Sola andata

Sola andata

sabato 2 luglio 2022

Mettersi in ascolto. Per tutto il tempo necessario

 E anche questa è andata. Che gioia poter fare un bilancio e per una volta metterci dentro solo voci positive. Avevo deciso di gestirmi le ferie di quest’anno in questa maniera: una parte fatta di ritorno a casa, sole locale, ozio, sport, tempo da perdere improvvisando un po’ tutto. E una parte a Stromboli, mixando bagni in acqua cristallina sotto la supervisione di un vulcano imponente ma sonnacchioso e persino rassicurante, con un corso su come si costruisce un podcast, tenuto da uno dei più bravi conduttori radiofonici che mi onoro di conoscere ormai da uno sproposito di anni. È andato tutto liscio. Le mie aspettative tutte confermate, le persone che mi hanno accompagnato in questa avventura sono state adorabili e io ho portato a casa esattamente l’esperienza un po’ bizzarra e folle che avevo vagheggiato. Se non fossi soltanto a metà delle mie ferie avrei trovato un po’ penoso ritornarmene direttamente a Milano. Per fortuna ho ancora dei giorni per lasciar decantare tutte le cose chi ho lasciato che mi accadessero e riconciliarmi con una vita che in fondo non sono stata brava a scegliermi ma che tutto sommato mi offre la libertà di una sospensione creativa più spesso di quanto potessi sperare. 

Se c’è una cosa che ho capito soltanto in questi ultimi anni, quelli nei quali mi affaccio alla maturità vera, è proprio questa: la vita che ti scegli non necessariamente deve coincidere con quello che riesci a realizzare rispetto al tuo sogno bambino. La vita che ti scegli è quella che fai coincidere con le scoperte del momento cucendoci sopra tutta l’ispirazione che quelle sono capaci di restituirti. È una cosa che non puoi preventivare, te la godi appena arriva ed è il frutto pure di tutti quegli errori che, sbagliando di nuovo, desidereresti evitare. Ho scoperto la bellezza del “recupero in corso d’opera”, quello che puoi meritarti solo quando hai accumulato abbastanza fiato in corpo unito a uno sguardo diverso sulle cose che hai sempre avuto di fronte. 

Seguo Matteo da un’eternità: a modo mio penso che siamo cresciuti assieme (a sua insaputa) al punto che la conversazione con lui era così familiare e naturale che nessuno immaginerebbe che è soprattutto frutto di una connessione creata da quella strana magia che è la radio. E così ho pensato che certe  scoperte di noi stessi sono proprio come una radio, che registra e accantona stralci di esistenze apparentemente senza un vero scopo se non quello, che scopri solo tanto parecchio dopo,  di leggerne il significato quando hai davvero bisogno di trovarlo. E il bello è che non sai mai quando questo momento arriva e ti regala il senso che cercavi.
Speravo in una bella esperienza. Se ci penso bene mi è andata persino meglio


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