Sola andata

Sola andata

venerdì 14 agosto 2015

Onda su onda

Ho fatto solo una crociera in tutta la mia vita. In realtà era compresa in un pacchetto combinato che includeva un viaggio a Miami nella prima settimana e poi un giro per i Caraibi in crociera la seconda settimana. Mi sono preparata alla cosa leggendo un divertentissimo libro di David Foster Wallace intitolato "una cosa divertente che non farò mai più". Non saprei dire se sia stato un caso o semplicemente una mia suggestione, ma da quella crociera ho trovato conferma di ogni singola riga di quel libro. Il casino' era sempre pieno, le persone non facevano che mangiare, indossare degli improbabili abiti paillettati e fare continuamente foto con il comandante. Molti nemmeno scendevano per visitare i luoghi di attracco. Chiacchierando con gli altri crocieristi ho scoperto con sorpresa massima di essere tra i pochissimi alla prima esperienza. Ho conosciuto persone alla loro decima crociera e non potevo crederci...E' una formula che non solo funziona ma crea dipendenza....io invece sarei decisamente a posto così, non fosse altro perché una volta tornati da un viaggio così non hai davvero molto da raccontare, a meno che non ti chiami Foster Wallace e hai abbastanza ironia per cogliere l'assurdità di un simile modo di vivere il mare...

Invece quella volta che sono andata a Capo Verde  mi è successa una cosa che davvero non dimenticherò, un po' per la paura che mi costò e in parte per quello che compresi da quella faccenda.
Avevo scelto quella meta perché prometteva una vacanza in un villaggio all inclusive molto accessibile. La promessa fu mantenuta e nel villaggio ero rilassata e mi divertivo molto. Poi un giorno seguo il gruppo per la corsa in spiaggia. Ad un tratto li perdo,  e non riesco più ad orientarmi per ritornare al villaggio. Non ho le scarpe e finisco in una specie di cantiere pieno di pietre appuntite. Giuro che poche volte sono stata così disperata nella mia vita. Resto in quel posto desolato per un tempo incalcolabile e lo sconforto e la disperazione cominciano a schiacciarmi. Ad un certo punto passa un autoctono, provo a spiegargli in inglese cosa  mi è successo, gli pronuncio bene il nome del villaggio. Siccome non posso camminare sul pietrisco, mi prende in braccio mi carica su
una specie di jeep e mi riporta al villaggio. La mattina dopo racconto l'accaduto ad alcune persone che erano lì in vacanza già da tempo. Non scorderò mai lo stupore allibito dei loro volti. Mi dissero che avevo rischiato veramente grosso e che era stata una fortuna che quel ragazzo non mi avesse violentato o assassinato...perché i capoverdiani fanno così
Io non saprei dire sulla base di cosa avessero maturato le loro convinzioni per formulare certe affermazioni con tanta sicurezza. Ma so per certo che mi ero persa come una povera sprovveduta, che mi trovavo in un cantiere in cui dei professionisti del turismo, di origine francese, stavano occupando con moderne forme di colonialismo, le ultime zolle di terra incontaminata. E so per certo pure che un ragazzo che non mi conosceva ha investito il suo tempo e il suo altruismo per aiutarmi....

Ci sono cose divertenti che non farò mai più e da cui non ho imparato nulla. E poi ce ne sono altre, forse meno divertenti, da cui ho imparato proprio bene quanto sia pericoloso perdersi. Nella desolazione di un pregiudizio



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