Sola andata

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giovedì 3 febbraio 2022

L’”illuminazione” di febbraio

 C’è una luce anomala per un mese come questo e io certe cose non posso non notarle, essendo geneticamente abituata ad assistere al faticoso ma sempre affascinante passaggio dall’oscurità al graduale delinearsi dei contorni del mattino. Febbraio ha dalla sua l’inganno psicologico di essere un mese facile da superare perché più corto degli altri e poi perché capita dopo un gennaio che pare sempre essere eterno. Quante sono le sciocchezze a cui diamo il potere di condizionarci l’umore e l’atteggiamento verso le cose... Per me rimane il mese dell’assestamento: mi faccio una ragione di quello che è stato, nel bene e nel male, l’anno passato, e gennaio invece mi fa da contenitore per obiettivi e speranze per l’anno nuovo. Febbraio è il mese delle prime implementazioni, dei tentativi più sperimentali e questo in fondo me lo rende simpatico e poco giudicante. Però c’è davvero troppa luce, mi pare già primavera, quel meraviglioso periodo dell’anno in cui la cosa più importante per me è starmene al parco dietro casa a leggere sulla mia panchina preferita, mentre in questa fase di solito mi aspetta tutt’altro, per esempio una enorme corazza di pazienza e attitudine mentale all’azione. Eppure, forse, potrei anche godermi questo inatteso “non buio” che mi illude che ci sia un tempo dilatato nel quale accadono più cose. Accadono più cose…che vorrà mai dire in un periodo che dura ormai da tanto e nel quale ci è stato chiesto di fare il menopossibile e quel meno ci deve essere autorizzato assieme a mille altre restrizioni e impedimenti. Chi lo sa e in fondo che mi importa: ho il privilegio di vivere in una città che mi fa ricordare che se vivessi oggi nella mia provincia probabilmente sarei diventata matta. 

Sta per tornare San Valentino e mi fa impressione pensare a quanto tempo è che non ne festeggio uno e che per la prima volta mi pare una cosa bella, una retorica mancata, un fattore a cui riesco a non dare più alcun peso. Ecco, se dovessi pensare alla vera rivoluzione della mia vita in questi ultimi due anni direi che è questa: il radicale mutamento della mia idea di amore (o di mancanza dello stesso). Basta romanticismo, basta idealizzazioni. Per la prima volta osservo la mia condizione di persona sola come allo scampato pericolo dall’inganno delle tempeste “ormonali” e del pur umanissimo bisogno di sentirsi amati o, peggio ancora,della necessità riproduttiva. Penso, per la prima volta, che è bello non avere la responsabilità di altri che di se stessi e di riuscire a non confondere questo con l’egoismo. In realtà è esattamente il contrario. Ho sempre agito, a mia insaputa, obbedendo a questa idea. Ora lo so.


Febbraio mi ha portato per la prima volta nella casa in cui vivo da ormai dodici anni e che sto per svuotare proprio come lo era quando l’ho vista per la prima volta: in mezzo tutto un vissuto gioioso e doloroso che posso osservare chiaramente soltanto adesso, con tutta questa luce che a quel tempo non c’era, quando le pareti erano umide e piene di muffa e i tubi del bagno ad un certo punto esplosero e poi al piano di sopra c’erano sempre tante persone che ballavano continuamente e adesso non ci sono più. E poi mi ricordo di tutte le persone che ho accolto, quelle che non vedo più da tanto e quelle che non hanno significato più nulla da un certo punto in poi. Credo che tutto sia cominciato e finito sempre in un qualche febbraio di questi anni, quando la luce era ancora troppo poca e il freddo più pungente, quando le possibilità erano di più, ma pure gli errori. Adesso ho le pareti colorate e senza muffa, un bagno nuovo e dei mobili di cui sto per liberarmi perché incapaci di custodire altri ricordi. Febbraio si è fatto luminoso, così, senza avvertire, quasi a dire che cambiare alla fine non è mica una scelta. Una scelta, casomai, è non farlo e ostinarsi a cercare il buio pure quando le cose sono diventate tutte chiarissime. Bisogna approfittarne. Febbraio, forse, dura così poco apposta.

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