Sola andata

Sola andata

mercoledì 13 ottobre 2021

Vado (e torno) per le mie strade

 Sono una costante ormai. I due anziani a passeggio per le stradine attigue di Viale Molise, con i quali mi ritrovo a condividere un pezzetto del mio percorso post pausa –pranzo, credo siano più abitudinari di me: passeggiano assieme, sempre alla stessa ora, le stesse strade, la medesima andatura. Sono carini, lei sempre in tailleur, ha un corpo sottile, è piuttosto  elegante anche nel portamento e con la messa in piega sempre a posto. Lui, un po’ più traballante nell’andatura, è un po’ curvo ma altrettanto in ordine e vestito con cura. Ogni tanto parlottano, ma non li ho mai affiancati per un tempo sufficiente a comprendere cosa si stessero dicendo. Molto più spesso camminano in silenzio cercando di rimanere affiancati anche se ogni tanto devono fare delle piccole soste per “raggiungersi”Mi sembrano teneri, di certo si conoscono da molto tempo, ma di fatto è una certezza basata su pochi e non provati elementi deduttivi: magari si sono incontrati solo in età matura e hanno deciso di accompagnarsi in questa ultima fase della vita percorrendo assieme, quotidianamente, una delle più brutte vie di Milano. Un po’ li comprendo: io, che quella strada la faccio sempre da sola, mi soffermo  tutte le volte sull’enorme degrado che la ospita, i topi giganteschi che infestano una vecchia palazzina occupata da senza tetto, esclusi e dimenticati, un centro sociale (che ho spesso frequentato io stessa) che forse vorrebbe una gestione più accorta e una imponente ristrutturazione per evitare un crollo che temo imminente, i tanti palazzi fatiscenti che costeggiano l’intero viale, un incrocio molto pericoloso dove troppo spesso ho assistito ad incidenti anche gravi. Ma è la sola strada che mi consenta di sgranchire un po’ le gambe dopo una mattinata intera vissuta da “ingranaggio sedentario” del sistema. E poi rappresenta il mio passaggio obbligato verso un luogo incantato  che ho scoperto tanto tempo fa e che ritrovo soltanto dopo quel percorso “accidentato” e così disturbante, appena pochi passi dopo il breve tratto di viale Corsica. Si tratta di  una stradina molto piccola e costeggiata esclusivamente di villette in stile Liberty bellissime e molto curate anche nei punti di verde che le decorano. Quasi sempre mi intrattengo per qualche secondo con un micio arancione molto paffuto e col guinzaglio che è solito dormicchiare in mezzo alla strada (è una via privata e quasi mai vi circola auto) che si lascia accarezzare come se ci fosse abituato e mi conoscesse da sempre, sebbene conservi  ogni volta un regale distacco che mi fa molto ridere. 

Poi mi rimetto in marcia, che la mia pausa d’aria dura solo una mezz’ora accuratamente calibrata con la distanza da percorrere, e all’ora che passo io, mi ritrovo con il sole in faccia fino all’arrivo in ufficio e, in questi giorni che non succede più,  penso che l’estate è davvero finita proprio quando tutta quella luce non mi accompagna più. E’ così che Viale Molise diventa una brutta strada pure al ritorno e io sento di stancarmi un po’ di più senza quella luce un po’ magica che mi aiuta a vedere meno bene le cose che non ho voglia di vedere.  Con questo spirito ben poco rinnovato me ne rientro in ufficio, timbro l’entrata, mi rimetto a sedere e neppure mi sfiora mai il pensiero di chiedermi che strada abbiano fatto i due anziani quando li ho superati. Conoscono forse un percorso migliore? Magari arrivano anche loro in un posto in cui non è necessario sopportare tutto quel degrado prima di una strada bella? E se ci fosse davvero una strada più bella e più vicina di quella che ho scovato io? Potrei fermarmi e chiederglielo un giorno. Ma io di loro mi dimentico sempre e subito. Mi basta non vederli più e scompaiono dalla mia percezione fino al giorno dopo, quando li sorpasso di nuovo.  Non potrei mai essere come loro, anzi, io penso che se ne tornino semplicemente a casa facendosi bastare quel  brutto  tratto di viale Molise.  Se così fosse sono davvero coraggiosi perché a me,  se mi fermassi lì, passerebbe ogni voglia di uscire. No. Io continuo per  “le mie strade”. Che è quasi certamente meglio.

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