Sola andata

Sola andata

lunedì 9 novembre 2020

È proprio come la prima volta. Tutto diverso, proprio come allora

Non è come la prima volta. E’ una cosa diversa. E’ cambiata la luce esterna, manca quello straniamento da novità assoluta e impensabile,  forse adesso sappiamo un po’ meglio di prima cosa si può fare di queste giornate “ristrette” e come approfittare al meglio del tempo aggiuntivo a disposizione. Di fatto si è tutti un po’ più stanchi, forse irritati, perplessi. Per quanto mi riguarda la vera novità è la scoperta che lo smartworking, per un lavoro come il mio, sia una meraviglia assoluta. Mi sarebbe piaciuto tornare giù dai miei, con la speranza di ritrovare la stessa armoniosa atmosfera della passata estate, ma non ho potuto. E così mi ritrovo a trascorrere, ancora una volta, il mio isolamento in questa piccola amatissima casa milanese, che nel frattempo ha sopportato i travagli inaspettati di un bagno nuovo e una disposizione differente dei mobili che mi pare riuscitissima. Adoro questo piccolo spazio in cui vivo costantemente di immaginazione, ipotesi, ricordi, affetti distanti o solo semplicemente desiderati. 

E’ tutto cambiato. Anche per me e le priorità che davo per assodate, come la solitudine che ho sempre considerato il mio unico ponte possibile per un incontro necessario ma frutto di attesa paziente. Intanto è cambiato persino il mondo fino ad ora conosciuto: Trump finalmente non fa più parte dei nostri destini, una donna “indo-giamaicana”è  vice presidente degli USA, Salvini è ormai poco meno che un uomo ridicolo, il paese non si è dimostrato all’altezza dei risultati ottenuti durante la prima ondata e per le spiagge di Mondello c’è una donna assurda che fa un videoclip sull’inesistenza del covid. E in tantissimi la guardano. E si divertono pure.

Io invece mi ostino e sentirmi pacificata, senza sapere bene il perché se non per il fatto che in fondo mi ritrovo a vivere come ho sempre voluto, che poi vuol dire non soffrire mai per amore, allenarmi, cucinare meravigliosamente bene mentre ascolto la radio, lavorare il giusto, vedere film e farmeli raccontare da quella meraviglia continua che sono i corsi di Longtake. E poi vivere di fantasia e di immaginazione per tutto il resto del mio tempo a disposizione. E’ poco lo so. Ma a me basta e poi non so cosa altro potrei fare di utile per il mio prossimo, se non provare almeno a non essergli troppo di intralcio. Non credo nell’etica dell’attivismo ad oltranza e a prescindere. E non mi sento un’egoista per questo.

E’ tutto cambiato. Se mi soffermo sulla sua composizione media, lo stato attuale non mi pare né peggiore né migliore di prima, ma forse questo si perpetua più o meno dall'origine della storia. E’ nelle esistenze individuali che si gioca la differenza vera e in questa fase il vero privilegio è scoprire quanta inesauribile ricchezza, pace, benessere ci sia nella solitudine e nel non avere la piena responsabilità verso un futuro su cui, in questo momento non abbiamo alcun potere di controllo o margini di manovra veramente significativi. 

Un mio amico, quando mi osserva muovermi nel mio quotidiano, ogni tanto mi dice cosi: “Lucia, ma come fai a sopravviverti!”, riferendosi forse al fatto che, qualche volta, sono un po’ svagata o poco pragmatica. Mi ha sempre divertito questa impressione perché, pur confermandola, per alcune cose che mi riguardano e in cui credo molto mi riconosco invece una disciplina ferrea che mi rende inarrestabile di fronte a qualsiasi ostacolo. E così ho pensato che forse tutto a questo mondo funzioni così: come un eterno oscillare tra “sbrodolamento” e rigido rigore. E in mezzo tutta la gamma delle combinazioni possibili che ciascuno di noi prova a mettere in campo per andare avanti come può. Meglio che può. 

E’ tutto cambiato. E’ peggio della prima volta. Ma è anche meglio. Come sempre. 


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