Sola andata

Sola andata

lunedì 14 agosto 2017

Di profumi. Di "dissolvenze" parigine (col fine lieto della realtà)

Non lo so perché a me non escono così. Io per sentire il profumo di pulito e di fresco sulle lenzuola devo venire qui a casa. Ho una lavatrice molto più supersonica di quella di mia madre, uso lo stesso detersivo e le mie lenzuola non profumano mai di niente, anzi, quando è inverno sanno persino di "cagnozzo", forse per la troppa umidità. È veramente un fatto strano. Quando dormo qui, nel letto fatto proprio bene, con le lenzuola tirate come mi è impossibile fare a Milano, affondo la faccia nel cuscino e resto più che posso a respirare quel profumo buono e poi penso che anche gli asciugamani hanno lo stesso odore e così mi alzo, vado a sciacquarmi il viso e poi lo copro con l'asciugamano e aspiro tutto mentre i residui di acqua moltiplicano quella sensazione di freschezza. A Milano non ho modo di ripetere azioni così elementari e mi pare un fatto assurdo, oltre che ingiusto.

Ieri ho compiuto 41 anni ed è stata una bella giornata, ricca persino di tantissimi auguri che mai avrei potuto ricevere senza un facilitatore "sociale" come fb, che mai mi stancherò di benedire per questo e le mille occasioni d'uso potenzialmente sensato che permette. Non saprei chi sia mancato, non ho notato le assenze e intendo seguire questa strategia per sempre e in qualsiasi circostanza.

Quando vengo giù porto sempre con me una pila di film già visti e una di libri letti. Io a Milano non ho più spazio e certe cose proprio non posso darle via. Stavolta mi sono accorta che ho portato con me un vecchio film che in realtà non avevo ancora visto. Si chiama "Insieme a Parigi" con due "belli" come la Hepburn e William Holden. Chissà perché alla fine mi era sfuggito. Forse perché ho sempre sostenuto che Parigi sia la città meno romantica che possa immaginare e che quando una coppia decide di fare una fuga d'amore a Parigi io già so che tra quei due non funzionerà mai davvero. È un assioma. Provato mille volte. E invece il film alla fine era bello, non perché romantico ma in quanto deliziosa lezione di cinema e degli infiniti sogni che può incarnare e di cui farsi portavoce grazie ai suoi magici artifici.
 Tanto per dire, io vorrei una "dissolvenza" pure nella vita: pensa che bello passare con tanta naturalezza da un tempo all'altro, da un luogo all'altro, da uno stato reale ad uno immaginario...così...con la semplice dissolvenza ti trovi catapultato nel tempo e nel posto in cui ti serve stare, per vivere cose impossibili, recuperare occasioni, ritardare un destino...
Penso da subito a come I miei 41 di ieri sarebbero diventati presto i 30 a cui vorrei, ogni tanto (mica sempre), tornare, alla mia "cuccia" alla periferia di Milano che farei atterrare pari pari su un qualsiasi ultimo piano di Brera, ai miei fianchi e al mio sedere che ho ben chiaro come vorrei che fossero, e poi alle frasi non dette, ai baci non dati, ai rischi mai corsi...Per tutto questo una semplice dissolvenza. Ed ecco una, mille, infinite occasioni da poter cogliere di nuovo come se fosse la cosa più naturale e possibile del mondo. Che diabolica trovata che è il cinema.

Domani tornerò a Milano e dormirò di nuovo in un letto pulito ma che non profuma di buono, in una casa che amo ma che perde ogni confronto con quella in cui sono ora, indosserò dei jeans che mi stanno un po' più stretti dell'anno scorso e penserò a tutte le cose non dette rimaste nel silenzio soffocante di paure e disagi. Poi però penserò che esistono i treni, e i luoghi dove ritrovare profumi che risconosco, esistono gli incontri nuovi e corpi che cambiano. Esiste il cinema, e meno male. E poi penserò pure che non esiste soltanto Parigi. E che ogni tanto, in dissolvenza, c'è persino la realtà, che il suo lieto fine, qualche volta, se lo scrive anche da sola.




Nessun commento:

Posta un commento