Sola andata

Sola andata

giovedì 20 giugno 2019

Bagaglio leggero. E fardelli di sola andata

Mentre scrivo sono sul treno che mi porta a Malpensa. Vado per un po’ di giorni in Grecia. Ho bisogno di mare e di riposo come non mi succedeva da anni eppure non è stato un anno faticoso o angosciante: sono stanca senza capire davvero bene il perché...usura degli anni a parte. Ho lasciato la scrivania un po’ in disordine ma stranamente abbastanza sotto controllo. La casa invece è tutta pulita e profumata, mancava solo l’insalata da finire e per non buttarla c’ho fatto colazione con la pizza avanzata da ieri. Sono riuscita a limitarmi al bagaglio a mano come mi piace molto fare ormai da qualche anno. Di contro sono rammaricata di perdermi alcune cose belle che avrei voluto fare a Milano, ma so che ragionando così finirei per non allontanarmi mai da questa città adoratissima.

Ma sì, ci sta una breve vacanza proprio adesso.

"Ti lascio perchè ho finito l'ossitocina". Così si intitolava lo spettacolo di una piccola compagnia di teatro che ha il suo laboratorio creativo nella stazione di Porta Vittoria, giusto sopra ai binari verso cui mi direziono cosi spesso nel mio abituale percorso per andare al lavoro. Chi, come me, fa della "volatilità" affettiva una specie di ossessione esistenziale non poteva non far caso ad una cosa del genere scritta proprio sulla vetrata di un locale in cui potrei autocarcerarmi per giorni, tanto sono suggestivi gli oggetti, le coreografie, il modo in cui è concepito lo spazio...poi però finisco sempre per correre al treno che pare lo faccia apposta ad arrivare quando io sono ad una distanza che poi mi impone di scapicollarmi giù per le scale.

Del resto è cosi che ho imparato a farmene una ragione: i sentimenti, tutti, ma soprattutto quelli belli, subiscono mutamenti dettati in larghissima misura dagli ormoni, quelli che si "ostinano" a resistere obbediscono a regole caparbie che solo pochissimi eletti sono in grado di applicare. Ci può stare. Il mondo, incurante della drammaticità di questo fatto si è garantito la sua perdurabilità  con discreto
 successo almeno fino ad ora. E' per questo che la mia domanda è da sempre (e quando dico da sempre intendo tre, quattro,  massimo dai cinque anni di vita in poi) : io qui che ci sto a fare? Da quando mi hanno spiegato che è tutto un avvicendarsi di dopamina e ossitocina, finiti i quali smettiamo di amarci senza la scelta (chissà quanto libera) del compito oneroso di coltivare con l’impegno un rapporto durevole, io boh...forse corro a prendere il treno proprio per allontanare il pensiero per una risposta convincente.


Il bagaglio qui accanto contempla solo costumi e tenute sportive, un rossetto e una matita per gli occhi. E poi giusto un libro, chiaramente l’ipad, e tanti elastici per tenere sempre i capelli raccolti. Spero che il mare sia bello e il cibo abbastanza buono.
Sono su un treno pieno di gente con lo zaino e le valigie. Chissà se anche per loro si tratta di bagagli semplici e qualche fardello di sola andata come per me. C’è di buono che in Stazione Centrale non ci sono laboratori creativi e neppure scritte da cui scappare.
E se ci penso bene mi pare già un’ottima partenza


   

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