venerdì 12 dicembre 2025

Ora che ci penso…mi penso

 Ogni tanto devo tornare. Non fa bene vivere troppi giorni senza raccontar(se)li e non è bello pensarci e cedere alla pigrizia o all’incertezza della trama del proprio quotidiano. Eppure ho sempre fatto tutti i compiti che la mia anima “soldatina” e giudicante mi ha imposto col pretesto che in fondo sono gli ultimi giorni dell’anno e ci sono ancora margini per costruire ricordi, presupposti, intenzioni, significato in questo strano pezzettino di vita dove ho tutto quello che mi serve, al netto di quello che comunemente una persona della mia età avrebbe dovuto raggiungere.

Ho usato le mie ferie di dicembre per restare a Milano a gironzolare un po’ a caso, cucinare, allenarmi, fare massaggi, vedere film, pensare al futuro e a cosa vorrei davvero senza essermene ancora resa conto. Io non festeggio il Natale da tantissimi anni: non vado dai miei e neppure altrove, ma questo non mi impedisce di sentirne le vibrazioni e quella condizione ovattata e distesa che predispone l’animo ad una introspezione più efficace. Ho trascorso questi giorni camminando molto, stando in silenzio e andando a letto presto e mi sono chiesta spesso cosa intendono di preciso quelli che dicono “se vuoi puoi”? Cosa si può davvero volere in un tempo storto come questo, dove tutti i vecchi modelli e gli schemi che li incarnavano sono miseramente svaniti? Io so che posso solo perché in fondo quello che voglio davvero è respirare piano, ma so che persino questo è un lusso se non sai neppure come mantenere la tua calma economicamente prima che emotivamente, se fai uno sciopero e ti viene detto che vuoi solo farti la settimana corta oppure sei uno studente e il tuo ministro ti dice che sei un povero comunista inutile. Ci sono umiliazioni gratuite che ti ritrovi addosso per il solo fatto di transitare  nella storia vestendo panni che non puoi cambiare. Io mi illudo di essere fortunata, di fatto penso che ho solo il privilegio di potermi distrarre un po’ di più dal presente, l’alternativa sarebbe ammettere che abbia senso prestare orecchio e opinioni in un mondo totalmente polarizzato, nel quale non esistono più le sfumature, le argomentazioni, la complessità e neppure la logica basata sul dubbio. Non ho più la solidità interiore per accettarlo e preferisco non cadere in certe trappole social che ormai sono solo ad alto tasso manipolatorio. Confesso che ogni tanto faccio commenti al veleno per vedere in quanti mi augurano la morte lenta…ma in realtà questo serve a me per dirmi che ho ragione.

Domani sarà il mio onomastico. Qui al nord ci si scambia i regali proprio il 13 dicembre. Io, ai tempi in cui mi era concesso questo tipo di attesa, avevo soltanto la befana quale unico emissario per mie utopie infantili. Perché?

Ecco, tra le cose che non sapevo di volere ho decido di metterci il regalo al 13 dicembre: per omaggiare il mio nome, il Natale e soprattutto quella ex bambina che aspettava sempre troppo tempo per sentirsi vista almeno da chi neppure le aveva garantito di esistere. Allora è deciso domani mi faccio un pensiero



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Ora che ci penso…mi penso

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