Sola andata

Sola andata

venerdì 18 dicembre 2020

Sentirsi mancante

Manchi solo tu ormai

Ormai pure il collega più milanesizzato che conosco se netornerà a fare il suo lavoro al sud. Non l’ho mai visto così convinto di quello che sta per fare. E lui pare sicuro che prima o poi mi attiverò seriamente in tal senso anche io. 

Credo che abbia ragione. Ormai è forte la sensazione che si stia per chiudere un ciclo che pare aver  accorciato in corso d’opera la sua durata. E no, il 2020 non ha avuto un ruolo particolare in tutto questo. Tutt’altroLa possibilità di massimizzare certe forme di riflessione, di poter testare le mie amicizie farlocche,piene di chiacchiere vacue e senza  vero impegno , dedizione né reciprocità generosa, di dedicarmi alle tre o quattro attività imprescindibili senza troppo mediare,  ha reso il 2020 per me -persona a vocazione solitaria, in piena salute, senza amori in corso, senza problemi economici in atto -persino un anno bello. Quando tutto questo sarà finito sarò ugualmente felice, ma aggiungerò fatica e ipocrisia.

I miei hanno ricevuto il pacco “da su”: panettone artigianale milanese, vino, cioccolata, dolcetti. A loro queste cose piacciono e a modo mio anche io ho delle cose speciali da preparare per i miei giorni di festa: più che altro mi piace che la casa profumi di cibo cucinato e che la tavola sia apparecchiata con cura, con i piatti più glam che ho e una luce studiata. Certi rituali mi affascinano sempre molto. Non mi intristisce pensarmi da sola in questi momenti e già pregusto il mio ritorno a casa nei giorni del disimpegno e del “pure questo Natale ce lo siamo levati…”, mi serve a prolungare il senso di festa mentre gli altri hanno già il trauma da rientro. Sono una finta buona.

Degli undici anni passati qui a Milano, otto sono trascorsi senza la TV: nei primi anni qui uscivo sempre, facevo tutto fuori casa con l’ansia febbrile mista alla certezza che questa sia una città da interiorizzare assecondandola in ogni proposta che ti assomigli. Persino avere un micio non mi ha trattenuto dal percorrere questa città quanto più mi fosse possibile, preferendo privarmene piuttosto che rinunciare a stare “dentro” Milano. Oggi non lo farei assolutamente.

Adesso però sono stanca. Non penso più in questi termini. Non vedo più questa città con quegli occhi. Preferirò sempre Milano ad ogni altra città, eppure sento come necessario, doveroso, inevitabile, anche trovarmi nel luogo in cui i miei stanno invecchiando senza di me. 

Manco solo io. Io manco sempre.  Non a qualcuno o a qualcosa eppure manco.

 

Per chi o cosa restare ancora? Che paradosso sentirsi fortunati di non riuscire a trovare risposta


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