Sola andata

Sola andata

giovedì 7 dicembre 2017

De ja vu (...macché...)

Non sarò ipocrita. Mi sto annoiando. Come un anno fa sono in casa per la prima della Scala. Negli otto anni precedenti, avendo deciso di non possedere né trovare occasioni per vedere la TV, credo di essermi concessa ad altro che presumo fosse un fumetto scemo, cucinare cose che non potrei più mangiare oggi, andare al cinema...Sant'Ambrogio è un giorno speciale pure se non sei milanese. E non è solo perché io non devo lavorare. Lo senti subito che è un giorno che fa da evidenziatore natalizio: oggi passeggiare per corso Buenos Aires era un'esperienza di lentezza, profumi zuccherosi, shopper bag dondolanti in cui avrei voluto sbirciare, magari trarre qualche spunto persino io che i regali li faccio solo col cuore altrimenti non mi viene in mente niente.

Esattamente alle sei meno un quarto sono rientrata, ho acceso su Rai uno, ho visto vestiti molto belli, messe in piega impeccabili, gioielli pesanti sui colli dell'alta borghesia milanese che si preparava ad assistere ad un'opera sulla rivoluzione francese. E a me già questa è parsa una nota parecchio stonata.
In realtà mi sto annoiando perché sono colpevole. Non ne so mezza sul genere e se non mi emoziono è perché sono soltanto una rozza terruncella che però può vantarsi di piangere lacrime vere per certe canzoni di Guccini o De Andre'.

Invece l'anno scorso il mood era totalmente diverso. Mi ricordo che c'era la Madama Butterly e io mi stavo appena rialzando da uno stato di forte prostrazione. Ero, come ora, con la schiena al termosifone, ma ero struccata, piuttosto sciupata e imbacuccata in un pigiamone di flanella. Seguii tutta la storia con molta attenzione e ne fui scossa e soddisfatta. Alla fine della rappresentazione mi preparai una tisana calmante, non riuscii a mettere nulla nello stomaco e andai a dormire felice di essere già pronta per farlo. Com'è strano riuscire ad evocare un tempo in fondo ormai lontano alla luce di un arco temporale che ne ha rintinteggiato i toni, ritarato la portata, riscritto il significato. È curioso pensare di avere avuto una sensibilità emotiva così ricettiva per motivi poi risultati futilissimi.
Che importa. Siano benedetti lo stesso.

Oggi invece sono truccata, indosso abiti che mi piacciono e non sono affatto sciupata (ahimè direi...ma forse è meglio così). In comune con lo scorso anno c'è solo il calore del termosifone sulla mia schiena e il benessere indescrivibile che mi procura.
Se proprio volessi ricamarci sopra direi che quest'anno sia stato talmente più genereoso e sorprendente del precedente da riuscire a condensarsi in un Sant'Ambrogio  allegro, pacificato. E poco importa se io sia stavolta meno sensibile a cogliere il sublime in una forma d'arte che comprendo poco.
In realtà è stato un anno ricco di cose piuttosto normali, con qualche piccola novità molto divertente, ma anche nessun viaggio, meno letture e un po' di cose, persone e atteggiamenti che non ho compreso e per i quali ho subito deciso di non cercare spiegazioni. E poi non ho pianto mai. Neppure una volta e per nessuna ragione. Io odio piangere, forse il mio unico proposito per ogni anno della mia vita sarebbe quello di non versare mai più una lacrima per tutta la vita. Per nessuna ragione, neppure gioiosa.

E così ho deciso che stasera voglio starmene ancora un po' così: con la TV accesa a guardare una prima che non mi emoziona, con il trucco ancora intatto e un vestito che mi piace. Mangerò poco ma con appetito e andrò a dormire tardi pensando che il tempo continua a fare di me tutto quello che gli pare. Persino scegliere la musica più adatta. O quella più sbagliata. Il risultato però cambia, eccome se cambia...

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