Sola andata

Sola andata

domenica 3 ottobre 2021

Se non altro, direi niente

 In fondo sapevo che prima o poi sarei stata costretta a farlo. Ho solo voluto aspettare fin quanto mi sarebbe stato possibile farlo per dimostrare a me stessa e a chiunque non avesse i paraocchi che, per certi di noi, vaccinarsi sarebbe stato abbastanza inutile, almeno quanto sottoscrivere una polizza antincendio quando si abita in un igloo. I miei timori non erano tanto legati ad effetti collaterali particolari quanto a delle illogicità di fondo che hanno dominato l’intera campagna vaccinale. Ma purtroppo non è servito a nulla ribellarsi. Copro da due anni i colleghi assenti alle attività di sportello, ho condotto una vita normalissima ma attenta, non mi è mai successo niente eppure ho visto la mia libertà ridursi prima progressivamente e poi drasticamente e inesorabilmente. Alla fine ho ceduto. Dopo l’iniezione non ho avvertito nessun dolore, niente febbre, mal di testa, ossa rotte. Nulla. Tutto perfetto. Se non altro non posso lamentarmi per i danni fisici di questa azione “liberticida”, ma solo di quelli morali. 

Adesso a spaventarmi è più questo sedicente ritorno concreto alla vita di due anni fa, con l’ufficio di nuovo pieno, l’aria irrespirabile per il traffico, la metro ingolfata, i cinema pieni di gente che non merita di starci dentro e tutto il variegato corollario di disagio sociale che la cautela e il distanziamento avevano reso miracolosamente tollerabile. Pensare a questo mi è bastato per “ iniettarmi” molta ansia sopita.

Ho trascorso un week end un po’ anomalo: tra scatole per il cambio di stagione, conversazioni on line con persone che trovano misteriosamente piacevole parlare con me, serie da seguire mentre preparavo le mie solite cose colorate, esercizio del voto, l’immenso piacere di un silenzio irreale che mi ha fatto dubitare dell’esistenza in vita del mio vicino turbolento, ,delle sessioni di yoga a cui mi sono approcciata solo di recente, un massaggio alla schiena dalle mie fatine del benessere (che Dio le benedica sempre). Quante cose si possono fare in un week end che ha disegnato una Milano ormai pienamente autunnale, uggiosa in modo familiare e un po’ malinconico, che pare prepararsi alla sua condizione più tipica di città operosa e pragmatica, capace di passare oltre con la stessa rapidità con cui si è adeguata ad un’emergenza così prolungata.  Ok. Lo accetto. Come ho imparato ad accettare ogni cambiamento provando a mutare io stessa quel tanto che serve proprio per variare, di fatto, il meno possibile le mie amatissime ancore immerse in abitudini solidissime.

E così, dicevo, alla fine mi sono vaccinata pure io. Ora posso fare tutto, persino uscire con chi non mi va, vedere film in una sala dove ci sarà sempre qualcuno a cui dire di spegnere il cellulare, mangiare in un locale che servirà cose  meno golose di quelle che mi preparo da sola, ritrovare i miei vecchi colleghi con i quali non avevo nessun rapporto neppure prima, andare in una metro gremita esattamente come è sempre stata fino ad ora. Sai che gioia. Non vedo l’ora di consolidare questa magnifica libertà ritrovata con la seconda dose “liberticida”. Non fa una piega. Non trovo parole per il mio entusiasmo…

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