Sola andata

Sola andata

lunedì 22 novembre 2021

A passeggio. Est, dintorni, sotto. E dentro

 È andato tutto bene. Sono tornata solo da qualche ora in una Milano umidiccia e grigia, molto più di Budapest dove le giornate sono state luminose e clementi anche nella temperatura. Sono felice. Non mi concedevo un piccolo viaggio da troppo tempo e ormai non ne potevo più delle solite chiacchiere sterili sul green pass, la pandemia, i contagi e tutte le legittime preoccupazioni di un tempo che ha il fiato troppo corto per riuscire a parlare d’altro. Eppure credo sia altrettanto legittimo chiedersi quanto conti davvero pensare solo ed esclusivamente alla salute per trovare che sia sufficiente questo perché valga davvero la pena di vivere. Budapest è una bella città in cui non ho avvertito la stessa ossessione pandemica e in cui le suggestioni visive e gli spunti  sono stati sufficienti per valorizzare i giorni che ho impiegato a cercare di scoprirla per costruire un’esperienza da portare a casa. 

Di quest’ultimo scorcio d’anno mi porto dentro anche altre cose magnifiche: l’ultima prova d’autore di un immenso Zerocalcare, un po’ di film belli, mancanze che ho trasformato in ricordi sani come desideri che si credono realizzati soltanto perché hanno smesso di essere delle smanie. Considero conquiste pure queste, mica solo le mail di quello che crede di sentirsi in diritto di scrivermi cose equivoche solo perché non lo mando al diavolo e manco capisce che se ho imparato ad amare la solitudine è proprio perché ho passato i miei anni migliori ad evitare con malinconica rassegnazione i tipi come lui. Mica perché non li ho trovati…ma quando mi libererò di “campioni” simili?

A Budapest ci sono un sacco di musei, ma non c’è stata partita con l’ospedale sotterraneo antiatomico: una simulazione esatta di quello che accadeva lì sotto, con tanto di manichini, sangue, stazioni radio, dispense, aerei militari durante i tempi delle sperimentazioni atomiche è rimasto segretissimo fino all’inizio degli anni 2000…pazzesco. Mi muovevo tra quei corridoi e i manichini provando a capire quale dei due regimi che si sono avvicendati abbia fatto più danni in quel lembo di territorio così limitato eppure così  nevralgico sul piano strategico.

Ho camminato molto, fatto la classica crocierina sul Danubio, mangiato abbastanza bene, dormito, come sempre, molto poco. Rientrare a Milano mi è dispiaciuto. In tv c’è la Benedetta che per la trecentomillesima replica soffrigge l’aglio con gli spinaci a cui aggiunge ricotta e uova: una cosa che faccio da tutta la vita senza dirlo a nessuno perché di più imbarazzante per banalità c’è solo la zuppa di latte. Poi per carità, le voglio bene lo stesso eh…

Anche il 2021 si prepara ad essere dignitosamente dimenticabile, proprio come i suoi ultimi fratelli immediatamente precedenti. Detta così pare una cosa brutta e pure un po’ ingrata. E invece no. Il mio bilancio rimane positivo nelle non negatività che mi ha riservato questo tempo assurdo e carico di incertezze. C’è una pace che richiede un tempo non negoziabile e che è fatta di solitudine, rinuncia, poca ambizione, osservazione e scarpe comode. Più passa il tempo e più sono riconoscente di una vita così agevolmente controllabile e non accompagnata male. 

In questi giorni non ho cucinato, mi sono coccolata e ho assecondato ogni mia voglia dettata dal momento. Neppure mi sono chiesta se lo meritassi davvero. L’ho fatto e basta. Mi ci sono abituata? Per fortuna no, ma è stato bello scoprire che sono brava a farmi la corte meglio di chiunque altro fino ad ora incontrato nella vita. Budapest è una bella città che sa meritare il grande senso di pace che solo un fiume maestoso e placido come il Danubio è in grado di regalarle. È corteggiamento pure questo. Ce lo meritiamo.


Nessun commento:

Posta un commento