Sola andata

Sola andata

sabato 1 aprile 2017

Mi sento a casa perché in casa ci sto poco

Come auspicavo è stata una bellissima giornata. Lo sono quasi sempre quelle alla vigilia di una esperienza che reputi importante. Domani ci sta la staffetta della maratona di Milano, uno degli eventi più partecipati e sentiti della città, quello che segna l'avvio della primavera e della miriade infinita di iniziative a cui sarebbe bellissimo partecipare se non si dovesse pure lavorare.
 Per me rappresenta la consacrazione della mia cittadinanza milanese, con buona pace delle oziose questioni riguardanti i legami indissolubili col luogo di nascita. Io non rinnego niente, pure se ogni tanto provo ad immaginare a come sarebbe stato vivere a Milano da studentessa, piuttosto che approdarvi da adulta e dopo una serie di esperienze un po' dispersive. Altre volte invece penso a come sarebbe ritornarmene giù adesso e di solito un brivido mi attraversa la schiena e ringrazio il cielo che sia quasi impossibile riuscire in questa impresa a meno di strani magheggi a cui non sono minimamente interessata.
Il luogo in cui sono nata non ha niente di brutto, conosco persone che ci sono nate e che ci rimangono aggrappate senza aver mai avuto nessuna intenzione di stare altrove. Io non ci sono stata mai a mio agio, non uscivo, non sapevo cosa fare, chi frequentare, ho avuto pochissimi amici al liceo e per fortuna con molti di loro sono rimasta agganciata ancora oggi grazie a fb. Ma è solo quando sono andata all'università che ho cominciato a muovermi tra le numerose possibilità che offre una città, che nel mio caso era Napoli e dei cui cineforum ho consumato numerose poltrone. Durante il dottorato mi sono abituata a trovare essenziale partecipare a quanti più convegni e conferenze possibili e questa cosa me la sono portata dietro pure qui, che pare che non si faccia altro che trovare la maniera più efficace di diffondere pensieri e idee. Essi, perché è qui a Milano che questa attitudine si è consolidata al meglio e, al netto di periodi grigi e indefiniti in cui mi sono lasciata distrarre da cose e persone che non appartenevano al mio percorso, a Milano ho sempre avuto voglia di fare qualcosa o andare da qualche parte. Come succede quando un genitore ti fa solo nascere, ma poi è un altro quello che ti aiuta a crescere.

Domani farò la mia prima staffetta per Milano e ancora non mi capacito di come sia strana la vita e di dove ti porti senza che tu ne sappia bene le ragioni. Penso a queste cose dopo una corsa al parco con persone che vorrei aver conosciuto molto prima, un pacco gara che ho ricevuto in regalo e uno strano gonnellino colorato che quelle della mia squadra ed io indosseremo sotto la pioggia prevista per domani...così, giusto per esorcizzare.
Oggi pomeriggio invece ho cominciato a seguire una monografia su Hitchock con quel docente adorabile di cui ho già accennato e che starei ad ascoltare per ore ed ore. Ci ha raccontato la genesi di alcuni dei capisaldi e pure degli aneddoti assurdi e gustosissimi. Mentre commentava certe scene proiettate sullo schermo gli ho fatto delle foto di nascosto, così mi posso ricordare di quanto anche una persona non bella in senso canonico mi susciti profonda curiosità e interesse. Non è così scontato per me che di solito sono attratta da ragazzi banalmente belli. È proprio bravo e vorrei tanto che fosse una cosa pensabile frequentarlo. Ma forse è meglio che sia solo una cosa pensabile...

No è che dovrei già essere a letto. Domani corro su Milano e poi ho l'ultimo posto libero per il teatro. E forse pioverà. Come si fa ad essere più milanese di così? Ditemelo che di sicuro ci proverei.

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