Sola andata

Sola andata

sabato 24 ottobre 2020

Cosa cambia (anche quando non lo fa)

 Un sabato intero in casa. L’ho fatto spesso in questi anni e mai perché costretta. Oggi mi illudo che avrei avuto la stessa voglia di restare in casa indipendentemente da restrizioni che si fanno sempre più severe man mano che i dati sui contagi raggiungono livelli di allarme. Ma dentro di me sento che anche i miei margini di scelta si sono assottigliati nella scelte quotidiane più semplici: non prendo più i mezzi pubblici, troppo affollati, vado al lavoro solo se sono certa che il mio collega di stanza sia assente, non incontro più nessuno, cammino molto e mi alleno solo per rafforzare il mio sistema immunitario e cercare di non prendere neppure un raffreddore, non prendo neppure un caffè da nessuna parte e non ho mai abbracciato la religione dell’aperitivo. Al cinema invece mi sono sempre sentita tranquilla. Io non ho mai avuto paura di ammalarmi: non tanto perché lo trovi poco probabile, ma perché non sono un soggetto fragile, non ho abitudini che mi mettono a rischio, sono una incosciente fatalista, non sono credente e quindi non devo neppure provvedere a ristabilire una posizione con un qualche dio. Vivo tutto questo con la serenità di chi in fondo vive anche solo per curiosità.

Ma non è vero. Non del tutto. Nella realtà è cambiato tutto anche per me. Quando questo mestissimo periodo è cominciato io ho accolto l’evento con l’ironia e il sarcasmo di chi non poteva credere alla possibilità di un fenomeno che storicamente non avevo mai affrontato. Tornavo da un viaggio bellissimo e approdavo in un’altra Italia, completamente sconosciuta. E ridevo. Ridevo delle cautele, degli starnuti al gomito, dell’amuchina, del panico che cominciava a diffondersi pure tra gli scaffali del supermercato. Poi ho capito. Mi sono adeguata a tutto e ho cominciato  a sviluppare una sensibilità nuova verso ogni azione individuale e sociale del mio quotidiano. Ho cominciato a disprezzare i negazionisti e i “minimizzatori”, se non altro sulla scorta di numeri inequivocabili sui morti e gli ammalati gravi. Mi sono fidata delle misure di un governo di incapaci e dilettanti, confidando nella necessità ed efficacisa di misure drastiche, in fondo molto semplici, come chiudere tutto e stare a casa più soli che si può. 

Poi è arrivata l’estate, le elezioni che si avvicinavano, il malcontento, la stanchezza, l’economia che langue. Bene. Liberi tutti. E io mi sono detta che forse anche con la sola fortuna si poteva avere qualche speranza. Mi sono sbagliata.

Esistono due tipi di problem solving. Uno è di tipo “veloce”, dettato da emergenze che richiedono decisioni rapide e non ponderate. Funziona solo in virtù di una necessità impellente destinata però a rientrare. E poi c’è un problem solving basato su strategie di lungo termine, che includono la complessità dei problemi che affronta una società stratificata con problematiche differenti e specifiche.

Oggi sono rimasta in casa tutto il giorno. Ho fatto le grandi pulizie, letto alcune pagine di un libro, visto due film, cucinato e congelato cibo per tutta la settimana, sopportato il vocione del mio vicino sudamericano orribile. E poi, nel pomeriggio, mi sono chiesta se avrei davvero fatto tutto questo anche senza il deterrente della pandemia. Forse sì. In realtà non posso saperlo.

Quello che oggi so è soltanto il fatto che sono felice di non avere un amore che forse non avrei potuto vivere liberamente, che non devo gestire bambini alle prese con la DAD, che posso continuare a lavorare anche da casa, che da anni mi alleno da sola e non in palestra, che i miei corsi di cinema siano on line, che posso continuare a vedere film, chesono in grado di cucinare cose che non mi facciano rimpiangere i ristoranti, che non devo gestire patologie e fragilità. Sono pure felice di essere timida e da sempre vocata alla solitudine e ad una socialità limitata a persone che stimo molto. Quello che so è che continuo a vivere come (forse) vorrei. E non so perché, malgrado questo, io trovo lo stesso tuttoquesto profondamente anormale e ingiusto.


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