lunedì 19 maggio 2025

Una vita in panchina

 “Ah, vedo che hai riaperto la stagione della meditazione su panchina al parco. Mi sei mancata. Sono almeno un paio d’anni che non occupavi questo spazio col piglio di chi pare averci messo un recinto inaccessibile anche solo per transitarci”

“Credo che siano passati almeno tre anni. E sì è vero, hai ragione, mi è sempre sembrato un posto tutto mio, dove far decantare le sensazioni sempre indecifrabili che mi accompagnano da quando ho imparato a fare i conti con la mia inadeguatezza. Ma ti assicuro che sono molto cambiata da quelle ultime volte, quando ero ancora alla ricerca di conferme o quando credevo di amare e invece ero soltanto ossessionata. E quando mi è passata e ti chiedevo se lo sapevi già che io con uno così ma quando mai e con quali occhi mi ostinavo a guardarlo? E quando la solitudine era un obbligo e io ho scoperto che stare davvero con se stessi, per tanto tempo e così profondamente, può essere un fatto davvero bello”

“Eh già. Mi ricordo di quegli anni in cui provavi a stare a Milano facendo tutto quello per cui si viene in una città come questa: gli aperitivi, gli allenamenti di gruppo, quelle week vattelappesca molto cool e per le quali rientravi a casa senza sapere bene che avevi fatto. A volte ti ho visto divertita. Altre inutilmente affaticata. Poi non ce l’hai fatta più. Non è colpa di Milano. È che tu proprio non funzioni in mezzo agli altri: non perché sei antipatica e neppure timida. È che la gente ad un certo punto lo capisce”

“Lo capisce? Cosa capisce?”

“Che ti manca la connessione. Mantieni una distanza di fondo che ad un certo punto si avverte. Stai nel gruppo, ma non sei davvero dei loro. Non te ne faccio una colpa, ma hai fatto bene a non insistere. Non funziona e non funzionerà mai. C’è di buono che ti vedo più tranquilla, meno smaniosa di conferme, pacificata nella tua incapacità di amare come si deve, più focalizzata sui tuoi piccoli obiettivi di lungo termine, ma soprattutto più rilassata”

“…mi manca la connessione…questa me la segno. Ma almeno riesci a predirmi se riuscirò a fare un altro viaggio entro l’anno o almeno se smetterò di fare brutti pensieri al mattino? Se vuoi ti vengo a trovare tutti i giorni. Mi siedo qui, sto zitta e ti ascolto per tutto il tempo che vuoi”

“Vorrei poterti dire che te la caverai con ogni certezza e che ci sono tutti i presupposti per sentirti come desideri. Ma ho capito che mi noti di più se non ti dico niente, se ci ritroviamo qui su questa panchina in silenzio e senza giudizio per tutto il tempo che ti riesce. Credo di avertelo detto anche altre volte che le cose, non dico belle ma quelle più intense e costruttive, accadono quando conserviamo l’orientamento verso di loro e accogliamo anche i piccoli e impercettibili passaggi che ci conducono dove non avevamo neppure immaginato. Rimani tranquilla, fai tesoro di quello che ormai ti è chiaro e che non ti è più dovuto. Accetta tutto come buono e giusto”

“Insomma non sai dirmi niente”

“Come al solito, sorella. Eppure…poi mi dirai”


Nessun commento:

Posta un commento

Conservarsi. In luogo fresco

  Non mi riesce mai. Quando decido di sbrinare il frigo ogni volta devo  fare i conti con quelle due  o tre  cose che non posso tirare fuori...