Sola andata

Sola andata

lunedì 11 giugno 2018

Ma guarda il caso però...

Ci penso da almeno dieci giorni. Mi chiedo come sia possibile che certe volte capitino cose tanto improbabili, del tipo pensare a qualcuno e incontralo all’improvviso per una strada non abituale per nessuno dei due, o chiedersi che fine abbia fatto una persona che non vedi da vent’anni ed avere per puro caso sue notizie e in generale immaginare cose non prevedibili che poi accadono a distanza di pochissimo tempo. Eppure certe volte succede. Una volta un amico che non vedevo da vent’anni mi venne incontro in una stradina di Napoli, con la faccia cadaverica, perché proprio la sera prima mi aveva sognato e quell’incontro gli pareva assurdo. Beh in effetti che coincidenza. La cosa che è successa a me invece è questa. Poco più di una settimana fa si è tolta la vita una scrittrice milanese di cui non ho mai letto neppure una riga. Oltre a scrivere romanzi d’amore e sulla condizione femminile, curava una rubrica del cuore su “donna moderna”, ma per me l’unica rubrica del cuore è quella della Aspesi. E quindi niente. La scrittrice in questione era Alessandra Appiano. Io la conoscevo soltanto per averla vista ospite, molti anni fa, in una delle trasmissioni pomeridiane, tanto care a mia madre quanto detestatissime da me. Mi colpì per il suo garbo, la bellezza, il buon senso e il modo pacato con cui dava piccoli suggerimenti alle donne poco sicure di sè. Mi piacque molto ma dopo quelle rare occasioni relegate alla mia ultima permanenza in casa nativa non ebbi più occasione di ritrovarla, complice il fatto che nei sette anni successivi sono vissuta senza televisione.
Il giorno prima che venisse a mancare, pare per sua scelta, io percorrevo come mia consuetudine via Mecenate per andare al lavoro, ma a differenza degli altri giorni non coprivo la mia distanza con le immancabili cuffie. Me ne stavo in silenzio, nella pace precaria di un inizio giornata “medio” e credo che non saprò mai davvvero perché proprio in quel momento mi sia tornata in mente proprio una delle frasi dell’Appiano, quando, interpellata sulle età della donna, offriva suggerimenti su una possibile maniera di affrontare il tempo e di reagire agli anni e all’esperienza. Ad un certo  punto disse “...è così che oggi sono diventata una bella signora di 50 anni che scrive romanzi”  (morta a 59). Disse anche un’altra cosa, che mi fece molto ridere, usando un termine che ho spesso ripreso per esprimere il medesimo concetto. Disse “a volte le donne, pur di non stare sole, si rassegnano a stare con certi catorci, quando invece basterebbe loro pensare che l’essere in grado di star sole anche per un lungo periodo può accrescerne il valore, l’autostima e soprattutto la possibilità di essere davvero pronte per incontri significativi”.

Ecco, io non credo che troverò mai una spiegazione del perché quella mattina mi sia ritornata in mente una donna a cui non avevo mai pensato prima di allora e che a suo tempo mi parve molto risolta nel suo aspetto compatto e nei modi assertivi. Non saprò mai neppure perché chi sia riuscito ad esprimersi in modo compiuto nel proprio talento (cosa altro ci sarebbe dato di fare nella vita?) senta, ad un certo punto, di ritenere conclusa la propria esperienza in terra. Non lo so e non ho nessun elemento per poter fare ipotesi ragionevoli sulla questione. Ammesso che ve ne siano.
Però faccio tutto mio lo stupore di un ricordo riemerso con un tempismo più vicino ad un incantesimo che ad una semplice casualità. Quale che sia l’origine di una coincidenza simile voglio usarla a pretesto per il mio grazie mancato ad una bella signora che in un pomeriggio di tanti anni fa mi porgeva con tocco lieve una piccola lezione di orgoglio femminile.
È bastato pochissimo. Un paio di frasi e un ricordo sedimentato per anni che riaffiora al momento giusto. Ogni vita spesa bene credo che funzioni più o meno così.
R.I.P. bella signora

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