sabato 19 maggio 2018

Prospettive in piazza

Oggi in centro a Milano c’era solo l’imbarazzo della scelta. Era come se chiunque potesse avere un motivo per alzarsi dal letto e uscire di casa. Dagli eventi sportivi, alla suggestiva e simpaticamente evocativa ”mille miglia”, dalle manifestazioni contro l’odio a una passeggiata rilassata sotto un sole timido ma non ingannevole...la piazza pareva  dispensare ogni forma di vitalità. Forse mi sbaglio e in realtà era soltanto un caotico assembramento umano che tentava di scappare dalla noia concedendosi senza troppa attenzione al caos cittadino del week end. Vai a sapere cosa era davvero piazza Duomo stamattina per chi non aveva tutte le endorfine in circolo dopo una corsa al parco con gli amici e una colazione con una specie di pizza ripiena di verdura fresca e formaggio. La prospettiva è sempre, paradossalmente, il risultato di una elaborazione introspettiva.

Mentre ero sul tram per tornare a casa mi sono ricordata che avevo portato con me un paio di panini, uno dei miei cocktail a base di aloe e succo di fragole e pure i biscotti a cuore fatti in casa e ho pensato che avrei potuto mangiare tutto questo in qualche angolo tranquillo di largo marinai d’italia. Così ho fatto e quando era ormai sazia ma ancora desiderosa di rimanere per strada, ho deciso di vedere il film di Garrone “Dogman” che mi ha letteralmente trafitto per la crudezza della storia e per la familiarità del luogo in cui è stato girato: il villaggio Coppola (ma nel film sarebbe Ostia), uno dei luoghi più maledetti e degradati del sud, una landa desolata occupata solo da palazzi fatiscenti e sordidi nati da abusivismo e appalti criminali durante gli anni ottanta e ormai abitata da esclusi e gente pericolosa. Prima di vedere il film avevo scambiato due chiacchiere con uno dei dipendenti dell’Anteo. Lo conosco da anni, da quando lavorava all’Apollo (prima che chiudesse) e mi aveva anticipato che dovevo esser pronta a ricevere un pugno nello stomaco. Gli ho detto che oggi mi sentivo in forma e che Garrone è bravo e merita lo sforzo. Mi ha detto che all’uscita avrebbe voluto un mio parere. Quando sono uscita gli ho confermato quanto presagiva. Ero veramente sconvolta. L’ho salutato con poche parole e mi sono incamminata alla stazione con un passo incerto perché ho davvero fatto fatica a riavermi da certe scene. Ad un certo punto ho deciso di tornare a soffermarmi sull’allegria della piazza e della gente e niente mi pareva uguale a stamattina. Eppure c’erano ancora il sole, le endorfine, la pizza salentina, i biscotti a cuore farciti. C’era ancora un sacco di gente  col gelato, le carrozzine, i cagnolini, la ”mille miglia” e palazzi d’epoca che  non somigliavano affatto alla scenografia da brivido di ”Dogman”. Ma io avevo soltanto voglia di prendere il tram, tornarmene a casa e non vedere nessuno, proprio come immagino che facciano quelli che vivono nei posti brutti e pericolosi, dove non succede mai niente e magari si finisce per diventare criminali solo per noia, per mancanza di qualsiasi opportunità o per la morte della speranza. E di ogni prospettiva

1 commento:

  1. Non ho capito se la violenza nel film è mostrata o solo evocata (fosse vera la seconda ipotesi non è detto che il film sarebbe meno pesante: penso per esempio a Funny Games o Garage Olimpo).

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