Sola andata

Sola andata

venerdì 12 novembre 2021

A bordo del mio diario

 Giorni faticosi questi. Però belli: era un sacco di tempo che non avevo giornate così piene al punto da non farmi mai avvertire quel disarmante senso di noia o di indolenza inconcludente. Ho adottato il metodo del diario: annotare minuziosamente tutte le attività imprescindibili programmandole per orario ed obiettivi. Una roba che manco i militari. Però funziona. E’ bello monitorare ogni cosa, riuscire ad avere il controllo almeno di quello che ci interessa profondamente e che non vogliamo disperdere nell’indulgenza del “vabbè dai, sarà per un’altra volta”, “lo faccio domani, non ne ho voglia adesso” “non mi va più. Non ce la faccio. Sono troppo stanca” e tutta quella pletora di scuse validissime per allontanarci dagli obiettivi che riteniamo importanti ma penosi. E’ importante riconoscersi il merito di essere stati diligenti, è una cosa appagante indipendentemente dal risultato conseguito. Detto questo, la sera mi ritrovo ad essere sempre più stanca: ieri ho persino scordato di avere una lezione on line che in altri tempi mai avrei potuto saltare. Per fortuna ci sono le repliche altrimenti starei qui a morire tra un insopprimibile senso di colpa e la sensazione indelebile di fallimento esistenziale. Rientrare a casa e chiudere la porta a giornate come queste è il momento più felice e liberatorio di sempre e così pure tutti ipiccoli rituali applicati subito prima di abbandonarmi sul divano rappresentano momenti di gioia purissima: La bella luce del mio grande specchio in bagno riflette ogni volta un viso stanchissimo (ma che ha ripreso a truccarsi bene, rossetto compreso) che si impone un bel sorriso prima di togliere ogni traccia di eye liner e mascara per riproporre un viso al contempo più bambino eppure più segnato dal tempo. Poi ci sono le prelibatezze del frigo: tutto già pronto e solo da scaldare. Una tuta molto comoda, la copertina termica e il cuscino con i noccioli di ciliegia riscaldato per dare sollievo alla cervicale. Ecco, tutto questo è il mio premio per giornate intense come queste ma nelle quali, per una volta, non sono più le emozioni a dettare le regole ma un bisogno più concreto di lucidità e voglia di fare. Sì, credo che la vera grande novità di tutto questo periodo che forse si spinge ad abbracciare l’intero anno e oltre sia stata questa: il bisogno di innamorarmi (o di credere di sentirmi tale) non ha più la priorità di prima. Non credo ci sia una risposta univoca a questo strano cambiamento di approccio e di sguardo: forse il frequentare molto poco e solo persone con cui non ci sarebbero mai derive amorose, forsesemplicemente gli anni che passano hanno alterato la carica ormonale. Oppure, ancora, la scoperta di un lato di me che avevo trascurato. In fondo cosa vuol dire, veramente, cercare l’amore ma poi non desiderare un matrimonio, dei figli, una vita sessuale regolare, accettare l’idea di sopportare le reciproche debolezze e imperfezioni quando la passione cede il passo alla routine? In questi giorni mi viene solo da pensare che in realtà non ho mai desiderato altro che imparare a stare proprio come sto adesso. Che mi importa dello struggimento quando posso vivere una vita tranquilla? In fondo la sola cosa che non mi ha deluso mai è stata l’innamoramento platonico fine a se stesso, quel vagheggiamento infantile infarcito quasi del tutto di immaginazione e la garanzia di un tempo ridotto tra tutto questo e il disinteresse completo per chi inevitabilmente si sarebbe rivelato essere tutt’altro.

Sono giorni faticosi e belli questi, nati dentro un anno meno assurdo di altri eppure a suo modo più memorabile, senza un volto su cui inventare baci belli e impossibili, sogni proibiti accanto a strategie di conquista mai attuate e neppure quell’ oscuro senso di abbandono figlio di una solitudine scioccamente temuta.

Bella la storia del diario delle cose da fare per ottenere ciò che si vuole. Come se fosse davvero la prima volta che tengo un diario su cui dare conto dei fatti miei, io che mi segno tutto da sempre. Eppure mi pare di avere come l’impressione che nulla sia più come prima. Tutto si è trasformato in me così, all’improvviso, senza una progressione graduale. E mi piace, mi sta bene. Ma che mi sia scordata della lezione di cinema di ieri sera non me lo posso perdonare. Ecco una voce nuova, tra le vecchie cose importanti da conservare per mantenere la rotta, da aggiungere al mio diario. Non tutto è da perdersi. Neppure quando è tutto che cambia.

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