Fa un caldo infernale. Durante la notte, ormai da più di una settimana, mi capita di svegliarmi di soprassalto completamente sudata e di aver bisogno di alzarmi per qualche minuto, sciacquarmi il viso e fare lunghi respiri per riprendermi. Non si tratta di incubi o di assilli: è solo un grosso, enorme problema di aria soffocante, mentre i cattivi pensieri, quelli che mi accompagnano incuranti del clima, mi pare che si manifestino nella loro ormai prevedibile assertività sempre come dei compagni di camminata, del lungo percorso casa lavoro, della pausa pranzo lungo viale Molise, della corso all’anello di Linate. È strano eppure se ci penso, quasi senza rendermene conto, ho imparato a concentrare la parentesi oscura dei miei giorni quando sono all’aperto e sto coprendo delle distanze. Tutto sommato mi pare un buon compromesso.
C’è qualcosa di profondamente catartico nelle liste: mettono in ordine i pensieri, definiscono i confini tra giusto e sbagliato, fissano un orientamento. Anche quelle più banali sono efficaci, se lette col dovuto criterio. E così ogni tanto, soprattutto quando penso che i giorni mi stiano raccontando poco, male e in modo confuso il tempo che occupo, provo a fare il mio elenco delle cose che mi riguardano o quelle che combatto perché sono troppo altro da me. Provo ad andare a braccio, spero che mi aiuti.
1) sono una solitaria che frequenterebbe volentieri altri solitari pur sapendo che se questo fosse possibile non avrebbe più senso quel tipo di compagnia
2) dell’amore ho capito che mi piace solo la parte dell’innamoramento, quella che dura poco ma mette in moto le reciproche parti migliori, assieme a un entusiasmo prepotente e una visione del mondo che sarebbe bello durasse per sempre. E invece non lo fa
3) il cibo è tra le tre o quattro cose per cui vale la pena vivere
4) non sono una buona amica perché sono incapace di coltivare rapporti non superficiali di lungo termine
5) nessuno degli uomini che mi sono piaciuti potrebbe mai piacermi oggi. Ma proprio per niente. Mi chiedo come sia stato possibile il contrario
6) se potessi non lavorerei. Non farei nessun tipo di lavoro, neppure se mi piacesse. Le cose che piacciono non andrebbero mai sporcate con i contratti
7) Mi vergogno di troppe cose che ho detto e fatto nella prima parte della mia vita. La sola ragione per cui un po’ mi assolvo è che ero davvero tanto stupida
8) non perdono mai nessuno. Qualche volta fingo il contrario. Ma non è vero niente
9) credo che gli ottimisti alla fine siano tutti un po’ scemi. Ma un po’ li invidio
10) mi annoio più spesso di un tempo. Ma non me ne rammarico
11) le crociere sono un modo ridicolo di viaggiare
12) vorrei concentrarmi di più. Ma non so bene su che cosa
13) real time è il mio irresistibile guilty pleasure. Quando vedo “primo appuntamento” o “abito da sposa cercasi” ho la percezione esatta del disagio che attraversa questo periodo storico
Sta cominciando a piovere. Che bello. Forse stanotte si dorme