Sola andata

Sola andata

domenica 2 agosto 2020

Spazio liber(atori)o

Sarà che non mi sono ancora mossa da qui da quando tutto è cominciato, sarà che ho fatto in tempo a prendermi delle ferie per il mio viaggio invernale, o che sto continuando ad andare in ufficio immersa in un silenzio quasi assoluto. Sarà che mi porto appresso una astenia che non mi spiego. Sta di fatto che questa estate mi sta scivolando dalle mani senza che io abbia neppure vagheggiato la possibilità di offrirle una qualche narrazione alternativa alla mia routine, quella solita e buona per tutte le stagioni. Resterò qui ancora per tutta la prima metà di agosto, farò i lavori nel mio bagno - forse pentendomi di non aver pensato di lasciare la mia attuale casa per una più bella e meno periferica o per tornare giù dai miei - e continuerò a buttar via cose come se volessi circondarmi solo dello stretto necessario. Per il resto vorrei solo vedere film in continuazione o starmene al parco sulla mia panchina dell’immaginazione e delle possibilità.
Fa un caldo bestiale, ho dolori alle ossa che non ricordo di aver mai avuto, per il resto continuo a stupirmi di questa serenità in fondo abbastanza assurda persino per me che “mi” vivo sempre in modo troppo critico e problematico. Sto riordinando casa, ho ritrovato cose che credevo perdute e che invece fanno parte dei primi tentativi di estetica dell’arredo dei primi tempi in cui sono venuta ad abitare qui. Mi accorgo solo ora che il mio è stato un progressivo togliere e ridurre al minimo, come se le mie sicurezze aumentassero via via che riducevo le mie - presunte - necessità.

Mi gira un po’ la testa e mi fanno malissimo le mani e questa è l’unica novità. Sto per compiere 44 anni. Quando ero lontana da questa età la consideravo vecchiaia avanzata e invece oggi mi pare una condizione più che accettabile, soprattutto se evito di pensare che certi passaggi “obbligati” li ho allegramente by passati senza preoccuparmi troppo delle conseguenze. Di fatto ho semplicemente azzerato ogni mia aspettativa, provo ad assecondare gli eventi lasciandomi suggerire le azioni. E mi basta così. L’ambizione non mi riguarda più e sono ormai persuasa che le sole persone che mi vogliono davvero bene sono esclusivamente quelle che ricordano il mio compleanno. Le altre rientrano nel volume degli incontri inevitabili, necessari, sorprendenti, divertenti, minacciosi...ma non rientrano nella mia sfera emotiva di lungo termine.

Qualche volta provo a fare un esercizio che mi diverte proprio nella sua plausibilità. Provo ad immaginare cosa potrei fare, oggi, per cambiare totalmente vita, ma non nella maniera di quelli che dicono “mollo tutto e mi metto a vendere panini su una zattera a Cuba”. No, io mi previsualizzo nella concretezza di un progetto da realizzare, ma che imporrebbe un cambio cosi radicale che mi limito a sistemarlo tra gli scaffali del limbo sospeso sulle favolose utopie Mi piacerebbe tornare all’università e prendere una laurea in lettere moderne, fare uno di quei master fighissimi sulla radiofonia organizzati dal sole24 ore nei quali insegna pure Nicoletti per poi chiedergli di lavorare nella sua redazione a ragionare sugli argomenti del giorno prepararando la scaletta in mezzo a panini vegani. Vorrei poter conoscere una persona buona e divertente con cui andare sempre d’accordo su tutto, a cui preparare piatti che non si stancherebbe mai di apprezzare o a  cui si abituerebbe presto. Vorrei ritrovare la voglia di andare in giro, assieme al gusto per le novità al posto di ogni certezza stagnante.
Neppure nel mio “previsualizzarmi” in una rivoluzione esistenziale vedo bambini e bomboniere.

Ho rimesso a posto il ripostiglio e c’erano cose che non ho usato quasi per nulla, come le scarpe col tacco, certi trucchi troppo accesi, libri che non ho portato a termine, abiti troppo eleganti, vecchie foto con persone che ho scordato...ho ritrovato un sacco di roba accantonata e che proprio non mi riguarda. Persino un souvenir che mi portò da un viaggio una coppia a cui avevo fatto un piccolo esame che non superò. Si dai la racconto. Sapevo che lei era un’amante appassionata di caffè, lui meno. Un giorno preparai per loro la mia miscela prediletta e mi cimentai nella produzione della famosa schiumetta fatta col primissimo caffè che fuoriesce e lo zucchero sbattuti molto energicamente. Misi tutta quella meraviglia in una sola delle due tazzine, sperando che lui lasciasse che fosse lei a prenderla. Non fu così. Me ne rammaricai e fui certa che quello non fosse amore (intatti un paio di anni dopo lui la tradì...una caso? Io sono sicurissima di no),

Oggi fa meno caldo di ieri. Non ho ancora fatto colazione: voglio avere abbastanza fame per apprezzare il dolce che mi sono preparata ieri. Il ripostiglio è in ordine. E adesso ho un sacco di spazio. Che mi riempie perfettamente.





1 commento:

  1. Bella la prova della tazzina di caffè.
    A volte piccoli dettagli svelano grandi verità.

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