" che secondo me non è solo riferito allo scambio epistolare tra due che si sono amati fino a sentirsi parte di altri spazi siderali (nessun caso che lui si un prof di astronomia e lei una studentessa della stessa disciplina). La corrispondenza è anche,secondo me, quella tra due che hanno la fortuna di incontrarsi e di capire che non possono fare altro che amarsi a dispetto di tutto, pure della morte di uno di loro, almeno fino a quando quell'amore non ha "corrisposto" tutto il necessario per offrire ad entrambi la vera percezione  dell'immortalità. 
Grandissima storia d'amore, splendido messaggio. Tante lacrime.

Tornatore diventa un narratore sempre più abile, sempre più complesso e a suo agio tra la voglia di raccontare "l'artigianato" della finzione e i grandi temi esistenziali.
Io ho la condanna dell'amore romantico come mia unica ipotesi, cioè quello che non esiste ma ha aiutato tantissimo tanta editoria degli ultimi 250 anni,  ed è per questo che resterò da sola fino alla fine dei miei giorni, a meno di illudermi di far parte di un romanzo, o di un film....o di un manicomio. 

Ma io che c'entro...devo parlare del film e invece mi distraggo....Ecco, ora che ci penso, qualcun altro una volta parlò proprio di "celeste corrispondenza d'amorosi sensi"...e credo che l'idea del film di Tornatore stia tutta quanta in quel verso. L'ho sgamato....si è fatto consigliare bene però :P



mercoledì 13 gennaio 2016

Congiunzioni astrali, ma pure terra terra

Di quelle giornate strane ma che tutto sommato funzionano. Ad un certo punto col mio mitico compagno di "visioni", Nicola, ci si amo ritrovati persino a dare la mano alla Boccassini fuori dal cinema e a consigliarle vivamente Carol. Pensa te quante cose insospettabili possono capitarti all'improvviso...
Milano oggi era magnifica, come riesce ad essere solo in certe giornate di primavera. Luce e temperatura ideali e quella strana aura promettente che pare dirti che non puoi startene lì senza far nulla perché hai tutto a portata di mano per andare a farti felice..
Stamattina, all'alba, mentre pedalavo sulla cyclette, la radio parlava del mio segno e raccontava della consacrazione di un amore che dura da tanto e che non riesce ad esprimersi. In quel momento ho pensato che siccome questa cosa sicuramente, o meglio realisticamente, non poteva accadere, l'oroscopo vincente me lo sarei costruita a tavolino da sola. Mentre pedalavo pianificavo la mia uscita dal lavoro alle quattordici esatte: se qualcosa di bello deve succedere non sarà di certo in ufficio. Poi ho pensato ad una lunga passeggiata a vedere i vestitini nuovi, ho buttato così tante cose che ora ho abbastanza spazio per un sacco di cose nuove. E poi mi sono vista con Nicola per vedere Carol, che mi ha colpito moltissimo e che è stata una fortuna vedere in un giorno come questo. Non mi sento all'altezza di parlarne, mi sembrerebbe di muovermi tra cristalli senza la dovuta leggerezza.

Mentre mi avviavo verso il 27 per tornare a casa pensavo al valore del distacco come unica cartina al tornasole di un legame vero. Il mio unico meccanismo di difesa verso chi mi fa del male, consapevolmente o meno, è quello di cancellarlo dalla mia vista per sempre. Solo in quel momento mi accorgo che non provo mancanza. Ed è piuttosto spiazzante costatare che quello che pensavi affetto era solo accanimento un po' infantile o orgoglio ferito e che basta tagliare ogni rapporto e tutto passa come se mai nulla fosse stato. La forza di un legame si misura con le assenze. Per anni ho creduto di non uscire viva da certi ingorghi del cuore e invece...alla fine mi sono scordata di tutti...sono una persona orribile. No lo erano quelle a cui mi legavo senza motivo, inspiegabilmente tutte uguali nel loro modo di ferirmi, tanto che penso sempre che sono io ad ispirare certi campioni dell'umiliazione oppure che me li scelgo tutti con quella che un mio amico chiama la profezia autoavverantesi. mah, si vede che mi merito questa gente qua...amen.

Forse di questo stupendo film ho amato più di tutto proprio questa intuizione. Ci sono delle oscure forze di attrazione, che non si capisce come e perché nascano, da quali moti dell'animo siano spinte e tuttavia sono lì a travolgere e sconvolgere la vita di chi ne rimane vittima. E poi succede che quelle stesse forze oscure qualche volta, mica sempre, si trasformino in qualcosa di sempre più grande, certo, solido. Diventano semplicemente e straordinariamente Amore. A quel punto nulla e nessuno possono alcunché. Era vera quella cosa lì, come diceva? amor omnia vincit...sì,vale proprio.

Io l'oroscopo di oggi l'ho aggiustato come meglio potevo e mi ha fatto assai piacere. Però assolderei volentieri una buona stella a soccorrermi ogni tanto nei miei faticosi piani quotidiani, spesso poco astrali e ahimè quasi sempre molto terra terra


martedì 12 gennaio 2016

Ma cosa credi di fare?

- In effetti è un po' un mistero. E comunque ci vuole una bella faccia tosta...
- Scusa ma perché?
- mah, perché se decidi di tenere un blog devi avere qualcosa di interessante da dire. Non discuto sui contenuti. Voglio dire se uno è espertissimo in qualcosa può pensare di fare un blog a tema specifico e aspirare a diventare un riferimento per tutti quelli a cui interessa. Oppure se hai ambizioni giornalistiche puoi pensare di fare analisi sui fatti del giorno, avere uno sguardo critico sul contemporaneo e così se sei brava puoi pensare di diventare un "opinion maker"...
- Sì...ok...queste possono essere alcune delle motivazioni più gettonate. Però magari puoi anche esprimere un punto di vista sul mondo semplicemente parlando dei fatti tuoi e poi sperare che ci siano altri che vivono le cose come te, che le sentono alla stessa maniera e alimentare così un meccanismo di identificazione. A me succede spesso leggendo i blog di questo tipo. È molto divertente e spesso illuminante.
- Ma per favore...come se non ti conoscessi. Che puoi mai raccontare tu. Fai sempre le stesse cose tutti i giorni della tua vita, ti alzi quando gli emuli di Bukowsky stanno andando a letto, fai un lavoro per un'agenzia di cui hai scoperto l'esistenza solo quando è uscito il concorso, rimani seduta alla tua scrivania dalle sette alle nove ore senza quasi mai parlare con nessuno. .
Prendi oggi ad esempio. Sei uscita alle cinque dall'ufficio e la migliore prospettiva che avevi era la crostata di ciliegie che ti sei fatta da sola mentre immaginavi di mangiarla con un uomo dolce che ti dice quanto è buona. E non dire di no che ti conosco bene....allora dimmi, per quale di questi motivi dovresti giustificare un blog?!?!
- Ma io...sì tutto vero quello che dici. Ma io non ho aperto un blog per essere leggibile, non è un atto di vanità fine a se stesso...mi piaceva l'idea del diario condiviso, di scoprire che quel poco che mi capita è divertente pure quando non me ne accorgo subito, che la paura e il dolore spesso posso esorcizzarli anche solo raccontandoli, che posso dire un mucchio di cose anche mentre sto parlando di tutt'altro e c'è qualcuno, in un posto sconosciuto, che se ne accorge. Perché una visione trasversale dei fatti della vita è una piccola magia che si realizza solo con la parola scritta.
- Lucia...ma la smetti!?!? Prova a rileggere le cose che scrivi. Lo abbiamo capito tutti che sei una mezza fissata con le lunghe camminate, i piatti che piacciono solo a te  che hai vaghe tendenze sociopatiche, che vai sempre al cinema, che ti alzi alle cinque per oscuri motivi e che vivi in una città che ami in modo troppo conflittuale per trovare pace...vuoi davvero che ti dica quanto sei interessante? Spero di no, dati i tuoi seri problemi di autostima...
- Dici che è meglio il diario cartaceo con la chiave?
- No, ma figurati. Siamo tutti qui in trepidante attesa dei fatti tuoi...


lunedì 11 gennaio 2016

Pro_fumo di Londra

Ormai lo sa tutto il mondo. Bowie è morto. Io non sapevo che fosse malato. Erano due giorni che non sentivo parlare d'altro che del suo ultimo disco appena uscito e di quale assoluto ennesimo capolavoro fosse. Poi ho ascoltato un'intervista a Veronesi, che lo aveva diretto per "Il mio west" e ne parlava malissimo. Diceva che era antipaticissimo e ingestibile, forse il peggiore tra gli attori con cui ha girato un film. Non più di cinque minuti fa lo hanno interpellato ancora sul Bowie che ha conosciuto e lui ha ricordato di come fosse rigoroso e ossessionato dalla morte...e io ho provato un po' di compassione. Per entrambi. Ma tant'è...

Nella rapida biografia di commemorazione ho scoperto che ha trascorso l'infanzia a Brickstone, uno dei quartieri più pericolosi e malfamati di Londra e quello che io conosco meglio perché fu lì che trovai un piccolo lavoro per restare a Londra più tempo possibile.
In realtà mi è piuttosto difficile credere che ci siano prove inconfutabili del fatto che il talento, il genio, la creatività si sviluppino in certi contesti piuttosto che in altri, ma è un fatto che Londra abbia sfornato e continui a sfornare tra le maggiori produzioni artistiche del mondo e sarebbe troppo facile liquidare il tutto con la solita storia dello strapotere del mercato anglosassone, se è vero che la controcultura è nata e ha dato il meglio di se' lì e non altrove.

Io avrei tantissimo voluto nascere e vivere a Londra, l'ho sempre detto e non ho mai cambiato idea. Pure se le volte che ci sono andata me ne sono capitate di tutti i colori, pure se quando andai alla Soas, l'università dove avrei voluto fare il mio secondo anno di dottorato, mi misi in ginocchio per essere ammessa e loro furono inamovibili e mi dissero che no il mio voto di Toefl non era sufficiente nonostante le dodicimila sterline di corso che avrei pagato.  Una volta andai a Camden town di prima mattina e scoprii che anche quando il mercato non è ancora aperto ce ne sta un "altro" che non chiude
mai...oggi i nuovi ricchi stanno comprando tutto il quartiere e lo stanno rimettendo a nuovo e penso di aver fatto giusto in tempo  a portarmi dentro uno dei posti più pazzeschi del mondo.
Un'altra volta accettai l'invito di un ragazzo di colore, cliente del piccolo ristorante in cui lavoravo. Mi portò a vedere l'intero quartiere afro, dove tutto, ma proprio tutto, dal cinema alla biblioteca ai negozi alimentari ai ristoranti...parla africano.

Per me Londra è quasi solo la sua periferia e le sue zone "maledette", o perlomeno tutto quello che trovo davvero affascinante di questa città si trova da quelle parti.
Milano è la mia Londra riadattata, è una delle prime cose a cui pensi quando la vedi, pure se a Londra non ci sei stato mai. Però la Soas era tanto più ganza della Bocconi...(sic)

Non lo faccio mai...ma ti chiedo, proprio a te che leggi bontà tua, qual è la tua città?





sabato 9 gennaio 2016

Giornata "svedese" (No, non sono andata all'Ikea)

L'ho comprato più di un mese fa. Mancava solo lui alla collezione e solo per un caso fortuito, mentre ero in Feltrinelli a cercare altro, me ne sono accorta. Però solo oggi ho avuto il coraggio di toglierlo dal cellophane e sottopormi alla certezza di una prova di resistenza non indifferente.

Io ho scoperto il cinema di Bergman (Ingmar) esattamente dieci anni fa, direi relativamente tardi per averne un vero "imprinting". Ho cominciato con "Persona", che considero ancora oggi il suo film più delirante e il mio preferito in assoluto, e non mi sono più fermata. Diventò un'ossessione per me e non perché mi facesse piacere vedere i suoi film, ma perché ne rimanevo trafitta, mi toccavano così a fondo che non riuscivo a fare a meno di quel potentissimo malessere che mi procurava. Quando pensai di aver visto tutto della sua produzione, ritenni chiusa una fase importante della mia vita che stava includendo ovviamente anche dell'altro: per esempio un periodo di mancanza di lavoro, una persona che non riuscivo a scordare, una vita familiare complessa...i film di Bergman mi parevano restituire un mood fatalmente coerente con tutte queste difficoltà pratiche ed esistenziali.

Per anni non ho più avuto il coraggio di rivedere nessuno dei suoi film, pur senza smettere mai di ripensare a certe scene o specifici episodi da riadattare per analogia alla mia vita. Poi in un Natale di tre anni fa ho rivisto "Fanny e Alexander", il film che riassume un po' tutta la filosofia bergmaniana e con stupore ho scoperto che mi restituiva delle emozioni e dei punti di vista molto diversi dalla prima volta. E così piano piano ho preso a rivederne altri e mi sono compiaciuta delle mie antica ossessione per questo gigantesco cineasta.

Mi mancava solo il film che ho appena visto che è "L'immagine allo specchio". Avevo intuito che mi avrebbe devastato, che ne sarei uscita con le ossa rotte, che quando tocchi i traumi infantili, l'incomunicabilità,  la follia, i ricordi sepolti, gli antichi rancori irrisolti...giochi facile con me e quella mia compagna occasionale ma petulante chiamata angoscia.

Vero è che oggi è stata una giornata "svedese", buia, piovosa, solitaria, silenziosa, di quelle in cui il vero pugno in faccia sarebbe stato proprio vedersi uno Zalone e la sua simpatica idiozia ( detto senza snobismo...che tanto prima o poi ci casco pure io).
Ma secondo me ci sono giornate così chiaramente definite che sarebbe un delitto andare fuori tema. Ci sono forme di tristezza e di malinconia che vanno nobilitate invece che rinnegate, perché il contrappasso dell'allegria ostinata rischierebbe di fare peggio.
Oggi ho visto un film molto duro, che ovviamente conferma la mia fede bergmaniana, che avrei potuto vedere solo in un giorno come questo.
Possibile aver provato un immenso piacere per tutto questo?
Sì. Se il dispiacere te lo racconta Bergman (Ingmar)


giovedì 7 gennaio 2016

Assolo. Ovvero...Scusi lei, si ama o no?

Bisogna sempre dare una seconda possibilità a chi ti ha dato molto, ma che forse a causa di un entusiasmo mal gestito, qualche volta non ha dimostrato le sue doti migliori, facendoti ritenere che tutto il bene che pensavi sul suo talento era stato irrimediabilmente tradito.
Ma nel nostro essere imperfetti ci stanno pure i tentativi, le strade nuove da esplorare senza un metodo collaudato, le idee buone ma realizzate solo in parte. E se si è in buona fede il perdono poi arriva.

La premessa a tutto questo misterioso pippone è che ho voglia di parlare del nuovo film della Morante, attrice che amo immensamente e che considero tra le migliori del nostro cinema, non a caso protagonista di due dei migliori film di Moretti. È appena uscito il suo secondo film intitolato "Assolo".
Quando vidi la sua opera prima "Ciligine" ne fui così delusa che pensai che la mia condanna sarebbe stata quella di assistere alla costante caduta dei miei miti perché incapaci di reggere il peso della mia visione idealizzata.

Ma questa volta ho proprio voluto fare un sforzo di riabilitazione. Non poteva essere finita lì, con quel brutto film di un paio di anni fa. E cosi sono andata a vedere "Assolo" piena di belle speranze. E per fortuna il tentativo di recupero mi ha restituito rinnovata fiducia nella venerazione del mio Olimpo fai-da-te.

Il film è una lunga e divertente seduta psicanalitica, interrotta solo dalle sottolineature di vita reale a supporto di tutte le fobie, le insicurezze, le delusioni, di una donna non più giovane e con tanti uomini sbagliati a costellare la sua solitudine inappagata.

 Flavia, la protagonista, crede di non essere capace di stare da sola. Fa progetti assurdi con uomini improbabili, perdona loro tutto, al punto che ne accoglie come parti della nuova famiglia allargata pure le compagne. Non riesce a prendere la patente perché ritiene di non essere in grado di padroneggiare alcuna strada,  non comprende i comportamenti anomali delle altre donne che riescono a tenersi i propri uomini pure mentre li tradiscono.
Flavia è una donna buffa, intelligente ma fragile e non riesce a capire che la parte più 
adorabile di lei è quella maldestra goffaggine che la salva dalla rassegnazione e la spinge a fare 
continuamente dei nuovi tentativi. L'unica sosta a tutto questo quotidiano caos sono le sue lezioni di tango, il ballo dove è l'uomo a condurre, e lei aspetta con una rosa in mano di essere la prescelta. Ci riuscirà? Chissà. 
L'unico essere con cui stabilisce il legame perfetto è la cagnolina dei vicini. Con lei è bella, spontanea
e allegra, non fa e non dice mai nulla di sbagliato e quei momenti con lei sono gli unici di pura gioia.

"Assolo" è un film femminista nel senso più classico che riesco a dare a questa parola usata spesso così a sproposito. Pur se con ironia, non si mostra mai indulgenza verso certe subdole nuove forme di 
sottomissione e di dipendenza affettiva di donne che non ce la fanno a stare da sole. 
L'idea di fondo che mi pare di aver colto su tutto, e che a me consola molto nella mia fallita ricerca dell'amore perfetto, è che non c'è nulla di strano nel provare ad essere felici da soli e che esistono forme d'amore che trovano la loro espressione più compiuta anche in altro che non sia un compagno, o i figli stessi. Perché forse la ricerca dell'amore ha il suo passaggio obbligato nella piena consapevolezza di se stessi e quando si ha la fortuna di raggiungerla, a quel punto gli uomini potrebbero anche non essere più di alcuna utilità.
 Bisogna sempre dare una seconda possibilità. Brava Morante.

martedì 5 gennaio 2016

Di paradisi artificiali e di inferni a basso costo

Ci vado già  da un paio di settimane. Ormai rientra tra quelle fasi cicliche alle quali non ho voglia di rinunciare, visto che con periodicità prevedibile vengo spinta da una forza oscura che mi impone di incamminarmi alla ricerca di luoghi dall'aura fiabesca, musiche celestiali, profumi orientali...il tutto restando comodamente a Milano.
 Questa volta il mio centro benessere me lo sono trovato a via Torino. Ci sta Marika, una deliziosa fanciulla pugliese che sa fare dei massaggi divini. Mentre mi accompagna nel mio universo parallelo fatto di nuvole, aria rarefatta e pura e ogni altra allucinazione possibile, mi racconta episodi di una età che fu anche la mia ma che ormai non so quasi più ricordare, mentre siamo in una stanzetta piena di bottigline, flaconi, scaldacera, trucchi...durante quell'ora mi fa un trattamento che si divide in due parti: nella prima mezz'ora mi passa una crema autoriscaldante che dopo dieci minuti di posa simula l'effetto di una fiamma ossidrica. Superare quella mezz 'ora per me è una prova titanica durante la quale mi ripeto che per godere del piacere massimo del massaggio successivo ho bisogno di quel tipo di supplizio. Altrimenti non vale. E niente, la sindrome che " le cose te le devi meritare perché niente è gratis" mi accompagnerà nella tomba.
Poi finalmente Marika ritorna, mi toglie dalla pellicola infuocata in cui mi aveva avvolto e mi fa un massaggio lenitivo che mi restituisce al mondo dei vivi felici di esserlo.

Non lo so perché tutti gli anni mi passa per la testa di fare queste cose illudendomi di vincere la mia sfida col tempo, le ossa incriccate, la circolazione problematica, la forza di gravità. Sta di fatto che io sono attratta da questi posti qua, mi lascio convincere dai "vantaggiosissimi pacchetti", dalle tisane di benvenuto, dall'armosfera rilassata e pacificata di questi luoghi pulitissimi, pieni di armonia creata ad arte, da quelle stanzette piccole e accoglienti, da quelle fatine rassicuranti, con i capelli lunghi lunghi e maledettamente giovani.

Poi ad un certo punto ho finito il mio trattamento doloroso e gioioso. Bacini di saluto, sorrisi, gratitudine. Mi sembra sempre tanto strano dopo tutta quella metafisica, ritornare in strada. Ero ancora intontita dal massaggio e mi sono trovata in una via Torino inondata da una umanità agguerrita e con gli occhi di brace. Ho pensato che qualcuno avesse appena urlato "scatenate
l'inferno".
E invece era solo il -50% piazzato come uno scudo fuori ad ogni vetrina.

domenica 3 gennaio 2016

Tanta "roba"

Ho cominciato il primo e ho deciso di continuare fino a quando mi farà così piacere. Ho iniziato a buttare roba. Per molti è una pratica normale, per me è una piccola conquista. Io mi affeziono alle cose che posseggo, sono un'accumulatrice compulsiva di gadget che vanno dalla borraccia della Coca-Cola,al servizio per la colazione di Mc donald, alle mitiche tazze rosse del Nescafe, alla tazza inglese deiMc vitie's, persino alla mucca della simmenthal. E poi padelle, vassoi, piadiniere (?!?!), scatole di metallo di ogni genere...Ho dei maglioni di quindici anni fa, rossetti di tutte le tonalità che poi non ho messo mai. Cose così, di relativo o nessun valore che ingombrano in modo apparentemente innocuo il mio piccolo spazio, che affollano i ricordi, che provano a riempire insicurezze e ansie da horror vacui.

Ci pensavo da tempo, da quando mi sono ricordata del primo giorno che ho messo piede in questa casa. La settimana prossima fanno giusto sei anni. Era il 10 gennaio e ci stava solo il letto e il forno a microonde. Niente altro, neppure una sedia. I vestiti in una sola valigia e neppure il riscaldamento. Ho fatto tutto io. Quando finivo di lavorare andavo all'ikea, compravo un mobile alla volta, me lo montavo e il giorno dopo me ne caricavo un altro. È stato bellissimo dare forma e vita a questa casa e l'aggiunta di ninnoli e oggetti era la mia maniera di fissare degli attimi, di plasmarla secondo le mie inclinazioni del momento, personalizzarla e renderla sempre più funzionale alle mie necessità.
 Ma io sono una casinista cronica, non so tenere a posto, non so gestire razionalmente lo spazio e quello che contiene. E così ho capito che avere troppe cose mi avvicina inesorabilmente all'infelicità. Sono partita dall'armadio. Ora è dimezzato. Ho aperto i cassetti: traboccavano di ritagli di giornali di tre anni fa, di collanine spezzate, di estratti conto, di appunti di economia (!?!?!). Ora sono vuoti, ma per anni non ho avuto la possibilità di metterci dentro neppure uno spillo. Credo che funzioni così pure per un cervello ingarbugliato: non può partorire idee veramente nuove se non si libera del fardello di una visione arcaica, blindata, istituzionale e precostituita. E sono certa che funzioni così anche col cuore: non ci metti dentro niente se te lo lasci intasare dai "vampiri".

Poi ho preso la mia tazza storica delle tisane della sera. Ci avrò bevuto centinaia di volte, nonostante nel frattempo siano arrivate delle tazze bellissime che non ho ancora mai inaugurato. Ha accompagnato tantissime delle mie paturnie serali, si è lasciata raffreddare fino a rendere imbevibile il suo contenuto...credo sappia troppe cose di me ormai. È giusto che ci separiamo.

Non lo so come sia riuscita ad accumulare tutte queste cianfrusaglie in un tempo in fondo così modesto. So soltanto che dal primo gennaio di quest'anno ho cominciato un processo di "decumulo" che mi sta dando grandissima soddisfazione e intendo continuare fino a quando gli oggetti che passeranno al setaccio non avranno qualcosa di così importante da raccontarmi da poter meritare di restare con me. Voglio che rimangano solo cose che abbiano un significato. Della "roba" - intesa in senso pirandelliano - non so più che farmene.

C'è un libro che è uscito l'anno scorso, e che per comprensibili ragioni è diventato un best seller, di una giapponese che si chiama "il magico potere del riordino" e che aiuta proprio a compiere questo percorso. Volutamente non l'ho ancora letto perché mi hanno spiegato che l'autrice consiglia di liberarsi delle cose in blocco, e non in modo progressivo, altrimenti il senso di liberazione non si avverte e il suo metodo non funziona. Io ho un po' paura di fare così. Ho bisogno di capire quanto davvero poco contino le cose di cui mi sono circondata in questi anni, devo darmi il tempo di
chiedere loro scusa per il mio poco affetto e poi lasciarle andare, spero riciclate per più sensati usi.

Sono tre giorni che la mia casa si è alleggerita da un sacco di "roba", facendomi riscoprire le cose a cui tengo davvero e cominciando a dare la possibilità a quelle mai usate di farsi conoscere meglio. Farò così tutti i giorni fino a quando capirò che quello che rimane è ciò che posseggo davvero.

Stasera inauguro la mia nuova tazza. Il cucchiaino invece è ancora quello vecchio...che solo cose nuove mi mettono ansia.


venerdì 1 gennaio 2016

Recensione Irrational per "Irrational man"

Quando si tratta di lui non ne tengo conto mai. Non è preclusione aprioristica, anzi, in linea di massima sono piuttosto permeabile al parere di esperti di cui ho stima, ma per lui no. Io di Woody Allen penso bene a prescindere.
Ho voluto cominciare così il mio primo d'anno, proprio per essere sicura che fosse un buon inizio. Oggi il mio amico Nicola ed io ci siamo visti "Irrational man". E ci è piaciuto un sacco. A dispetto della critica troppo severa con l'ultimo Allen (che è l'ultimo Allen da più di vent'anni ormai)e a dispetto pure di una certa ripetitività ossessiva dei temi che gli sono da sempre così tanto cari - il caso, la necessità del male, la meschinità dell'uomo, i paradossi etici.

In questo "Irrational man" ci sta un prof. di filosofia, carismatico e affascinate ma cronicamente depresso. Non riesce a trovare stimoli e senso alla sua esistenza, è profondamente convinto del perenne prevalere del male sul bene, dell'impossibilità per l'uomo di rispondere con coerenza agli imperativi morali quando questi ostacolano il benessere individuale.
Ad un certo punto il tormentato prof. trova il senso del suo stare al mondo decidendo di compiere un'omicidio "eticamente accettabile", perché l'uomo che ha appena ucciso era malvagio e rendeva il mondo peggiore. La sua soppressione sarebbe stato un contributo al bene e alla Eliminazione di ingiustizie inaccettabili. Ma si sa, se ci mette lo zampino il Caso, oltre alla dialettica razionale, di solito è lui a vincere...e non è detto che vada sempre come al protagonista di un altro film di questo genere che era match point.
 Non dico altro, perché è un bel film, che vivamente consiglio (a dispetto di critici annoiati e noiosi) e quindi se vi capita vedetevelo.

Potrei non fare testo nelle mie lodi sperticate per Allen, perché quando si ama non si è né lucidi né obiettivi. Amo da sempre (qualunque sia la fase creativa di cui si parli) il suo punto di vista, l'ossessione con cui declina continuamente i temi di sempre ma tutte le volte con uno sguardo nuovo e/o allargato e approfondito, mi piace perfino la sua implacabile perfidia nel delineare le meschinità, i fallimenti dei suoi personaggi più intellettualmente raffinati, ma troppo deboli per tradurre il loro pensiero in condotta coerente.
Non ho mai pensato che il primo Allen fosse migliore dell'ultimo o di quello di mezzo. Penso che quando uno sia un genio, quando lascia che il suo linguaggio e registro narrativo si evolvano, quando ha qualcosa da raccontare...non proceda per fasi crescenti o calanti. La creatività ha un andamento imprevedibile, non è una curva di prodotto e non è misurabile con criteri né quantitativi e in parte neppure qualitativi, perché in fondo sulle emozioni ci sta poco da discutere. Non mi sento di avere perplessità neppure su un piano strettamente registico. È ben girato, ma credo che su questo pure gli esperti avranno ben poco da ridire. Allen ha ottant'anni e dai suoi film non potrei mai affermarlo.

Ecco, avevo promesso che ne avrei parlato...vedete voi quanto prendere per buono quello che ho appena detto.