martedì 16 giugno 2015

1995

"L'uomo è davvero una strana creatura". Questa è la sola cosa che la mia memoria ha trattenuto di quella che forse è rimasta la prova più traumatica della mia vita. Faceva così l'incipit del mio tema di maturità. Non ricordo altro, neppure di che argomento si trattasse. Era il 1995 e io ero una diciassettenne infinitamente triste. Troisi che moriva, Pino Daniele che faceva un concerto tremendo assieme a Ramazzotti e Jovanotti e al quale non mi perdonerò di essere andata, una rabbia non indirizzata che mi strozzava e che era superata solo dal terrore del futuro.

Questa ero più o meno io al tempo in cui affrontavo quella che forse a ragione è considerata la vera linea di confine tra la vita "sfiorata" e quella "afferrata"
Del mio quinto anno di liceo ricordo la mia totale incapacità di concentrazione, l'essere sempre col pensiero altrove: al primo amore non corrisposto, alla musica, ai film, agli amici, a tutte le cose che giudicavo più interessanti della rivalità tra i compagni, dei professori impreparati, noiosi, incapaci di decodificare quel difficilissimo e fragilissimo universo che è l'adolescenza.
Di quell'orrendo liceo scientifico di provincia ricordo poco e tutto il male possibile, nonostante per i primi quattro anni mi pare di aver dato tutto il meglio che una ragazzina timida e complessata potesse dare. Solo con gli anni mi sono resa conto che è soprattutto grazie a quello svogliato e apparentemente improduttivo quinto anno che ho potuto conoscere la sola parte di me che ho voluto conservare fino ad oggi.

È da quello strano 58/60 che ho imparato a cercare seriamente i miei 60/60, provando a spulciare in ambiti meno canonici e consentendomi dei tempi differenti. È dal quel risultato, imperfetto solo per un pelo, che ho imparato a coltivare un'idea diversa dell'ambizione e dell'eccellenza e dell'importanza
 o meno del giudizio.

Domani questa esperienza toccherà ad altri. Non li invidio affatto. Ma da allora, e per tutti gli anni
fino ad oggi, non ho mai smesso di chiedermi come sarebbe stato vivere quell'esperienza senza averne così paura e senza tutta quella inutile infelicità.
In bocca al lupo ragazzi. Tanto passa. Questo è certo.

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