Sola andata

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lunedì 4 aprile 2022

Ripresentarsi. Solo in caso assenze giustificate

 E’ una vita che provo a definirmi senza successo. Potrei affermare con ragionevole certezza di non essere un mucchio di cose: per esempio non sono di destra, non sono credente, non sono socievole…ma non è la stessa cosa che riuscire a stabilire i confini della propria identità incasellandosi in categorie ben definite. Credo che il vero dramma della mia vita stia tutto qui. Ho aperto questo blog nel 2015 (ma ne avevo un altro nel 2008 un po’ più divertente e forse anche più seguito) e ogni tanto mi cade l’occhio sulla colonnina laterale in cui provo a presentarmi. Ci sono un mucchio di cose che ormai non sono più: che vuol dire oggi che sonodottore in economia? Ma che boria inutile. Chi si occupa più di cose che mi sono ritrovata a fare senza alcun piacere né trasporto in un tempo ormai remotissimo? Le competenze si perdono quando non si esercitano e certi traguardi regrediscono come quando smetti di allenarti ma ti illudi che resterai figo per sempre. Ad un certo punto dico pure che mi piacciono i viaggi scomodi. Davvero ho mai pensato una cosa del genere? Mi è bastato provare una sola volta la business class per riorientare completamente i miei standard di  mobilità intelligente. A un certo punto dico pure che sono solitaria (cosa che rivendico anche ora e con molta più enfasi di allora) ma che credo che sia importante prima avere a che fare con una moltitudine di viventi. Moltitudine di viventi? Ma come cazzo mi esprimevo? poi, ancora, dico che sono morettiana, che è forse la sola cosa che so davvero di me da sempre, pure da prima di vedere i suoi film, e non per le citazioni a memoria o perché appartengo a quella generazione. Sei morettiano perché ti senti addosso proprio quel tipo di malinconia esistenziale, quella fatta di inadeguatezza, di sfiducia negli altri ma soprattutto in te stesso, di quella voglia insopprimibile di fare qualcosa per cambiare le cose e non sapere assolutamente da dove cominciare senza aver voglia di arrendersi un quarto di secondo dopo. Sì, potrei dire che definirmi morettiana sia una inconfutabile verità che mi accompagna dalla nascita e forse ancor prima. Ma in fondo è ancora poca roba. Mica ci si sente risolti quando si afferma di essere una specie di buffo paradosso in cui l’identità si basa su una forma di perenne perplessità su ciò che si è diventati assieme agli anni che ci si carica addosso.

Di questo tempo complicato sono stanca di parlare: è così distante dai miei programmi che lo accolgo come l’ospite sgradito che non ti dice neppure per quanto si fermaLo rinnego come ostacolo dispettoso al mio libero percorso individuale. Che senso ha avuto arrivare all’età adulta e ritrovarsi a vivere un’epoca così odiosa?Quando penso a quale sia la citazione morettiana che più mi rappresenti mi torna in mente sempre una frase che in realtà non cita mai nessuno. La dice in Palombella rossa, rivolgendosi a sua figlia, ed è questa: “Da quando ci sei tu la gente mi vuole meno bene”, come a dire che - alla fine - la famiglia, le sue priorità, il suo bene, finiscono sempre in qualche modo per prevalere sull’impegno sociale. Come se essa stessa costituisse un freno all’evoluzione sia di se stessi che della società, piuttosto che esserne la cellula fondamentale o un ponte tra noi e il mondo che vorremmo. Credo che sia molto vero. Credo che in fondo sia sempre stata quella semplice frase, buttata un po’ lì, come una divagazione giusto un po’ piccata, e che invece all’epoca si insinuò dentro di me con la pervicacia di un assioma, che mi ha aiutato ad essere così indulgente verso la mia scelta di solitudine. Tanto che oggi, diversamente da allora, non provo neppure più a smentirla.

Quando ho aperto questo blog mi sono presentata, qualificandomi per quella che ormai in gran parte non sono più e affermando con malinconico orgoglio ciò che ancora oggi, al contrario, non sono capace di modificare del mio modo di essere. Da allora alcune parti di me si sono assentate, altre sono più presenti che mai. Sono meno di ciò che ero? Oppure sono altro?

Forse, semplicemente, dovrei “ripresentarmi”

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