Sola andata

Sola andata

giovedì 20 luglio 2017

Sì, viaggiavo

Non ero mai stata alla pinacoteca ambrosiana e non avrei mai immaginato di essermi persa così tanto. A volte penso di essere troppo fortunata per quante prove mi fornisco da sciagurata disattenta, quando solo il caso o il coinvolgimento di persone generose mi indirizzano verso esperienze di cui mi lascerei sfuggire come un'impunita la reale portata. Mi salvo così io. Troppo spesso mi capita e altrettanto troppo spesso mi salvo rispetto a quanto meriterei.

Sono passati sette anni dal mio primo viaggio intercontinentale fatto tutta sola. Altri ne sarebbero seguiti, ma quello in India rimane il mio viaggio della vita: un tour molto lungo e ricco di suggestioni e di strane casualità, di pericoli e imprevisti e durante il quale ho visto coesistere senza conflitto apparente la più assoluta povertà con la più smisurata ricchezza. Partii in un piovoso novembre e mi sembrò molto normale decidere di farlo. Normale è stato andare anche altrove da sola. Eppure da un paio d'anni non lo faccio più. Perché il pregiudizio esiste e non c'è stata occasione in cui questa percezione non si sia riproposta ad ogni viaggio e, d'altra parte, la storia che sono tanto più fortunata quanto più sono sprovveduta non so che "copertura" preveda.

Però mi manca molto quell'assenza di remore che ha animato tutta la fase di pianificazione del mio primo viaggio "serio", quella valigia tutta sbagliata (con gli anni avrei capito quanto studio ci sia dietro il bagaglio perfetto), nessuna precauzione, le condizioni igieniche spesso fatiscenti, gli strani compagni di viaggio conosciuti strada facendo, il traffico di Nuova Delhi che manco il peggiore traffico di Napoli... e tutto quel riso e quel pollo, un cameriere che all'improvviso si innamorò di me omaggiandomi con un dolce a forma di cuore pieno di panna e di cioccolata.
Mi manca molto pure l'Africa e chi mi aiutò quella volta che non riuscivo a tornarmene in albergo perché mi ero persa.
Mi manca Miami e le due ore che mi trattennero in aereoporto all'arrivo. Bastardi. A momenti mi era più facile tornarmene in Italia...però poi si è fatta perdonare diventando la città in cui vorrei vivere per sempre se Londra non esistesse più.
Mi mancano le Maldive e il senso rassicurante del viaggio vacanza che pensa al posto tuo. Ma quelle mi mancherebbero comunque. E mi mancano gli animatori:erano gli stessi di Zanzibar, uno di loro si ricordava di me e quando mi vide disse: "ciao! Tu sei la fanciulla iPad! Per noi avevi questo nome". E stasera mi viene da pensare che allora forse è vera la storia che da tanto tempo l'iPad è per me una roba che Nicoletti definisce "protesi emotiva". Tutta la mia memoria, le mie impressioni le mie emozioni stanno tutte qua dentro. E cos'è tutto questo se non tentare di essere sempre altrove?

Ci sono così tanti luoghi in cui avrei ancora voglia di andare. ma adesso temo rischi ed imprevisti. Probabilmente non sarei neppure così felice di partire da sola. O forse sì. Non lo so davvero cosa cambierei nel mio nuovo approccio al viaggio. Eppure so per certo che se oggi decidessi di partire non sarebbe più la stessa cosa
Uh...ci sono! Io non sarei la stessa cosa...










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