Sola andata

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martedì 5 marzo 2024

“Sei da sposare”

 interno

 

Finalmente un po’ di tregua da una pioggia di cui non ricordo più l’inizio. Ho mal di testa e la vista un po’ appannata. Mi succede sempre quando decido di smettere per qualche giorno di bere caffè. A dire la verità non sono neppure sicura dei reali benefici derivanti da una simile rinuncia, ma lo faccio lo stesso perché so già che una volta superati i primi due giorni tutto passa e ho almeno l’impressione di aver superato una piccola prova di resistenza. Ogni tanto ho bisogno di piccole, inutili sfide di questo tipo per ricordare a me stessa che in fondo basta poco per alimentare l’autostima.


Ieri una persona a cui ho fatto un piccolo favore mi ha detto “sei da sposare”. Erano anni che non sentivo un’espressione simile. Non l’ho mai considerata un complimento, neppure quando mi sentivo meno fuori dai giochi di quanto mi senta oggi, non solo perché non mi sono mai immaginata sposata ma perché mi pare persino offensivo. Sei utile, quindi sei da sposare. Del resto se non ho mai sognato di farlo è perché in fondo credo che funzioni all’incirca così. Come per qualsiasi contratto a prestazioni corrispettive.


Ho cominciato l’anno considerandolo una specie di lunga transizione verso cambiamenti radicali che richiedono passi piccoli ma sicuri e inarrestabili e così sento questo tempo come una specie di grosso contenitore quasi vuoto o da svuotare, nel quale le persone, le cose e i ricordi inutilmente ingombranti sono le prime cosa a dover uscire. E così ho cominciato con frantumare i ricordi delle amiche d’infanzia che non mi invitavano a giocare con loro, a liberarmi della volgarità delle scarpe col tacco 12, degli uomini che ti cercano senza volerti davvero. Cose, persone, ricordi…tempo e spazio che si aggrovigliano in mezzo a tutto quel ciarpame e io che resto imbrigliata in mezzo a quelle cose senza riuscire a muovermi.


Ci sono giorni al lavoro in cui mi capita di non parlare con nessuno e di tornare a casa senza aver incrociato alcuno sguardo. E’ bello, mi mette molta calma poter vivere giornate senza dover interagire con anima viva, senza frasi di circostanza o conversazioni di cui non avevo previsto i contenuti. Uscire di casa e rientrare dopo un’intera giornata riuscendo ad evitare tutte le maschere possibili. Mi rilassa anche solo il pensiero. Forse il bello è che se voglio compagnia ancora mi riesca di trovarla, mai come frutto di una mancanza ma di reciproco piacere. Sì, forse non mi sono mai immaginata sposata perché ho sempre pensato che sia innaturale persino convivere tra consanguinei e che sia davvero tanto insensata la paura che hanno alcuni di star soli.

 Pare che tra qualche ora riprenderà a piovere e io rivedrò vecchi amici dopo molti anni. Ma intanto indosserò scarpe comode. E parlerò poco. Come una perfetta sposa senza marito

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