Sola andata

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lunedì 15 maggio 2017

(Sotto)scrivere un patto narrativo tra controparti ignote

Forse la vera ragione è che comincio a far prevalere il condizionamento da giudizio altrui rispetto al bisogno di raccontare i fatti miei sperando in qualche spunto di analisi, una cosa buffa, una qualche riflessione o semplicemente un ricordo. È che mi vergogno di parlare di ciò che in questo momento sto davvero pensando. Non era mai successo da due anni che scrivo qui sopra, in questo confessionale immaginario in cui mi è davvero capitato di riuscire a riferire di tutto, stando attenta solo a non fare mai nomi o degli attacchi diretti. Ci mancherebbe altro, ma credo che questa sia stata proprio la mia unica regola.
Da un po' di tempo sta succedendo una cosa: c'è una persona, di cui non posso conoscere ovviamente l'identità, che ha preso a leggere i miei post più vecchi. Ne ha letti un numero sufficiente da farmi pensare che se non sapesse chi sono, leggendo quei post ora sa più o meno quasi tutto di me.
Mi ha fatto molta impressione e siccome io stessa non ricordavo cosa diavolo si celasse dietro quei titoli, che non fanno capire niente neppure a me che li ho inventati, ho preso a rileggerne i contenuti. E così mi sono resa conto di quanto spesso ho parlato di solitudine senza riuscire mai davvero a capire bene se mi piaccia davvero oppure per nulla, dei miei proverbiali inciampi del cuore verso persone del tutto inadeguate, di quasi tutti i film che vado a vedere, del mio rapporto di odio/amore per lo sport, del mistero per cui sono capitata a fare il lavoro che svolgo ormai da tanti anni.

Ho provato a mettermi nei panni del mio lettore misterioso, mi sono chiesta cosa lo abbia spinto ad investire il proprio tempo per scegliere di leggere tutti quei post, ne ho contati almeno dieci, c'era dunque della convinzione! Ho provato a fare l'esercizio di guardarmi dal di fuori e mi sono resa conto di quanto sia magico avvertire il percorso accidentato ma pervicace di cambiamento di uno stato d'animo in cerca di pace: due anni fa raccontavo cose che vivevo con forte tensione e forti aspettative, l'anno scorso ero immersa in una specie di limbo in cui preferivo aspettare piuttosto che comprendere. Quest'anno direi che sono davvero proprio tutt'altro e ancora non mi spiego come sia stato possibile.

Un mese fa, un amico mi ha confidato che mentre era ammalato ha fatto proprio questo esercizio di rilettura dei miei vecchi post (...vedi un po' che succede a non sapere come ammazzare il tempo...). Io sono rimasta di stucco, sia perché mi conosce da tanto tempo, e di persona, e poi perché mai avrei immaginato che uno come lui potesse fare una cosa del genere. E così mi sono detta che forse la verità è che io sono sempre stata anche altro da ciò che ho scritto e tuttora scrivo, pure se nulla di quanto raccontato è stato inventato. Ma forse la cosa che più mi stupisce è che è altrettanto vero che i lettori sono essi stessi sempre degli sconosciuti. Pure se li conosci da sempre. 

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