Sola andata

Sola andata

mercoledì 17 marzo 2021

Posta al sole

 E alla fine anche io mi sono concessa un ritorno a casa dopo mesi di rispettoso isolamento e di dubbi sull’opportunità o meno di spostarmi. Spero di aver fatto bene: questa è una casa concepita in modo che si possa convivere e al contempo avere la possibilità di starsene in completa autonomia: io mi concedo entrambe le modalità con il baldanzoso entusiasmo di chi non è abituato ad una vita così semplice eppure anche così “complice”. Di fatto tento di attenermi a gran parte di quella che è stata fino ad ora la mia routine quotidiana da zona rossa, quella che contempla la cucina, allenamenti costanti, il provare a tenermi aggiornata su quello che succede e che condiziona in modo prepotente ogni mio stato d’animo, pensiero, decisione futura. E poi concedermi il tempo per vedere almeno un film al giorno, pianificare viaggi che non vedo l’ora di tornare a fare, pensare alle persone a cui tengo e che forse non riuscirò mai più a rivedere. Ovunque io mi trovi o in qualunque luogo decida di andare è come se portassi sempre con me una specie di stock di attività non negoziabili che mi fanno da coordinate e supporto al mio tentativo di preservare coerenza, disciplina, orientamento. Forse perché mi conosco abbastanza bene da sapere che lasciarmi andare può voler dire perdere in modo irrimediabile il controllo sufficiente sulle cose e su me stessa. E questo, di solito, mi rende dispersiva e parecchio insoddisfatta. 

È stata una giornata calda e piena di sole. Sono stata sul mio terrazzo a pensare che sarebbe molto divertente ritinteggiare questa mansarda in cui non mi è mai riuscito di abitare davvero (sono andata via prima di vederla finire), togliere un po’ di mobili vecchi, apportare qualche variazione, insomma farla davvero mia. Poi mi sono ricordata che tra qualche giorno tornerò di nuovo nel mio piccolo nido milanese, nel quale mi trovo altrettanto bene, pur con mille disagi in più, e così mi sono riadagiata nella condizione di “ospite” che sta soggiornando in un luogo confortevole ma non di sua appartenenza. Il mio pomeriggio è quasi interamente trascorso posizionata su una sdraio, con la faccia rivolta al sole e gli occhi chiusi, prima per proteggermi da tutta quella luce, poi per sonnecchiare e fantasticare. Sono stata bene, mi sono detta che in fondo essere solitari di questi tempi è un bel “vantaggio comparato” e che l’individualismo è una cosa diversa dall’egoismo: è solo la presa di coscienza che siamo fatti in un modo che nessuno potrà fare davvero molto per noi, nonostante ogni buona fede e  volontà. Credo che anche questo rientri nel karma di ognuno. Alcuni di noi non saranno mai amati come vorrebbero. Da nessuno, familiari, amici, amori. Non è così drammatico, quando si prende coscienza che non vi sia un vero colpevole per questo. C’era così tanto silenzio, un’aria così tersa, una temperatura ideale. E io pensavo a cose malinconiche solo in apparenza. È molto facile stare in zona rossa in una casa come questa, se non devi lavorare e hai tutti i limoni e le arance che vuoi semplicemente allungando una mano. Un anno fa ero incollata alla finestra della mia cucina a Milano e il mio vicino argentino parlava come sempre a voce troppo alta, ascoltava brutta musica e confermava la mia attitudine alla solitudine piuttosto che alla sopportazione di persone così diverse da me. Ma devo dire che è stato altrettanto triste perdere il contatto con persone che mi piacevano molto e che forse non rivedrò mai più. La mia sensazione è che anche quando tutto questo sarà davvero finito, ormai nulla sarà più come prima. Non lo sarà per me, che tremo persino all’idea che l’ufficio possa ripopolarsi come prima, che ho paura anche solo dell’ipotesi di poter conoscere qualcuno che riesca a farmi battere di nuovo il cuore, che temo di non riuscire a visitare tutti i posti che vorrei, di capire troppo tardi cose fondamentali per la mia vita. Se da um lato mi è di conforto  pensare che sia tutto rimandato non per colpa o negligenza mie, dall’altro sento costantemente di stare perdendo occasioni preziose che non potrò più  recuperare. E il bello è che non so neppure se questo davvero mi dispiaccia. Che casino.

Quando il sole è tramontato ho sentito un gran freddo. Sono rientrata. C’era la crostata al limone che avevo preparato ieri, voci scomposte provenienti da programmi televisivi che non conosco, il suono di qualche ambulanza e l’arrivo del corriere che mi ha portato delle cose che avevo ordinato. Poi mi sono chiusa in camera a vedere un film. E ho pensato che noi individualisti (non egoisti), solitari e rassegnati, siamo proprio bravi a starcene ovunque. E a pensare che davvero basti solo questo a fare la differenza




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