Sola andata

Sola andata

venerdì 8 gennaio 2021

Bilancio di inizio anno

 Ho salutato il nuovo anno con la supponenza di certe matrone che si mettono a braccia conserte col piedino che batte sul pavimento in segno di attesa di una prestazione che promette un sicuro insuccesso. Essere scaramantici vuol dire anche non aspettarsi mai molto dal futuro, non fare pronostici né fare una lista di buoni propositi o ipotizzare che tutto ciò che è andato male nell’anno vecchio ormai fa parte del passato e che le magnifiche sorti sono solo in attesa del loro imminente svelamento. E in ogni caso il carico di responsabilità affidato al 2021 me lo rende un anno a cui guardare con molta comprensione e enorme cautela. Da solo non ce la può fare. 

Negli ultimi inizio d’anno ero solita uscire all’alba per una corsa di benvenuto di una decina di km: la magia di quel silenzio irripetibile, il valore quasi sacro di quello sforzo “iniziatico” assieme al “battesimo” di una doccia bollente e rigenerante erano il mio incipit obbligatorio. Il primo gennaio rispondeva ad una scaletta precisa che in qualche maniera riflettesse ciò che mi sarei riproposta di conservare per l’intero periodo. Dettava tutta la linea. Questa volta no. Non sono uscita, non ho preparato nulla di speciale, non ho visto nessuno. Ho solo fatto i miei soliti allenamenti in casa, visto film e serie tv, ciondolato, provato vestiti che non mettevo da tempo. E poi sono andata a letto molto presto. Non ho mai avuto così tanto sonno come in questi ultimi giorni, capodanno incluso. Ascoltarsi, non avere fretta, darsi il tempo di vedere i risultati di ciò che si è fatto, prima di decidere come procedere, è stato magnifico. Quello che so per certo che accadrà è che il prossimo luglio mi scadrà il passaporto e che mi impegnerò molto di più per usarlo più che posso. E poi che la bilancia mi ha restituito il peso che volevo e non era per nulla scontato, dati i miei assurdi esprimenti alimentari misti ad una non comune golosità. So pure che mi avvio ai 45 anni con un gusto che non mi sarei mai aspettata, e che se ci saranno le condizioni per passare molto più tempo al sud, se non proprio di riuscire a farlo definitivamente, cercherò di approfittarne senza esitazione. Ecco, il mio 2021 si apre con delle semplici considerazioni e qualche promemoria. Nulla di molto altro. So che sarà un anno storicamente complicatissimo, che la componente di inatteso e di imprevedibile potrebbe addirittura avere il potere di incidere nell’esistenza individuale in un modo forse molto difficilmente manovrabile. Mantenersi flessibili e adattabili è fondamentale: pianificare troppo potrebbe non essere strategicamente premiante.

Sono stata molto tempo da sola in questa lunga fase di transizione e di passaggio di testimone. Non ne ho risentito, nonostante sentissi la mancanza delle persone a cui tengo e quelle di cui vorrei fare conoscenza e con cui vorrei tanto andare a fare colazione da Starbucks.

Milano è diventata una città malinconica e irritata. Camminare per certe strade ha qualcosa di straniante. Eppure ai miei occhi conserva lo stesso fascino dei tempi del mio approdo. Forse perché il suo lato glam non è stato mai di grande interesse per me. Di questa città mi è piaciuto tutt’altro: cose che mi porterò dentro, anche quando andrò via, e che me la faranno amare per sempre. Persino il mio rumoroso vicino sudamericano ormai si fa sentire poco e in questa casa regna una pace irreale, tra cose in ordine che creano stupore persino a me, pranzi cucinati e poi congelati per giorni, “Propaganda live” ad allietarmi il venerdì. Tutto sotto controllo. Basico. Rassicurante. Non avverto nemici esterni e neppure paranoie interne. Mi sbaglierò? Ma certo che mi sbaglierò. Ma c’è tutto un anno a darmi, e questo è il vero augurio, tutte le ragioni. Io, di solito, degli anni che arrivano tendo sempre a fidarmi


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