Sola andata

Sola andata

domenica 25 aprile 2021

A passeggio fra i pensieri

 Che bello. Certe giornate sembrano progettate proprio per realizzare le tue intenzioni senza che tu faccia sforzi particolari: tutto segue una sua linea di implementazione con la cronologia esatta dell’impegno efficace. Così è stato fino ad ora (sono circa le 17:30). Ho trascorso la mattina a cucinare le mie solite cose sane che volevo fossero anche belle, mi sono allenata, fatto una bellissima doccia e sono uscita a camminare per dieci kilometri in mezzo alla natura e agevolata da una temperatura ideale. Non ricordavo di sentirmi così bene da tantissimo tempo. Forse continuo a farmi bastare davvero poco, ma per quello che ne so la smania e i desideri non mi hanno mai guidato verso mete pronte ad attendermi. Io voglio stare in pace e stancarmi solo per cose in cui credo davvero, frequentare poco piuttosto che forzarmi ad assecondare iniziative che mortificano i miei bisogni e che mi fanno sentire usata piuttosto che cercata per quello che sono e il bene che mi si vuole. Oggi è stata una giornata perfetta per questo. Il mio vicino argentino ha cominciato a farsi sentire credo alla ventisettesima birra e a quel punto ho capito che avrei potuto approfittare di questo bel sole, godermi un paio d’ore di cammino silenzioso e pensare a qualsiasi cosa che nulla avesse a che fare con quella precedente e neppure con la successiva. E così ho pensato a quando andai a Londra per supplicare quelli della SOAS di prendermi in un loro master di antropologia nonostante il mio punteggio un po’ più basso di quello richiesto al TOEFL. Ma loro furono irremovibili e io ci rimasi molto male: pensai “ma che diamine, se neppure l’università più frikkettona del mondo non mi vuole non oso pensare cosa mi direbbero i suoi dirimpettai fighettissimi della London School of economics...non sarò mai una vera economista”. In effetti è stato così però ho fatto in tempo lo stesso a capire e innamorarmi di Keynes. E mi va già benissimo così. Poi ho pensato alle mele che ho comprato ieri, da certe donnine che le promuovevano alla Coop e ti regalavano un libricino sulle virtù della mela Pinova. Ho provato a fare una mia personale classifica delle mie preferita e alla fine penso che con le stark e le golden  delicious non ci sia partita, ma forse è solo perché delle trecento varietà di mele esistenti in natura il mercato ne propone solo cinque o sei,  quindi la mia classifica è falsata per esiguità degli elementi noti in concorso. Mah, camminarci sopra mi rende accettabili pure certi limiti cognitivi imposti da un mercato che restringe coercitivamente il mio gusto e le mie possibilità di scelta. Domani riapre il paese: ho provato a capire in che modo cambieranno le mie abitudini e ammetto di essere la persona più noiosa del mondo perché, tranne la tentazione di andare al cinema alle sei del mattino (alcune sale faranno questo), il mio quotidiano non subirà alcuna variazione. Al settimo kilometro io penso solo al mare e alla possibilità di un viaggio lontano. Per fortuna mi distraggo presto e per ora non ci penso più. In realtà non penso davvero a nulla per più di pochi secondi e a cose come che spero che Kevin Spacey torni di nuovo a fare film o che non mi passi mai la voglia di allenarmi la mattina presto. E poi che vorrei fare colazione da starbucks con la carrot cake, un cappuccino gigante e qualcuno di fronte a cui non rinunciare mai più nella vita. Ma dopo due ore e dieci kilometri restano solo le cose a cui tieni troppo per avere pure la forza di pensarle per bene e così te le tieni come post it per il prossimo giro, come la prima cosa a cui pensare per la prossima passeggiata a mente fresca. E così sono rientrata in casa come se avessi fatto tutto quello che il mondo si aspettava da me. Nulla di meno. Abbastanza per una ripartenza. Che bello


venerdì 16 aprile 2021

Traslocare la vitalità del proprio spazio

 E’ strano come pare che non accada nulla di speciale quando senti di vivere un eterno giorno della marmotta e allo stesso tempo sai che non è così proprio per nulla: nel frattempo stai cambiando tu, sia perché lo vuoi e ti ci metti d’impegno e anche perché succede e non te ne accorgi o non lo accetti. Il tempo passa pure da “fermo” e le cose sempre uguali acquistano tutte un senso diverso, come le stagioni che si susseguono, le prospettive che si modificano per il fatto stesso di spingersi in avanti contaminandosi con un tempo che non le agevola. Io sono cambiata tantissimo. Ne ho percezione come mai mi è capitato in altre fasi della mia vita, neppure quelle in cui i cambiamenti erano enormemente più visibili. Ho cambiato le pretese verso me stessa: non voglio fare più niente per nessuno senza essere adeguatamente ricambiata. Giuro che questo non era affatto scontato fino ad un anno fa. Oggi non credo più nella gratuità degli affetti: non bisogna svalutare il peso di quello che diamo e che facciamo per gli altri e se succede bisogna fare un po’ di passi indietro.  E poi ho imparato a fare pace pure col fatto che non troverò mai l’anima gemella, ma che continuerò comunque a vivere ogni secondo della mia vita solo per essere pronta a questo stupendo miracolo. E poi, last but not least, ho cambiato stanza d’ufficio, che pare una cosa da nulla, ma non lo è affatto se penso che lascio una parete bellissima e coloratissima, decorata con le esperienze di tutte le cose che ho fatto in questa città: avevo chiesto perché avere un collega che pensa per sette ore ad alta voce non è la cosa più divertente del mondo. Un piccolo trasloco carico di un non trascurabile valore simbolico

Ma la mia vera notizia bomba in realtà è un’altra. Pare che l’appartamento sopra il mio sia in vendita. Fino a qualche anno fa lo era anche quello accanto: era stato messo all’asta fino ad arrivare ad un prezzo simbolico di cui avrebbe approfittato chiunque al mio posto (29000 euro!) , ma io avevo resistito all’ipotesi di prenderlo  sperando di guadagnarci un buon vicino di casa. Non è stato così: il grasso e logorroico signore argentino che ha preso in affitto quella casa è così fastidioso che mi chiedo perché non abbia investito quel denaro anche soltanto per garantirmi il silenzio che avevo prima. Però la casa al piano di sopra mi fa proprio gola. E non solo perché non vorrei “piedi in testa”. Mi piacerebbe tantissimo rivivere quel tempo gioioso e realizzativo che si porta dentro una casa da ristrutturare e arredare. E’ bella anche soltanto l’idea di poter aggiungere un piano a quella in cui vivo ora. Da quando l’ho saputo non faccio che prefigurami  il modo in cui potrei predisporla all’accoglienza, o semplicementealla realizzazione di uno spazio nuovo in cui esprimermi meglio: un salottino con gli attrezzi, uno studiolo, la zona lavanderia finalmente lontana dalla mia vista, persino una piccola “saletta cinema” col proiettore a parete. E’ incredibile quanto possa viaggiare la fantasia quando è opportunamente stimolata e come questo generi stati d’animo ed energie sopite. Ma credo che mi asterrò anche stavolta e che me ne starò nel mio piccolo guscio mentre incrocio le dita sulla qualità del futuro acquirente. In fondo io chiedo solo un po’ pace. E poi l’idea di iniziare a pensare di andar via da Milano comincia a prendere corpo: non è una cosa che desidero ma è quello che molto probabilmente dovrà accadere, prima o poi.


Una vita in sospensione. Mi pare un bel privilegio anche questo: restare giocoforza sollevati da terra mantenendo anche la semplice intenzione del volo, per riuscire almeno a non precipitare. In questo tempo assurdo mi sono esercitata così bene ad accettare tutte le mie asfittiche limitazioni che mi ci sono abituata fino all’assuefazione: ho imparato a relativizzare gli spazi piccolile frequentazioni mai sinceramente disinteressate e generose, e poi mi sono anche tanto divertita ad inventare nuovi modi di occupare questo tempo improvvisamente dilatato.  Tutto per arrivare a comprendere che non si trattava forse di reali rinunce, ma solo di pretesti molto utili per capire meglio e pensare ad altro. Per pensarmi come altro. 


Forse sulla mia testa verranno ad abitare delle altre persone fastidiose. Se così sarà, allora capirò finalmente che è arrivato il momento, ancora una volta, di abitare uno spazio diverso.

 

domenica 4 aprile 2021

Pasqua a spasso

 Qui a Milano c’è un sole fantastico. Tra poco uscirò per una passeggiata di un paio d’ore anche per dare ragione di un pranzo di cui sono estremamente orgogliosa. Come sempre mi sono svegliata all’alba e col mio programma radiofonico preferito e  mi sono prodotta in risotti, verdure al vapore, parmigiana light, pancakes...come se avessi ospiti a cui tengo e invece ci sono solo io e quello che surgelerò per l’intera settimana.

Sono passata indenne al mio rientro al lavoro dopo un soggiorno molto gradevole e rilassante giù in zona rossa Campana e ora sono qui in questo posto, altrettanto rosso, a vivere la Pasqua nella quiete luminosa della mia cuccia pulita e che profuma di zuppe e risotti. C’è chi potrebbe diventare pazzo a vivere così. E chi invece ha trovato una sua pace. È curioso, eppure io non ho ancora capito dove potrei collocarmi tra queste due ipotesi. Alla tv ci sono le puntate di friends: sono arrivati a quella situazione un po’ anomala e stonata in cui Rachel e Joey si innamorano, ma mi mettono allegria lo stesso. Ho pure ripreso a dormire poco e ad avvertire quello strano senso di vertigine che si prova dalla posizione seduta a quella in piedi e che mi prende nei cambi di stagione, ma tanto lo so e quindi nessuna preoccupazione. Qui a Milano il suono delle ambulanze è ancora un sottofondo piuttosto frequente e io realizzo solo ora che non ho l’uovo di pasqua, anzi in realtà realizzo solo ora il fatto stesso che sto passando la Pasqua da sola proprio come lo scorso anno e moltissimi degli anni precedenti. Funziona ancora. Le feste comandate trascorse così mi rendono sempre ben chiara la distinzione netta tra le mie oggettive mancanze e necessità e quello che comunque non mi avrebbe aiutato in alcun modo ad essere felice: non ci sarebbero riusciti dei figli,  nè un marito e neppure nessuno degli uomini che mi sono piaciuti fino ad oggi, non sarebbe andata meglio neppure con un lavoro diverso o più appassionante. Le feste a questo mi servono: a chiedermi come sia possibile riuscire a star bene in un modo diverso da quello che mi sono scelta senza condizionamenti, sebbene includesse un certo, enorme, spirito di adattamento. Quello che so è che, per la prima volta, ho percepito che i mei sono meno affranti del fatto di non essere diventati nonni, sebbene credo che sia più per l’oggettiva perplessità verso il futuro che per una improvvisa adesione alle mie scelte. Io resto ferma nella convinzione che siano molto poche le donne con un reale istinto materno. Il più delle volte è solo una forma di generosità anche inconsapevole verso il bisogno della famiglia d’origine di passare il testimone. Per me la motivazione rimane scarsa.

Qualche anno fa trascorsi questa giornata con una persona che adoravo. Dopo pranzo camminammo assieme per km e km, in mezzo alla natura e alla pace di un silenzio irreale. Fu molto bello, ma faceva più freddo di oggi e c’era troppa cioccolata per solo due persone. E poi non avevamo lo stesso passo e così mi stancai un po’ di più che se fossi stata da sola. E dopo andammo al cinema, ma non riesco a ricordare che film c’era e se ne discutemmo. A pensarci bene non ricordo poi molto di quel giorno eppure ricordo che cucinai per tutta la mattina e mi chiedevo se tutto sarebbe stato abbastanza buono. Ora invece sono proprio sicura che ai fornelli sono un vero asso.

Ho ricevuto degli auguri. Ricambio sempre ma non ne faccio mai di mia iniziativa. I mie mi hanno inviato dei soldi di buon augurio, ho silenziato tutti i gruppi di wa e sono ossessionata da una cosa che devo mettere per iscritto a cui sto pensando da un po’ di giorni, ma per la quale non mi sento all’altezza. Dovrei mettere le tendine in bagno e comprare la ricarica delle essenze per il mio diffusore. Ma non c’è nessuna fretta. Credo che in questo momento sia molto più urgente uscire. E fare almeno dodicimila passi.