Sola andata

Sola andata

sabato 9 dicembre 2017

Ho visto la light!

Oggi a Milano c'era una luce troppo bella per non starsene a zonzo per tanto tempo, magari ad esplorare un posto come quello in cui abito io, a ridosso della propaggine estrema di uno dei parchi più grandi d'Europa. Oggi più che mai ho sfruttato il mio essere mattiniera per occuparmi subito della casa, dei pranzi da portare in ufficio durante la settimana, persino del ripieno della pastiera. Alle otto ero già pronta. Ho preparato il borsone e sono andata in palestra ad un orario in cui non sono sola e mi sono resa conto che è frequentata da ragazzi di una bellezza disarmante che si allenano benissimo. Sono millenni che frequento palestre e giuro che è la prima volta che mi soffermo su un aspetto del genere. No, non ho bisogno di niente e di nessuno e in realtà per certe forme di  machismo ho un sacro timore che vorrei continuare a mantenere. Erano ragazzi molto belli e prestanti e io per qualche ragione ne sono rimasta incantata. Tutto qui.
 Forse è colpa di questa dieta odiosa che sto facendo, oppure delle ripetute in salita che mi hanno fatto vedere tutto il firmamento. Ho fatto una doccia bollente, poi una gelata, ho spazzolato a lungo i capelli che per la prima volta mi sono sembrati finalmente lunghi, mi sono fatta un trucco anni '70 e ho camminato per almeno un'ora intorno al mio quartiere. Se ne avessi avuto la forza avrei continuato, ma ero davvero esausta e si era fatta ora di pranzo. Insalatona con salmone alla piastra, spinaci stufati, uno yogurt greco alla nocciola e un caffè molto forte.

 Sono uscita di nuovo con la scusa delle uova per la pasta frolla. Ho camminato ancora per un'ora e mi sono resa conto che quando si sta a dieta bisognerebbe dosare meglio le forze e ho pensato che intaccare le proprie riserve e fare leva su quelle è molto più complicato che usare l'energia di pronto utilizzo proveniente dall'esterno. Era da un po' che il mio corpo mi lanciava dei segnali. Ora mi sono chiari ma credo che siano ormai anni che non sono più abituata ad usare le mie risorse interne. E invece avrei dovuto perché si tratta di un'energia diversa, che fa percepire meglio le cose, che calibra tempi e distanze, che mi avverte quando è il momento di prendersi una pausa e recuperare. Forse è per questo che ridurre il cibo mi è più difficile che digiunare: sono costretta a dosarmi, a stabilire quanta parte richiedere alle mie risorse e quanta accogliere da fuori nel rispetto di un equilibrio che non può risolversi in un giorno soltanto. Sono certa che se non ci pensassi mi sarebbe più facile. Ma oggi è stato illuminante avere il controllo di ogni mio piccolo step: mi dovevo allenare, c'era una bella luce e tanto cammino da fare. Ho avuto fame, ma ad un certo punto è addirittura passata.

E così oggi ho pensato che non è vera la storia che siamo quello che mangiamo: credo che noi siamo soprattutto quanto decidiamo di non mangiare e cosa questo significhi per la nostra nuova percezione delle cose. Forse sto solo un po' delirando e tra qualche giorno tornerò a mangiare troppo silenziando per sempre le mie sentinelle interiori che tentano di allertarmi e inviarmi messaggi nuovi di autoconsapevolezza. In realtà mi auguro di resistere, perché mi pare un percorso molto interessante di conoscenza, senza trascendere necessariamente nel misticismo "improvvisato" o in certo spiritualismo "da salotto" per cui non trattengo mai le risate. Se pure mi limito solo a perdere qualche chilo mi sta bene lo stesso. Intanto mi sono sfidata con la prepararazine di una pastiera che non mangerò, così, tanto per ricordarmi che la meraviglia esiste anche solo per essere ammirata e non anche consumata.
Per il momento mi piacerebbe nutrirmi solo di abbondanti porzioni di leggerezza.
Per favore.
Grazie






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