Sola andata

Sola andata

lunedì 10 aprile 2017

Del trovare il tempo di trovare pace

La sensazione di pace assoluta credo sia una rarità un po' per chiunque. Voglio dire che pure quando non ci affligge nulla di particolare e la vita procede senza grossi traumi o stress, non è che questo poi sia sempre sufficiente al raggiungimento di uno stato di grazia totale. A volte può essere una condizione apparentata con la noia, una qualche forma di abulia, di nichilismo o disinteresse verso il mondo. Uno non è inquieto, ma magari neppure agganciato come si deve all'esistenza se ha semplicemente deciso di non voler partecipare. E per quanto anche questa sia una condizione assimilabile alla pace assoluta, direi che non sia esattamente quella più auspicabile. Io per la verità non so mai a quale lato di questa distinzione appartenga e forse è questa la mia salvezza. Non lo so neppure perché ho cominciato questo post scrivendo queste cose. In realtà stavo pensando a tutt'altro, come al mio modo di vivere il mio tempo in questo tempo, di cosa per me sia davvero contemporaneo e mi faccia sentire nella mia pelle e cosa sfugga del tutto alla mia attenzione, forse colpevolmente.

Questa cosa che non ho whathapp e la gente che lo scopre mi guarda come un'aliena rientra tra gli eventi incomprensibili della mia vita. Forse non ho ben capito di quanto migliorerebbe enormemente la qualità della mia vita se l'avessi istallato anche io, ma la cosa mi sfugge, per cui fino a quando non l'avvertirò come un bisogno reale continuerò a farne a meno. Pensavo a questo giusto oggi che liberavo l'armadio dai vestiti che non voglio più indossare e immaginavo un guardaroba pieno di abiti degli anni '70, cioè la sola moda che davvero trovo intramontabile e meravigliosa.

Se potessi indosserei solo pantaloni di velluto marrone a costine, le clarck's, maglioni con le toppe sui gomiti, giacche di daino allacciate in vita, eye liner pesante, capelli lunghi e lisci con la fila al centro, collanine colorate...io mi vedrei sempre cosi, come una specie di eterna studentessa di una facoltà umanistica, a bivaccare perennemente in qualche parco con disegnatori di fumetti o lettori del Capitale convinti di capirci davvero qualcosa. Non mi sono mai sognata di vivere così, neppure
quando i pantaloni di velluto li indossavo davvero e oggi mi chiedo se non sia successo perché sono nata troppo tardi per fare quella che "faccio cose, vedo gente...", oppure non è il tempo e il contesto, e meno che mai un maglioncino con le toppe, che stabiliscono davvero quale sia un proprio modo naturale di stare al mondo. Fatto sta che io sono sicura che mi sarei trovata meglio in un altrove spazio-temporale nel quale non temere di uscire con qualcuno che guarda costantemente il telefono, in cui è più facile cercarmi nelle piazze a condividere esperienze e non degli status sui social, a sedersi al bar con quanttro amici che volevano cambiare il mondo. La moda veicola messaggi, whatsapp ne genera degli altri. A loro modo fanno la stessa cosa e a me non interessa né l'una né l'altro. Mi perdo buona parte dei messaggi contemporanei e non ho voglia di fare qualcosa per rimediare.

Intanto oggi ho svuotato l'armadio e ho una gran voglia di rinnovare il mio guardaroba. Secondo me gli anni '70 vanno sempre forte.

Per wathsapp invece mi pare ancora troppo presto.
Cosa tutto questo abbia a che fare col trovare pace ovviamente è di tutta evidenza...
Perdonate, se potete





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