Sola andata

Sola andata

venerdì 30 dicembre 2016

Per fortuna sono tanto stanca (di veglie e veglioni che anche no)

Se mi dice bene come ieri, pure stanotte dovrei dormire tanto e bene. Sono giorni di insospettabile stanchezza, forse perché sto di sportello tutti i giorni e ci sta un sacco di gente che trova normale venire a fare la fila in un ufficio pubblico. E poi mi ritrovo a fare cose strane, come cercare parole giuste per non ferire nessuno pur provando ad essere chiara e onesta, a ricordare cose che avevo totalmente rimosso da anni, a desiderare di fare una cosa precisa appena torno giù a casa...sono giorni in cui mi pare di essere qualcosa d'altro, una specie di straniamento divertito che non so di preciso a quali cause associare. Del resto che mi importa di associarlo a qualche causa...

Oggi ho visto un film molto bello, una storia vera è pazzesca, su un bambino indiano che si addormenta in treno e si sveglia a 1600 km da casa. Sarà poi adottato e immensamente amato da una famiglia australiana e ritroverà la sua casa più di venticinque anni dopo. Nei titoli di coda ci stava pure la notizia che ogni anno in India si perdono 80.000 bambini e mi sono ricordata di quando ci sono andata io e una delle prime cose che noti sono i maschi adulti che si tengono per mano. La guida ci raccontava che i bambini vengono educati a camminare sempre mano nella mano perché così non si perdono nelle folle oceaniche di città prive di ogni ragionevole criterio urbanistico.

Domani è l'ultimo giorno del 2016 e io non sono pronta a liberarmi di lui. Ancora non mi sono abituata ai quarant'anni che mi ha portato, all'ennesima richiesta di esperienza di lavoro all'estero non considerata, ai bambini mai avuti, all'amore non trovato, al dolore al braccio, e a tutto il resto...che la metà bastava...
Correrò per 10km. Di solito impiego circa un'ora per arrivare alla fine e durante il percorso mi viene naturale pensare alle cose che più mi ossessionano, poi a un certo punto del percorso, quando comincia la crisi, ascolto solo il mio respiro, smetto di pensare e alla fine sono solo felice. Questo stato di grazia dura poco, ma succede proprio così e di solito mi basta per cambiare totalmente la percezione delle mie inquietudini. Più che mai voglio che domani succeda così. Voglio che tutta questa immane stanchezza di quest'ultimo scorcio d'anno, domani arrivi al suo picco massimo e che mi svuoti completamente. Ho bisogno di fare spazio.

È facile prendersela con un anno complicato mettendo in campo tutte le declinazioni del vittimismo mentre in realtà si sta semplicemente mirando nella direzione sbagliata. E invece io vorrei solo continuare ad avere questa perversa voglia di stancarmi fino a sfinirmi. Che io solo così dormo da Dio. E in fondo solo questo desidero davvero.
Buona notte




mercoledì 28 dicembre 2016

E tu? Lo tieni un anno bello a cui torneresti?

Saranno le temperature primaverili, sarà l'ufficio semivuoto dove gironzolo senza il rischio di incontrare persone che mi mettono a disagio e in cui ritrovo solo colleghi che sono rimasti per le mie stesse ragioni e altri che mi fanno ridere quando vengono a salutarmi in stanza, sarà che ho rimesso indietro le lancette e mi sono ricordata di certi miei stati di grazia di tanti anni fa, quando non cercavo niente e mi stava benissimo così . Sarà tutto questo o forse no, ma ho deciso che me lo faccio bastare per evitare ogni forma lamentosa di bilancio apocalittico di un anno che ormai ha quasi assunto i toni della farsa con questo suo quotidiano memento mori di personaggi iconici.

Un mese fa raccontavo delle mie lacrime. Le ragioni di quel pianto non avevano nessun fondamento, in apparenza nessuno mi aveva fatto nulla, eppure per me quello è stato un momento cruciale senza il quale non avrei mai davvero capito come stavo buttando via il mio cuore, il mio tempo e il mio interesse per le cose che amo davvero. Come ho provato a risolvere la questione è materia oscura persino a me stessa, ma direi di essere partita dall'idea che in fondo era evidente che fosse così e non altrimenti...ma io ho bisogno di cercare oltre l'evidenza per trovare le mie verità. La prossima volta provo a cogliere i segnali qualche secolo prima...ma no dai...va bene così che l'ingenuità è l'unica cosa da cui non voglio guarire mai.

Quest'anno ho fatto rientrare la televisione in casa dopo sette anni che l'avevo estromessa dal mio quotidiano. Ne avevo così paura, pensavo che ne sarei diventata dipendente, che avrei visto programmi scemissimi tutto il tempo, che mi sarei rincretinita ipnotizzata da talent o "de filippiche", che avrei smesso di sentire i miei programmi alla radio, la mia musica scema...e invece sta sempre spenta, tranne per blob e gazebo o la uso per vedere i dvd. Dovrei smetterla di essere così radicale, è da  scemi che hanno paura che ci siano trappole ovunque e invece basta essere coscienti che ci sta del buono in quasi tutto.

Invece una cosa voglio lasciarla qui, in quest'anno che non si farà scordare. Voglio tornare vegetariana. Quella di aver ripreso a mangiare la carne e il pesce è la sola cosa che non mi sono mai perdonata, la trovo incoerente con l'amore che ho per gli animali e poi è inutile. I miei livelli di ferro non sono aumentati e non mi sento più forte. Ecco, l'unico mio proposito per il 2017 sarebbe questo.

Poi non mi azzardo a fare altre ipotesi...che piano piano ci riesco da sola a ritornare al 2012


lunedì 26 dicembre 2016

Should I stay or should I go? Ma go...fidati..go...

A Milano giornate natalizie magnifiche, di sole, di luce, strade vuote ieri e ravvivate oggi. Per me cinema ieri e oggi, sport, purtroppo ancora poco appetito e soliti incubi notturni e un po' di cose che hanno reso un po' complicati questi giorni. Bene così, si vive anche di questo se poi passa.

Ieri ho visto Natale a Londra e mi sono abbastanza divertita. Oggi ho visto "è solo la fine del mondo", film che la critica ha salutato tiepidamente e che io ho trovato faticoso nel suo sviluppo e struggente nel finale.

Pensare all'Inghilterra mi ha fatto ricordare di un Natale di tanti anni fa, era il 2005, quando andai a Nottingham per tre settimane. Alloggiavo a casa di una ragazza deliziosa che viveva con un gatto bellissimo. All'epoca stavo per concludere il primo anno di dottorato e volevo assolutamente essere ammessa ad un master inglese e così andai all'Università di Nottingham, un immenso campus con un lago all'interno dove avrei voluto occuparmi di povertà e sviluppo. Non mi bastò mettermi in ginocchio ed essere disposta a pagare 9000 pounds per far parte della loro squadra...il mio voto di TOEFL (attestato di conoscenza dell'inglese) era di qualche centesimo di punto inferiore alle loro richieste. Ritornai a casa mestissima ma con la percezione che una città governata da uno sceriffo rimane ottusa pure se Robin Hood ha ripristinato una perequazione sociale...

Invece nel 2007, quando mancava solo la discussione della tesi, me ne andai a Londra per poco più di un mese . Mi trovai un lavoro in un take away nel quartiere più pericoloso di Londra, feci amicizia con un inglese afro che mi portò a visitare il quartiere nero e mi incantai di così tanta varietà di scenari in una sola città. Un'altra volta invece ho rischiato grosso con degli incontri sbagliati a Soho, ma alla fine riuscii a cavarlmela. Abitavo in un ostello terribile con dei francesi assurdi che hanno reso ragione di tutto il mio disprezzo per i cugini d'oltralpe, passavo tutti i pomeriggi a Covent garden e i sabato e le domeniche a Camden Town, che ad oggi è il posto che in assoluto amo di più al mondo.

Io sono di quelli che hanno il mito dell'Inghilterra. Qualunque cosa secondo me loro la sanno fare meglio. Mi piace persino la loro ottusa applicazione delle regole e quell'assurda trasformazione che hanno quando rientrano a casa, dopo una giornata di lavoro in tenuta impeccabile e atteggiamento tipicamente "British", per andare al pub a diventare così ciucchi da non reggersi in piedi per tornarsene sulle loro gambe. Amo tutta quella loro affascinante contraddizione, persino la cucina mi pare spesso una prelibatezza e quel magnifico odore di cappuccino e di burro delle loro inarrivabili brioches. È la prima cosa che senti appena arrivi a Victoria station ed il mio ricordo più vivo di quella città.

Il fatto è che per quanto sia stata contenta di essere capitata a Milano, che rimane la più europea tra le città italiane, mi sono sempre chiesta cosa ne sarebbe stato di me se mi avessero accettato per uno di quei master fighissimi dove trovi lavoro il minuto dopo che li hai conseguiti e te ne esci così professionalizzato che il concetto di mercato del lavoro flessibile significa opportunità infinite e non precarietà e gioco al ribasso. Io credo che bisognerebbe avere molto rispetto dei ragazzi che scommettono sul loro futuro guardando all'estero come una forma di investimento e non di disperazione da assenza di opportunità a casa propria. Non so, ma pur con tutta la comprensione che potrei avere per chi non ha voglia di andarsene, cosa del tutto legittima, se io avessi l'opportunità di andar via anche ora, a quarant'anni, lo farei immediatamente.
Il mondo è così vasto, variegato, interessante, pieno di cose da fare e da vedere. Perché starsene così ostinatamente a casa propria? Perché tutta questa paura di andare? Perché pensare che lasciare i limiti ristretti del luogo di nascita sia una costrizione e non invece una formidabile occasione? la faccio facile...forse perché in realtà lo è e perché almeno un tentativo lo meriterebbe.

No...così per dire...che secondo me l'Inghilterra ha perso molto a non consentirmi di far fuggire il mio cervello da lei...



sabato 24 dicembre 2016

qualcuno era comunista...o stava per nascere

Mentre scrivo è più o meno ora di cena di Natale un po' ovunque. Io ho già dato più di un paio d'ore fa. Come mi ero ripromessa non ho cucinato e sono andata di mega insalatona e frutta secca e un pezzo di crostata mia scongelata al microonde. Vigilia secondo i programmi: una bella corsa, un bagno caldo pieno di essenze strane, uno yogurt, delle arance e un po' di liquore al cioccolato e poi una lunghissima passeggiata con un sole abbastanza luminoso da farmi gli occhi verdi verdi come solo in estate mi vengono.

Nel pomeriggio sono stata in centro perché avevo visto un vestitino da femmina che volevo avere assolutamente e invece era rimasto solo quello in vetrina...e poi sono stata contattata da così tante persone che pure il mio "anche a te e famiglia" credo che sia stato ripetuto lo stesso numero di volte di chi festeggia veramente.

Ma il mio momento memorabile della giornata è stata la puntata di Blob di stasera. Ha raccontato della Perestroika, della fine così sbrigativa dell'URSS e di quello che davvero ne è stato di quel passaggio così (in apparenza) epocale.  Si tratta di un tema a cui penso spesso ultimamente ma non saprei davvero dirne i motivi. Sono giorni che ripenso a una cosa che sentii dire a Maurizio Nichetti in occasione di una restrospettiva che lo riguardava. Ad un certo punto raccontava che quando, nei primi anni ottanta lui era in russia per girare una serie, i supermercati cominciavano ad avere un assortimento invece che un solo tipo di prodotto per i bisogni primari più inevitabili come durante il comunismo. Diceva che i russi che entravano per fare la spesa erano talmente spaventati che non riuscivano a mettere nulla nel carrello perché non avevano alcuna coscienza del consumo e nessun parametro di scelta. Molti di loro finirono in analisi per traumi del genere.

Io non ho mai pensato che il marxismo fosse una teoria economica scientificamente attendibile. Per un motivo molto semplice e apparentemente paradossale. E cioè non è falsificabile. La definizione di teoria scientifica è quella di tesi falsificabile. Il progresso è interamente fondato sulla demolizione di parti o intere teorie precedenti. Altrimenti è un dogma. Ecco, io credo che il marxismo sia più assimilabile a una sorta di credo dogmatico che a una teoria scientifica, proprio in virtù del suo impianto assolutamente rigoroso e incontestabile in ogni sua parte. Meglio ancora direi che si tratta di un solidissimo sistema di valori per realizzare in terra una società di giusti ed uguali. Nella pratica nessuno ha mai visto confermare, neppure per frazioni di secondo e in nessun luogo del mondo, questo magnifico impianto ideologico. Non è una critica, sia chiaro. Io continuerei a votare comunista fino alla fine dei miei giorni, se solo sapessi come fare. Purtroppo altre teorie hanno ricevuto maggiore conforto e hanno premiato forme di liberismo così progressivamente fuori controllo da rinnegare da sole se stesse. Purtroppo non è stato certo il comunismo a contraddirle.

Non lo so perché mi premesse tanto dire una roba simile proprio nella sera di Natale. Forse perché qualcuno una volta disse che Gesù di certo era comunista (...tra dogmi ci si intende in fondo) e associo la sua nascita a qualcosa di simbolicamente legato ad un nuovo corso  post liberista. Ma figurati...già il metodo scientifico sta morendo per via di cialtroni e negazionisti, manco solo io con le chiavi di lettura trasversali. Però un po' ci sta che a Natale pure uno laico fino al midollo, convinto che non sia arrivato nessun salvatore e che a piazza duomo trova gente che compra mutande da cinquanta euro da vittoria secret's, ha bisogno di credere in qualcosa che vada oltre la fredda legge numerica, il puro calcolo, la razionalità. Se uno non è religioso, a Natale può consolarsi solo ricordandosi di essere un comunista. Tanto è la stessa cosa. Non succede niente però è così
consolatorio...
Vogliate scusarmi. La mia tradizione vuole che indossi qualcosa di rosso...uh...le coincidenze alle volte. Auguri

venerdì 23 dicembre 2016

Del Natale mi piace che è quasi gennaio. Tra elogio della pazzia ed evoluzione della specie

- allora sei la nostra referente del team per il periodo natalizio? Bene perché noi ci saremo in questi giorni e sappiamo su chi contare
- si, ma soltanto perché sono rimasta soltanto io. Ah, lo sapete che da gennaio cambierò stanza e starò proprio di fronte a voi?
- dai che bello, così ci conosceremo meglio e ci raccontiamo le cose mentre pranziamo assieme.

Questa è stata la breve conversazione di oggi con le nuove leve del team, un ragazzo e una ragazza appena assunti con l'ultimo concorso. Sono gentili, belli ed educati. Mi hanno fermato in corridoio nel momento in cui avevo lavato i contenitori delle mie schiscette e così ho spiegato loro perché non vado mai in ferie come tutti i miei colleghi del sud, che in passato facevo dei bei viaggi e che mi piacerebbe ricominciare. Ad un certo punto è arrivato il terzo neo assunto del team e mi ha detto che nella sua classifica dei pazzi io sono al terzo posto. Mi sfuggono i requisiti di questa medaglia di bronzo, ma poi il collega anziano che mi conosce meglio ha detto che in realtà meriterei il primato...e io ho pensato che dovrei seriamente riconsiderare la percezione che ho di me stessa rispetto a quella che restituisco al prossimo nella mia più totale incoscienza.

Nel pomeriggio invece è venuto a trovarmi un collega che passerà il Natale esattamente come me ed è stato divertentissimo confrontare i nostri menù e le cose che abbiamo intenzione di fare senza rendere conto a nessuno. E non so perché ma questo mi ha fatto sentire meno in colpa per la mia misantropia natalizia.

E sempre oggi mi sono candidata per un altro degli strepitosi eventi che organizza Gianluca Nicoletti ogni inizio anno qui a Milano. Dopo la serata Pixar, quella su Picasso e la notte della barbie viventi, quest'anno l'evento riguarderà l'homo sapiens e così gli ho scritto che la mia evoluzione subirà un arresto se non dovessi rientrare tra i partecipanti. Nicoletti è uno dei miei pochissimi guru contemporanei, sono totalmente acritica verso ogni sua considerazione riferita a qualsivoglia tema. Gli altri sono Vasco, Moretti e Zerocalcare. E poi nessun altro. Mi ricordo di quando nel 2011 mi sollevò per quella sua teoria che le donne vanno prese in braccio per sollevarle, almeno per un istante, da tutto il peso del mondo. Come si fa a non amarlo!?!?

Oggi così, godendo della buona compagnia dei pochi rimasti, apprezzando due occhi azzurri che non avevo ancora notato, lavorando il giusto e sorridendo più della media. E pure se continuo ancora a leggere i post belli del blog lapersonagiusta, ormai da un po' di tempo mi piace di più soffermarmi sulla persona giusta che voglio diventare per me stessa. Che tanto, se sono fortunata, a gennaio incontrerò il mio "homo sapiens"...


giovedì 22 dicembre 2016

devo stare attenta alle docce con l'impermeabile

Giornata bella e strana quella di oggi. Tra una condanna per Formigoni e l'implementazione, dopo 55 anni della Salerno-Reggio Calabria, l'elenco delle cose impreviste potrei dirlo già saturo. Oggi è morta la direttrice di Vogue Italia, Franca Sozzani. Mi ricordo di lei per una sola ragione. La ascoltavo alle "invasioni barbariche" di un po'di anni fa. La Bignardi le chiedeva se era vero che lei si nutrisse soltanto di cappuccini bollenti o se qualche volta mangiava anche una fetta di tiramisù. E lei rispose "credo di non aver mai mangiato un tiramisù in tutta la mia vita"...voglio ricordarla così, già scheletro in vita...

 Al netto dei fatti del giorno, che valgono quanto le monete da un centesimo chi i barboni lasciano sul ciglio della strada, per fortuna si sono avvicendate tante altre piccole cose degne di ricordo, anche personale, che mi fanno pensare che  l'oroscopo delle cinque del mattino, quello a cui mi ostino a prestare fede cieca e forte condizionamento, ogni tanto c'azzecca.

Ho cominciato subito, riuscendo ad evitare il turno intero allo sportello. Oggi ci tenevo molto a starmene tranquilla in stanza a gestire giusto l'arretrato semplice e pianificare l'attività da svolgere nel silenzio di un ufficio finalmente svuotato. Ma ho fatto in tempo ad incontrare i miei contribuenti più affezionati, quelli che mi abbracciano quando mi incontrano o da cui sono andata a recuperare Pablito. Io dico che non è un caso... Poi mi ha telefonato un caro collega che lavora in direzione regionale che mi mette sempre di buon umore. Come al solito gli ho detto che non posso assolutamente uscire durante il periodo natalizio, che prometto che mi farò sentire per un cinema e che la tristezza che avverte quando legge i miei ultimi post è in realtà una cosa diversa, faticosa ma piacevole e ormai credo destinata a concludersi per presa di coscienza e ritrovato amor proprio.
E sempre oggi è successa un'altra cosa bella con il collega che non mi parlava da un sacco di tempo per via di un equivoco letto su questo blog mentre parlavo male di un altro collega che si era comportato da villano. È entrato in stanza, mi ha abbracciato e dato un bacio per gli auguri di Natale. E io l'ho trovato molto dolce.

E poi nel pomeriggio Nicola mi ha portato la marmellata di mele e ci siamo visti un film impegnativo ma bello, almeno se si conosce ed apprezza il cinema indipendente di Jarmush. Paterson è un film sulla poesia delle piccole cose. Molta grazia, a tratti buffo e con una battuta topica detta sul finale da un poeta giapponese:"una poesia tradotta è come fare la doccia con l'impermeabile". Mi è piaciuta tantissimo.

E adesso sono finalmente a casa, come al solito con la schiena inchiodata al termosifone, a pensare che tutta la mia giornata è stata della stessa sostanza del film di Jarmush, con tutto il suo carico di incanto delle piccole cose, quelle che faccio un po' fatica a mettere a fuoco prima che svaniscano per sempre, ma che quando riconosco mi aiutano a trovare nuovi assetti, a distendere i nervi e a regolare il battito cardiaco. Saranno giorni belli. Lo so. E siccome lo so, eviterò di sentire l'oroscopo delle cinque per tutto questo tempo.






martedì 20 dicembre 2016

Guarda il Caso però...

Ho rivisto "ultimo tango a Parigi" dopo un numero spropositato di anni. La prima volta avevo poco più di vent'anni e lo trovai angosciante e traumatico. Però avevo una gran voglia di rivederlo adesso, dopo aver sentito una storia tristissima riferita alla famosa scena del burro. La povera Maria Shneider per anni e anni denunciò che non voleva assolutamente girarla e che Marlon Brando e Bertolucci si accordarono per "violentarla" pur di avere la scena così come doveva essere e poi fu. Quel girato non è recitato: lei davvero piangeva perché stava cercando di fuggire. Era disperata. Soltanto poco tempo fa, quando è morta, Bertolucci le ha chiesto pubblicamente scusa. Intanto quella magnifica attrice, entrata nel mito per una scena che l'ha umiliata, ha avuto un'esistenza devastata da alcol e droghe dopo quell'esperienza così destabilizzante. Per me era già un capolavoro quel corpo magnifico, i suoi jeans a zampa, il volto di Marlon Brando, il modo in cui scopre di amarla...chi lo sa quanto fosse inevitabile quella scena assurda di sesso sadico e quanto fosse davvero scritto nel destino di quella donna godere di una fama dovuta ad un episodio così lacerante.

In ufficio si è già cominciato ieri con auguri, panettoni e primi flussi "migratori". Tutto molto bello, dolce e ovattato. Io, che sono l'addetta al biglietto augurale per il capo team, anche quest'anno ho assolto al mio compito con vero piacere, pure se non si capisce bene perché si conti proprio su di me per queste cose visto che sono l'unica che non festeggia il Natale. Però in fondo l'ho già detto che questo periodo piace moltissimo anche a me, proprio perché è molto divertente anche soltanto osservare tutta questa effervescenza indotta non si capisce bene da cosa.

L'anno scorso, di questi tempi, in tanti non vedevano l'ora di lasciarsi alle spalle un detestabile 2015 per salutare con un entusiasmo carico di aspettative fantastiche un 2016 che invece già se la rideva alla grande fin dai primi giorni. Io sarei più cauta nel salutare il nuovo anno con la stessa gratuita
fiducia. E comunque se io fossi nel 2017 mi rifiuterei di accettare un passaggio di testimone come quello che gli passa questo sciaguratissimo anno...e stavolta non mi sento neppure di dire che bisogna credere nella possibilità che sia un anno migliore. A naso, mi pare che manchino proprio i requisiti minimi essenziali. Ma tant'è.

A livello personale mi accontenterei di starmene come ho imparato a fare in questo ultimo scampolo di 2016, tra qualche aiuto per l'umore, i libri, bei film in sale magiche, lo sport, la consapevolezza e l'assenza di qualunque aspettativa. In questi ultimi dieci giorni voglio vivere solo pensando a questo stranissimo anno che mi ha accompagnato fin qui e prefigurarmi un 2017 come di certo non sarà ma a cui non mi permetterò di chiedere nulla se non la forza di sopportarlo e poi ringraziarlo per avermi concesso di farcela ancora, ammesso che questo consentirà che accada.

L'ottimismo è uno stato d'animo stupido e deludente in una fase storica come quella attuale. Ci sta poco da augurarsi e non per questo si deve cedere al catastrofismo, ma forse il problema è tutto qui, in questo attendersi necessariamente il meglio e non invece la capacità di affrontare il molto più probabile e irragionevole Caso. Qualcuno dice che le cose belle arrivino anche così, senza cercarle ma provando a fare in modo di incontrarle per caso...pare strano ma ci vuole dell'impegno pure per questo. Il Caso non è mai davvero un Caso.
E allora non mi resta che fare i miei più cari e sinceri non auguri a tutti!







domenica 18 dicembre 2016

Un finto dialogo tra una finta bionda e una finta nemica, per dirsi qualche verità

- Hey, ciao finta bionda! Che sia la volta buona che ti becco in un momento simpatico. Ho letto i tuoi ultimi post e devo dire che mi hai veramente fracassato...abbiamo capito che credi che correre ti salvi dai mali del mondo, che leggere Marquez ti ha bruciato il cervello al punto che davvero credi che puoi tradurre in realtà "l'amore ai tempi del colera" e che stare in quell'ufficio comincia a diventarti pesante...abbiamo capito, finta bionda...adesso dammi pure qualche parere sulla vita reale, hai presente? Quella cosa diversa dal tuo solito e inutile ombelico. Ci sta quell'interessantissimo dibattito laurea si laurea no, Roma piange e milano non ride, la carrefur che sta aperta al primo dell'anno...dai finta bionda...hai declinato l'invito all'inaugurazione dell'Arci a Corvetto perché tieni freddo e te ne vuoi stare attaccata al termosifone. Dai finta bionda, che si vede che stasera non stai triste, pure se tieni lo stesso voglia di fare la vittima tormentata del ca**o. Che tanto lo sappiamo tutt'e due che quando ti rimetti dritta ti chiedi sempre come sia possibile ritornare a tanta cinica pacificazione. Le stagioni dell'ammorbamento son tutte così. Dai finta bionda, parliamo un poco...

- Hey, ciao nemica immaginaria. Era da un po' che non mi scassavi le scatole con la tua "saggezza" fatta di severità terapeutica. Lo so che lo fai per il mo bene. In questa fase storica in effetti il mondo è talmente "interessante" che ripiegare sulle meschine faccende personali è davvero di pessimo gusto. Ok, raccolgo la sfida e rispondo a un po' delle cose che mi chiedi.
Sì, si può essere ministro senza tenere la laurea. Non è un requisito necessarioo. Un ministro diventa tale perché ha doti umane, di visione di lungo termine, di coscienza del settore di cui si occuperà che lo rendono meritevole e credibile per quel ruolo altissimo. Per tutte queste ragioni mi sono chiesta come abbia potuto rispondere a simili requisiti una che ha millantato una laurea che non ha e, si è scoperto dopo, persino un diploma non conseguito per intero...per il resto...davvero non ho altre parole per esprime alcun pensiero.
Sul dualismo al ribasso Milano - Roma che ti devo dire. Per me Expo rimane la cosa più schifosa che abbia mai visto. Ci sono andata tre volte e la sola cosa che mi piaceva era il decumano e non quegli inutili padiglioni privi di senso ma che pare abbiano causato una voragine di debiti grossa quanto un cratere lunare. Mi stupisce che Sala non sia stato chiamato a risponderne prima. Sulla Raggi non ho mai pensato che potesse farcela, sia in quanto giovane donna inesperta che in quanto grillina, vale a dire una dilettante della politica. Perché la politica deve essere una professione, come tocca a tutte le attività complesse, e deve coniugare la capacità di risolvere i problemi immediati con un chiaro orientamento di medio e lungo termine. pensare che basti essere onesti per ritenersi titolati a questo genere di impegno mi pare una forma a dir poco surreale di autostima.

- Hey, finta bionda, ma perché stasera non esci? Guarda che l'ho visto quel vestitino nero luccicoso e con la spalla sexy che ti sei comprata. Sta nell'armadio da dieci giorni. Tra poco passa di moda e tiene ancora l'etichetta attaccata...poi non ti lamentare...

- Ma chi si lamenta!?!? Con questo freddo te la dò io la spalla sexy...ah e poi ci sta la polemica intelligentissima sui supermercati aperti nei festivi. Non si capisce perché i camerieri che servono il cenone debbano lavorare e gli addetti del supermercato no. Il dibattito più cretino dell'universo sicuro è questo qua. Non ho ragione nemica immaginaria? i grandi temi in effetti sono il mio forte...riconoscimelo 😆😆😆😆

-mah...sì...come no...non lo so finta bionda...sai qual è il tuo problema? Che ti piace avere i capelli biondi ma non li hai interiorizzati. Una vera finta bionda si tinge di biondo pure il temperamento, fa un un trattamento completo...la gente poi si confonde. Senti, me lo prometti che prima della fine dell'anno te lo metti quel vestitino con la spalla sexy?

- E va bene...te lo prometto. Parola di finta bionda 💁🙆🙆

sabato 17 dicembre 2016

Memoria temporanea di un per sempre che è ancora un mai

Me lo sono proprio meritato un pomeriggio così. Oggi ci stava l'ultimo allenamento di dicembre con quelli della running school. È stato un massacro tra un lungo di 45 minuti e altri esercizi per potenziare la resistenza. Poi siamo andati a pranzo assieme e finalmente a casa, quando mi sono messa accanto al termosifone, un libro, un film, un lieve mal di testa ma sopportabile e la mente che vagava da sola tra le deliziose conversazioni del pranzo e alcuni miei  ricordi più o meno recenti. Mentre mangiavo una magnifica pizza con le verdure, mi deliziavo con le storie dei miei adoratissimi compagni di sport, tutti single, separati, sposati pentiti o amanti compulsivi di donne che puntualmente lasciano per perdita di passione.  Non so se al sud il campione, non so quanto rappresentativo, con cui mi sono confrontata oggi sia esattamente lo stesso, fatto sta che oggi mi sono divertita molto e sentita meno sola nella mia totale incapacità di intercettare il soggetto ideale a cui indirizzare la mia (presunta) capacità di amare.

Siccome ormai non trovo più scampo nell'oblio rassicurante di cose dette anni fa di cui mai potrei conservare memoria, oggi fb che, come una segretaria occhialuta, mi mette sotto il naso cose scritte anni e anni prima, mi viene a dire che cinque anni fa parlavo di un amore che avrei riconosciuto subito, se solo fosse apparso alla mia vista. Allora...partendo dalla premessa che nella vita mi interessano un sacco di cose, che quasi sempre mi appassiono a tutto quello in cui decido di impegnarmi, che ho conosciuto e conosco persone meravigliose che mi vogliono bene...eppure mi pare che vivo sempre all'ombra di questa utopia romantica così tanto che mi sorge il legittimo dubbio che dovrei imparare ad accantonare una buona volta per sempre.

In questi cinque anni mi è successo questo: ho frequentato per alcuni mesi una persona più grande di me che ho molto stimato e salutato cordialmente per sempre,poi sono uscita per un paio di mesi con uno del quale non ho memoria di nulla e che ho salutato molto meno cordialmente, e infine per anni "saltuari" ho passato del tempo con uno a cui una sera, piangendo, feci uno sproloquio senza senso, e del quale per fortuna non ricordo neppure una parola, per dirgli che gli volevo bene, mentre lui non voleva me.

Ecco, direi che il mio recente trascorso sentimentale si combina perfettamente con lo spirito dei discorsi del pranzo di oggi. Non capisco perché ancora mi ostini a pensare che abbia una qualche chance di trovare quello che cerco o di cui credo di aver bisogno, alla mia età. Ma le mie colpe non si esauriscono qui. In realtà l'elenco del mio maldestro procedere non si ferma a questo. In questi anni ho anche conosciuto persone meravigliose, che mi hanno fatto una corte delicata e gentile, fatta di parole dette con cura, interessi condivisi, discrezione, attenzione e affetto inequivocabile. Persone che non sono riuscita a corrispondere per motivi che non sono chiari neppure a me, se non forse per l'assenza di quel subdolo meccanismo fatto di desiderio, chimica e incognite sfuggenti che renderebbero la mia naturale attitudine alla libertà e alla solitudine una condizione non più desiderabile.

Forse la verità è che la mia condizione di presunta attesa me la sia proprio creata ad arte,  forte del mio sottinteso che tutto prima o poi finisca o si trasformi in qualcosa di meno interessante dell 'inizio. Io la fine degli amori non la concepisco. Mi spaventa, mi fa paura.
E così oggi a pranzo ho pensato che la mia vita sia bella, interessante, spesso sentimentalmente buffa, pure se tra una bruschetta, un'insalata e una pizza posso solo limitarmi ad ascoltare storie di altri di amori bellissimi ma miseramente finiti per usura e consunzione. Non mi pareva il caso date le circostanze, ma una storia riuscita per sempre avrei potuto raccontarla proprio io... Sono cinque anni che ho fatto la depilazione definitiva e sono ancora molto soddisfatta del risultato. 😆😆😆😆

giovedì 15 dicembre 2016

il film, la frolla, la fine, il fine...

Due ore e venti per un film sono tante. Anche se è di quelli che riescono in quella complicata operazione di insinuare il mistero da svelare e hanno quella struttura di narrazione che hai deciso che ti piace sempre molto. Hai presente? Quei film in cui il complesso mondo interiore si esprime con molto non detto, con la forza espressiva di un volto che ha pianto troppo, con episodi del quotidiano che non capisci subito che ruolo abbiano nella narrazione nel suo complesso. Insomma quei film in cui se hai invitato qualcuno, gli chiedi scusa imbarazzato e magari gli offri qualcosa se non hai pagato il biglietto pure per lui.

In realtà "Aquarius" è un bel film, con un finale strano, anzi, è strano proprio tutto il film nel modo in cui si evolve e tratta i passaggi della storia. Ma l'attrice è superba e tutto mi è sembrato estremamente affascinante. Di che parla? Credo di una forma tenace di resistenza all'oblio, dell'idea di dimora come scrigno dei momenti fondamentali di vita familiare ma pure di una intera visione del mondo che si è formata con il continuo via vai di varia umanità che vi albergava, ci lavorava, consolidava affetti e legami.

Se il film fosse finito prima sarei rientrata in ufficio a completare il mio orario. E invece sono tornata a casa, richiamata da una fetta di crostata alla fragola che giuro mai mi era venuta così buona e poi la casa era pulita e in ordine, il frigo pieno ed erano tutti pronti pure i pranzetti congelati da portare in ufficio. Certe volte mi comporto come una noiosa mogliettina dell'Italia conformista degli anni cinquanta. Poi per fortuna passa subito.

Siamo a metà dicembre. Tra pochi giorni saranno tutti in ferie e di riflesso anche la mia quotidianità cambierà. Intanto so per certo che l'ultimo giorno dell'anno correrò per 10km con altra gente non per fuggire da nulla quanto piuttosto per andare incontro alle incognite di un anno a cui non ho nulla da chiedere se non, forse, la magia di un incontro perfetto...ecco, la mia solita debolezza...non mi libererò mai di certe ossessioni...d'altra parte..why not? Crederci sempre ☺️☺️☺️

Siamo a metà dicembre, ho già detto che non ho nulla da ridire, sul piano personale, per questo 2016 così complicato ma pure fortissimamente onesto, così da neo quarantenne maldestra ma quasi risolta, così uguale e diverso dai precedenti, con un sacco di cose da ricordare e altrettante che vorrei dimenticare o vivere in altri modi. Però sono qui, con i capelli quasi lunghi, biondi come quando avevo sedici anni, un viso con segni nuovi che non mi dispiacciono e una crostata di fragole da far impallidire nonna papera.

Oggi ho visto un film sull'importanza della dimora come depositaria di affetti e legami, ma pure di una profondissima solitudine piena di poesia, di musica, di percezioni che non possono essere condivise perché affondano nelle pieghe di un vissuto interiore che decifriamo soltanto da soli.

Non è mai elegante portare rancore. Soprattutto verso se stessi e tutti i tentativi che abbiamo avuto il coraggio di fare. Anno che stai passando, non è stato vano conoscerti. Nel curriculum vitae giuro che ti metto in grassetto. Tante care cose.

martedì 13 dicembre 2016

Abbagliami, oscura luce del mattino

Non immaginavo neanche che fosse possibile, un giorno, svegliarmi alle 7:30 piuttosto che alle 4:55 del mattino. E invece è successo. Ieri sono andata a letto molto presto perché avevo tanto freddo e non mi reggevo in piedi dalla stanchezza. Eppure non avevo fatto nulla di più di quello che sono solita fare in un normale lunedì di lavoro. Avevo fatto un lungo giro in centro, un po' di compere, ma nulla di più. E invece credo di aver dormito come un sasso per più di dieci ore. Dicono che il corpo certe volte invii dei segnali precisi a cui dobbiamo prestare attenzione. Forse ho davvero un gran bisogno di riposare bene. Intendo quel tipo di riposo che non è semplicemente ricaricarsi dalla stanchezza del giorno, ma proprio assorbire energia pulita, senza nessuna scoria da ripicche, equivoci, rancori, umiliazioni gratuite. Ma non so come si fa e quindi proseguo fino a quando troverò il rifornimento adatto.

Oggi per esempio è stata una bella giornata, come ahimè lo sono tutte quelle in cui sono a distanza di sicurezza dal mio ufficio. Ho fatto una bella corsa, ho mangiato un sacco di cose molto buone, ho visto un film delizioso con Kevin Spacey che si reincarna in un micio, ho riso spesso, ho ricevuto un sacco di auguri per il mio onomastico, ho visto il centro di Milano non troppo affollato e magnificamente illuminato. Sono di nuovo stanchissima come ieri a quest'ora e mi pare impensabile
avere l'occasione di dormire per altre dieci ore. Non ho voglia di abituarmici. Non credo che sia davvero utile dormire molto per ritrovare voglia e motivazione per fare le cose. A me piace rimanere desta per tante ore, accorgermi che sta albeggiando, mi piacciono i programmi antelucani alla radio e svegliarmi prima che lo facciano tutti gli altri. Mi pare di avere come un vantaggio competitivo che mi aiuta quantomeno a non rimanere indietro. Lo dico spesso, ma ci credo davvero quando dico che il sonno sia un concetto sopravvalutato.
È stato bello svegliarmi "tardi" stamattina, eppure ho come l'impressione di essermi persa le due ore e mezza più importanti della mia giornata. Quelle degli interrogativi su quello che accadrà nelle ore successive, delle cose da augurarmi che accadano e di quelle che spero di evitare. E non vale pensare che tanto me le posso vivere allungando la giornata nella serata. Non è la stessa cosa: a quest'ora è già accaduto tutto quello che doveva accadere, tra incontri, dialoghi, scenari. Di sera le cose si fanno indefinite e ingannevoli, o peggio ancora, sono ormai assodate. Io ho bisogno della luce naturale e crescente del giorno che nasce e non di quella artificiale e calante di quello che muore e, in quanto portatrice di un nome che è lo stesso della dea della luce, ritengo di saperne il giusto sull'argomento.

 Stasera rimetto la sveglia all'orario di sempre, provo a compattare tutti i sogni nelle poche ore di totale incoscienza che ho voglia di concedermi e come al solito carico la moka in modo da trovarla già pronta per il primo caffè di domani mattina. E se davvero vale quella intuizione formidabile della miss Rossella che "dopotutto domani è un altro giorno" allora io voglio che questa nuova storia cominci prima possibile, apprezzi la mia curiosità nei suoi confronti e provi a raccontarmi da subito qualcosa, qualunque cosa. Di tutto il resto "francamente me ne infischio". Buona notte brava...no mi correggo...Buona notte breve

domenica 11 dicembre 2016

Tradire la tradizione per rimanere fedeli a se stessi

Ormai ci siamo dentro fino al collo. L'ovattata atmosfera natalizia è tornata più puntuale delle tasse a dominare lo scenario urbano e domestico, con le solite luminarie, gli orridi mercatini pieni di paccottiglia e frittura di infima qualità , musichette di circostanza, atmosfere posticce, vetrine troppo scintillanti per le proposte sempre uguali dei soliti regali comprati e impacchettati senza voglia. No, non è cinismo il mio. A me tutto questo piace pure. Ero in centro sia ieri che oggi e trovo che ci sia qualcosa di irresistibile e molto pittoresco nell'osservazione di una certa umanità che in questi giorni si carica di pacchetti di ogni misura, si dimena tra la folla, cammina molto concentrata come a volere spuntare una specie di lista mentale temendo di non indovinare gusti o colore, misure, fragranza...Tutto questo mi diverte sempre moltissimo e mi pone sempre lo stesso interrogativo. Perché tutto questo?

Come tutti gli anni da quando non vivo in famiglia, io il Natale lo trascorro da sola. Senza nessuna malinconia e dispiacere. È che mi pare l'unica maniera di onorare un periodo che, seppure da non credente, sento come di raccoglimento e di riflessione. Io la considero la mia festività personale, quella dei bilanci, del silenzio, della ricerca di una nuova intuizione su quello che potrei fare per inventarmi un'altra "forma di vita".
 Tutto il resto sarebbe una forzatura, i pranzi in famiglia, gli auguri a destra e a manca, i regali obbligati, l'attesa della mezzanotte, il veglione...ma perché tutta questa fatica? Mica è detto che la tradizione sia una cosa che uno interiorizza talmente bene da trovare i rituali delle cose naturali...

A me piace così. Da sempre. Mi piacciono quei giorni in ufficio perché non c'è quasi nessuno. Mi piacciono i piccoli digiuni depurativi che faccio coincidere quasi per dispetto con i giorni dedicati alle grandi abbuffate, mi piace andare a letto presto il 31 ed essere la prima che si sveglia all'alba del primo. Non sono mai stata triste in questo periodo e la solitudine me la sono scelta con lucida caparbietà. Perché la sento proprio come necessaria.

Il centro di Milano oggi era gremito. Non ho provato alcuna invidia per nessuna delle persone che ho osservato. Ho sorriso invece molte volte quando incrociavo i pazienti cagnolini al seguito dei suddetti padroni intenti agli acquisti e mi è sembrato persino che che qualcuno di loro abbia ricambiato con un'espressione di intesa il mio sguardo pietoso.

In realtà ho quasi paura a dirlo, data la facile retorica che suscita l'immagine, eppure per un momento ho pensato che in realtà per Natale non mi sarebbe dispiaciuto un micino da spettinare. Magari proprio mentre cerco di rimanere ferma nell'idea che le anime solitarie non necessariamente albergano in cuori inaciditi e asociali. Magari stanno solo provando a capire come reindirizzarsi, come raccattare le risorse per farlo, come evitare di commettere gli stessi errori, come mettersi in ascolto di se stessi.
Con un micio silenzioso e intelligente la mia tradizione "fatta in casa" sarebbe stata perfetta. Accidenti...sarà per l'anno prossimo. Auguri!




venerdì 9 dicembre 2016

Quell'idea di futuro che mi porto dal passato

Tutto torna. E lo dico sia nel senso che alla fine le situazioni si fanno chiare, acquistano una loro logica coerenza e ti raccontano cose che non riuscivi a vedere da subito per quello che erano, sia perché tutto prima o poi torna a riproporsi allo stesso modo o con altri metodi. Oggi sono stata in verifica, poi sono andata a cinema e poi ancora in ufficio. Ho pranzato con una cioccolata calda e una zuppa inglese ragionando amabilmente con la mia collega di cose di femmine. È stata una bella giornata, iniziata con una nebbia così fitta che per venire al lavoro a piedi mi sono affidata alla buona sorte. Poi via via la giornata si è schiarita fino a fare spazio ad un sole pallido ma luminoso e rassicurante. Un po' come a volte succede nella vita: ciò che è opaco e incerto all'improvviso si fa chiaro e limpido senza che tu abbia contribuito davvero all'"illuminazione".

Esattamente un anno fa invece succedeva questo. Avevo preso un giorno di ferie, ero uscita molto presto per andare in un centro benessere a fare un bellissimo massaggio, avevo con me una borsa piena di cibo che ho portato in giro fino al pomeriggio. Poi ero andata in un negozio di piccoli oggetti, di quelli per gli addobbi o i pensieri scemi e avevo comprato un piccolo mappamondo. Mi ero alla fine trattenuta in biblioteca e avevo aspettato l'arrivo di chi avrebbe ricevuto quella borsa e il mappamondo. Poi salii su un autobus, vergognandomi un po' di tutta quella strana euforia dell'attesa che mi aveva inutilmente accompagnato per tutto il giorno. Forse il vero spartiacque tra quello che sentivo e percepivo e ciò che rimaneva davvero da raccontare è stato quel giorno lì. Quasi stento a credere che sia passato esattamente un anno per come quel giorno mi pare così vivo e recente.

Quella di oggi invece è stata una giornata senza smanie, tensioni o accanimento verso nulla. Non ho fatto massaggi ma sono più rilassata di allora, non ho preparato cibo per nessuno e non ero in attesa di nulla. Il film che ho visto si intitolava "amori ed inganni" e l'ho trovato molto gustoso e abbastanza  in linea con quello che ho provato a capire sull'argomento. E poi sono andata a vedere una casa in
vendita che la mia collega sta per fare sua e mi sono ricordata di quando ero io ad esplorare questa città allora così sconosciuta per me, eppure già così familiare, quando mi perdevo ovunque e tentavo di intuire i quartieri che mi somigliassero di più. Mi ricordo di lunghi tragitti sotto la neve, di telefonate continue agli agenti immobiliari, e poi finalmente il notaio, il rogito, questa casa presa un po' a caso e un bel po' a sentimento. Sono passati esattamente sette anni da allora. Oggi non so se ne sarei di nuovo capace. Ma è stato bello entrare in quella casa da comprare stasera, immaginare a come potrebbe diventare anche solo con un paio di idee semplici. È stato bello rivivere quell'idea di futuro che in questo periodo mi pare di rivivere solo scovando in un passato che non è proprio tutto da buttare. È stata una bella giornata. E tra un anno penserò che finalmente ho di nuovo dei buoni ricordi.

Il confronto con gli anni precedenti non mi pare mai una cosa utile o divertente. Non sono una nostalgica e tendo a cancellare il passato perché quasi sempre mi suona stonato. Però oggi ho pensato che quando non comprendi bene tutto quello che ti accade mentre lo vivi, quello poi torna e ti spiega come stavano le cose. Oppure, qualche volta, non ti spiega niente e ti dice "ti ricordi come sei stata brava quella volta? Avevi sette anni di meno, ti perdevi pure sotto casa, non capivi niente di impianti a norma...e nessuno ti fermava. Quella volta lì io ti dico che non sei stata niente male". Non è stato tutto falso e inutile.
Me ne ricorderò

mercoledì 7 dicembre 2016

Allora, come rimaniamo? 2016 non ti preoccupare, non sei tu. Ero io

Manca poco. La Rai ha deciso che la prima della scala debba essere un fenomeno pop e se proprio non vuoi rimetterci i 2400 euro degli ultimi cinquanta biglietti disponibili, ti metti come me vicino al termosifone, con una tisana calda e la copertina sulle ginocchia e ti ascolti la madama butterfly dalla TV . Bella la storia. Una giapponesina minorenne salvata da un marinaio americano e poi da costui abbandonata col di loro pargolo perché il bellimbusto se ne torna dalla di lui moglie americana. Si rifarà vivo solo molto tempo dopo, quando lui tornerà per riprendersi il figlio. Non vedo l'ora di passare un po' di ore di spensierato ottimismo. Poi dice che uno si butta sul boss delle cerimonie...pace all'anima sua pure a lui.

Oggi, come tutti i santi giorni ho camminato per 8 chilometri attraversando una milano "ambrogina" molto pittoresca tra negozi chiusi e aria di festa patronal-natalizia. Poi ho tirato a lucido la casa come non facevo da troppo tempo e credo che mi abbia fatto davvero bene: c'è un piacere quasi mistico nel meccanismo di riordino e di pulizia profonda. Ho buttato via tante cose, fatto spazio, sistemato i cassetti, ascoltato musica scema, cucinato gli spaghetti ai frutti di mare, pensato a cose inutili che mi hanno fatto ridere, tipo come mai impazzano i cibi a domicilio, quelli pronti, le apericene, gli all you can est e tutti gli "altrove" dalla cucina di casa propria...e contemporaneamente ci sono soltanto programmi di cucina che fanno picchi di audience e pure l'editoria ormai si regge soltanto sul settore gastronomia. Nessuno cucina più eppure il cibo pare essere il tema dominante dell'esistenza individuale e collettiva. Questa cosa non mi torna proprio.

Facebook, come a tutti, mi ha fatto il riassunto del 2016. Ha scelto delle belle foto, quasi a volermi dire "guarda che sei stata felice e non te ne sei accorta". Forse ha ragione lui. Non mi è andata poi così male e chissà perché lascio che siano sempre dominanti nel ricordo e nelle analisi delle mie esperienze i fatti e gli episodi che poco o nulla hanno condizionato la media generale del mio percorso. Sono un po' più magra dello scorso anno (e per una donna che ha raggiunto i quaranta è come vincere al lotto), ho conosciuto un sacco di gente adorabile e conservato quasi tutte quelle che già adoravo, non mi sono mai ammalata, ho fatto un viaggio tanto bello con il mio papà, ho saputo cose che non sapevo (e sapere è sempre meglio pure quando fa un male cane), ho visto film meravigliosi con il mio paziente compagno di sventure e di confidenze, è uscito il nuovo fumetto di  Zerocalcare, mi sono fatta passare ogni tristezza correndo e ho inaugurato con la 10k della Lierac la mia magnifica stagione delle gare podistiche. Come mi permetto di pensar male di quest' anno?

In realtà non è stato un anno clemente per un sacco di ragioni, ma quelle le conosciamo tutti e ce le siamo raccontate in diretta. A chi giova ripassare?

La verità è che "la felicità è una cosa seria. Se c'è dev'essere assoluta" e nessuno può avere la pretesa che un anno solo faccia tutta l'impresa. Lui fa quel che può, tra cose che ti fa venire voglia di conservare e altre che devi avere il coraggio di buttare pure se ti pare che servano ancora. Purtroppo non servono e  prima le butti prima farai spazio per il necessario.
 Il mio armadio ha ancora vestiti che mi stanno. Ma non li metto più. Perché ancora non mi riesce di separarmene? Un bel guaio. Entro la fine di questo mese sarà il mio obiettivo riporli tutti in una scatola e chiudere con abiti che non sono già  più miei.
 Intanto per la "madama butterfly" non ho bisogno di alcun dress-code. Me la vedo in tuta. Lo puoi fare quando la prima alla Scala puoi permetterla in casa tua.
Seria felicità a tutti


lunedì 5 dicembre 2016

Due giorni diversi (cosa mi è successo prima e dopo il no)

Bene. Direi che, per una volta, le mie aspettative non sono state disattese da sconfitte e amarezze su cui fare analisi. Bisognava arginare la megalomania renziana e questo era il solo modo. Bene.

Ieri ho trascorso una giornata in un'atmosfera ovattata, con persone interessantissime che vivono nel mio stesso quartiere e che mi hanno deliziato con storie e chiacchiere in libertà che mi danno ragione dell'affetto che ho per questa problematica periferia milanese, che trovo da sempre così piena di poetica umanità. Ho conosciuto Stefania, una bellissima donna con dei lunghissimi capelli neri, lo sguardo da cerbiatta e la vita avventurosa di chi è stata ovunque nel mondo. Ha trascorso un po' di anni in Finlandia perché li aveva conosciuto il padre di suo figlio, salvo poi riprendere la sua vita "itinerante" per poi ritornare a Milano, organizzare eventi, attività ludiche nelle cascine, dipingere e innamorarsi ancora e ritrovare nuove forme di felicità nella città in cui è nata. Il finlandese, da foto, è l'uomo più figo che abbia mai visto in vita mia. Poi ho visto il compagno milanese èd e il secondo uomo più figo...senza alcuna invidia...per carità. Donna fantastica. Mi ricorderò di lei.

E poi c'era la Luisa al suo ultimo esame a lettere moderne. Mi ha raccontato che non riesce a laurearsi per colpa dell'esame di linguistica italiana. Avrei voluto consolarla dicendole che io ho dato soltanto quello (con lo stesso professore con cui deve farlo lei) e che è stato la causa della mia fuga dalla Statale per trauma da apprendimento. Ma me ne sono stata zitta e le ho detto che ormai è fatta...

E poi c'era Emilia, giovanissima commessa alla GAP del centro di Milano. È incinta di sei mesi ma la sua "datrice" di lavoro non le vuole dare la maternità e le ha detto che la metterà in malattia (così poi può licenziarla). Le abbiamo detto di rivolgersi quantomeno a un sindacato. Dolcissima fanciulla. Mi pare così strano vedere dal vivo un giovane, quasi privo di diritti, che lotta per un lavoro che non arriva a 800 euro...ma che paese è davvero questo?

Quella di ieri è stata una giornata così, lunga, stanziale, silenziosa, fatta di attese, di racconti, di malati che trovavano la forza di dire la propria pure con le flebo attaccate, le sedie a rotelle, le vestaglie, i pigiami abbottonati male...per me rimarrà fisso in testa il privilegio di un osservatorio per nulla familiare. Mi ricorderò pure di questo.

Oggi invece sono stata tutto il giorno in biblioteca. Dovevo aggiornare l'iPad e finire il mio libro. Non ho chiacchierato con nessuno e ho visto un cartone dolce e commuovente, "la mia vita da zucchina", che mi ha fatto venire voglia di famiglia e di calore e di affetti. Sono rientrata in casa e ho scongelato una porzione di risotto ai peperoni che ho fatto qualche giorno fa. Meno male, non avevo voglia di cucinare, ma non ero neppure sufficientemente triste da aprire una scatoletta di tonno. Ecco, questo è il diario di una che ha votato no ed è rimasta contenta del risultato referendario. Se avesse vinto il sì avrei fatto le stesse cose. Anzi no, forse mi sarei aperta una scatoletta di tonno. Come margine di scelta mi pare ancora ottimo.


domenica 4 dicembre 2016

Dalla pace del seggio...(divagazioni di una scrutatrice maldestra di se stessa)

Non sono neppure le nove del mattino. Sono nel seggio del Monzino e c'è un'atmosfera irreale di silenzio e di pace in questa bella saletta. Sono già arrivati un po' di malati a votare.
I miei compagni sono simpatici e io sono contenta di stare qui.

Ho già fin troppo raccontato di una settimana un po' complicata e della quale spero di avere presto al massimo un divertito ricordo, ma il clima oggi è troppo sereno per non provare a ripassare episodi, parole, esperienze piccole o piccolissime, frasi , indicatori più o meno chiari che hanno costellato un intero periodo di vita. Non credo che sia molto utile eppure non posso evitare di provare a capire come sia stato possibile farmi così male mentre cercavo di farci stare dentro tutto. Perché è questo che è successo. C'era la vita, le cose da fare, i viaggi, il lavoro, le volte a cinema e quelle a teatro. C'erano i tempi in cui pensavo che tutte queste cose avrebbero dovuto includere una persona e nessun'altra, mentri i percorsi di ciascuno seguivano tracciati in realtà completamente separati.

Come ci sono riuscita? Mi ricordo di come ero poco più di quattro anni fa, quando nel cuore non avevo nessuno e pensavo solo a come arredare la mia prima casa, a conoscere i miei beniamini della radio, a scoprire cantanti sfigati  di musica indie, a non mangiare carne e pesce. Mi ricordo che mi piaceva essere così, senza previsualizzarmi con altri, senza aspettare nulla, senza includere nel mio futuro nessuna possibilità di affetti profondi. Io sono quella roba lì. Non ci sta niente da fare. Non mi è mai riuscito di essere altro. Lo sanno bene quelli che mi conoscono davvero. Eppure succede anche a me, qualche volta, di provare a pensare che non sia così. Ci può stare, se è vero che quel mio pericolosissimo lato romantico riemerge come a punirmi dello spazio che mi ostino a togliergli sempre di più man mano che passano gli anni. Sono passati così questi anni qui, tra le bugie che mi raccontavo, l'indifferenza e le cose che non volevo o potevo sapere, i fantasmi e gli incubi di gelosie che non ero tenuta a provare, legami fragili come le catenelle di carta fatte a carnevale.

Un amico che mi vuole bene mi dice che non ci si racconta così, che sono soddisfazioni che non
bisognerebbe dare a nessuno. Ma io non credo che sia davvero importante. Credo che conti di più il gusto di raccontarsela mentre la si vive e perché no di confidarsi tra amici, conoscenti e "passanti". Che vuoi che sia. Solo domenica scorsa piangevo tutte le mie lacrime, oggi no. Prima di domenica scorsa pensavo che semplicemente non fosse il momento, oggi no. Da lunedì dormo poco e mangio ancora meno, ma ho ripreso a correre di nuovo e ieri ho spinto così tanto che davvero non ne avevo più di respiro da spezzare. Le cose cambiano, seguono nuovi corsi e di solito hanno abbastanza pietà da restituire sempre meno dolore. Perché non lasciarne testimonianza?

Intanto siamo a dodici votanti "cardiopatici". Col cuore malato si fa tutto lo stesso

venerdì 2 dicembre 2016

In teoria sarebbe tutto chiaro. Ma in realtà...c'è la realtà

Quando andavo all'università seguivo sempre tutti i corsi. Ritenevo che fosse fondamentale per avere un metodo di studio efficace, perché la guida di un docente può rendere la materia molto più affascinante  del mero studio dei testi e poi pure perché il docente stesso e la sua personalità facevano parte della mia preparazione agli esami. Io mi ricordo solo dei prof di economia. Li trovavo molto simili tra loro e mi affascinavano sempre moltissimo, forse perché l'economia è la più umanistica tra le scienze applicate, perché se vuoi essere un bravo economista devi prima essere un conoscitore forte di storia e filosofia e solo molto dopo pure di statistica e matematica.

L'esame di microeconomia è stato quello più ostico. Più di quello di macro (che pure ho dovuto ripetere tre volte). Mi ricordo che non mi capacitavo del fatto che quando studiavo la parte teorica mi pareva di capire tutto. Poi passavo alla risoluzione dei problemi e spesso non sapevo dove mettere mano. Una volta andai dal prof e gli parlai di questo strano fenomeno e lui mi rispose : "vuol dire che non hai capito niente della teoria. Se avessi davvero afferrato i concetti, sapresti pure come applicarli. Tu hai soltanto l'impressione di aver capito ciò che studi"...mi dispiacque tanto, ma capii soltanto sei mesi dopo, e centinaia di esercizi svolti, che aveva ragione da vendere. A me serve tempo per applicare la teoria, quella che la fa sempre facile per tutto perché se ne sta bella dritta nel suo mondo ideale e senza gli accidenti dei casi particolari.

Ecco, a me succede così quando so esattamente come stanno le cose e che comportamento dovrei adottare. Poi però si inseriscono così tante altre variabili che perdo l'obiettivo, complico l'algoritmo e faccio un gran casino. Eppure la teoria è fondamentale e non andrebbe disattesa mai.
Una volta, qualche anno fa, un collega con cui ho scambiato soltanto poche battute prima che ritornasse a casa sua al sud, parlando della sua fidanzata, poi diventata moglie, disse che era la più bella e più desiderabile del mondo. Aveva gli occhi dell'uomo più irrimediabilmente innamorato che avessi mai visto in vita mia. E io in quell'istante lì imparai una lezione di teoria d'amore esattamente applicata ad una coppia. Un paio di giorni fa rievocavo questo episodio con un'amica e lei mi ha detto: "Eh...ma tu stai parlando di una persona che è il top, non puoi pretendere che tutti gli uomini siano così". Forse è proprio così, certe teorie diventano applicabili solo se gli elementi a disposizione sono funzionali al risultato, che altrimenti risulterebbe distorto, impreciso.

Eppure stasera, dopo una settimana decisamente "illuminante" su quello che ho forzatamente scoperto di me stessa, sento che certe teorie io le ho capite proprio bene pure applicandole a casaccio. E siccome dall'economia ho imparato pure che si può procedere con successo nel mondo anche semplicemente per "tentativi ed errori", io ora sono certa che un giorno troverò un modo di applicarla proprio come l'ho capita io. E se così non fosse, continuerei a non avere dubbi che stavolta la so come si deve.
Ah, all'esame di microeconomia poi ebbi 30/30






giovedì 1 dicembre 2016

Hanno tutti ragione. Fino alla prova contraria del tempo

Sono stata presidente di seggio per un sacco di volte. L'ho sempre trovato molto divertente, tranne che per le amministrative in cui credo di aver sviluppato delle forme di aggressività che mi saranno utili solo quando mi troverò al cospetto di Ken il guerriero.
Stavolta farò la semplice scrutatrice e quindi studierò il mio osservatorio di votanti senza alcuna ansia. Ne registrerò i nomi ma anche i volti, la voglia di votare, i commenti, l'aria che tira. Se pure i miei compagni di squadra saranno giusti, sono sicura che mi divertirò. La scuola dove sono destinata è proprio quella fuori casa e poi io avrò pure due/tre giorni da recuperare al lavoro. Tutto molto bello.

 Io voterò no. Non sono sicura di sapere esattamente cosa significhi, visto che anche io appartengo a quella categoria di soggetti che si ritiene impropriamente interpellata su un tema così tecnico che è davvero arduo averne un'idea chiara. Io voto no perché Renzi ha una evidente attitudine  dispotico-accentratrice, non gli credo mai, non mi piacciono le persone di cui si circonda e non è un uomo inquadrabile in nessun orientamento politico che non sia riconducibile a quell'arcaica idea democristiana di cui non ci siamo mai liberati veramente. Per il resto, mi pare di capire che si vota sì o no per aree eterogenee di competenza. È come se ti offrissero di scegliere tra due piatti in cui in uno ci sta cioccolato e cavallette fritte ( e facciamo che rappresenta il si) e nell'altro una parmigiana fumante con uno scorpione arrosto (e facciamo che quello è il no). Tu vorresti scindere le pietanze e mangiare solo la parte che vuoi, ma non puoi farlo. Valgono solo i pacchetti completi. E i pacchetti completi alla fine rendono il tutto immangiabile.

Oggi è il compleanno di Woody Allen e Facebook mi ricorda che gli ho fatto gli auguri l'anno scorso e pure due anni fa. Spero di continuare all'infinito e di avere sempre film sull'ansia, le fragilità, il fatalismo e le paranoie esistenziali nelle quali tanto spesso mi sono specchiata e grazie alle quali riesco ancora a ridere di me. Mi ha ricordato pure altre cose accadute e che si sono evolute in quella maniera che ti chiedi come hai fatto a pensare che poteva andare in un altra maniera? E poi ho rivisto certi miei bellissimi viaggi e delle frasi sceme che stento a credere di aver inventato io. Ne succedono di cose che pensavi sepolte e dimenticate e all'improvviso riemergono su uno schermo come a dirti "guarda che quello che sei e il modo in cui ti senti puoi provare a decifrarlo così". Alcune immagini si fermano lì dove sono nate, altre seguono dei percorsi buffi o sorprendenti, fino a diventare tutt'altro dalle ipotesi iniziali. In fondo mi pare tutto giusto e inevitabile proprio nel modo in cui si è realizzato.

Dicembre a Milano è partito con una bella giornata di sole che ha reso molto gradevole la verifica esterna di stamattina. E poi ho vinto una costosa bottiglia di vino di cui in realtà non comprendo in pieno il valore, essendo io astemia e inesperta del settore. Che strano non apprezzare le cose solo perché non si ha la sensibilità sufficiente per stimarle o valutarne la portata.

Dormo ancora molto poco, sto ancora cercando un po' di pace, eppure oggi mi pare di aver sorriso spesso e per tanti motivi, ho mangiato una fetta di torta buonissima e sono felice che novembre sia finito e che dicembre sia l'ultimo mese di un anno appena "leggermente" severo.
Stasera c'è Nemo, un programma di cui sono innamorata. Però ho anche tanto tanto sonno. Sarei felice per entrambe le ragioni, ma vorrei che non stessero assieme.
 E così stasera riesco solo a pensare che il vero dramma della mia vita è che per me, alla fine, prevalgono sempre e solo le ragioni del "ni", quelle che nessuno mette ai voti e che quasi sempre dettano le leggi di un'esistenza intera...