Sola andata

Sola andata

mercoledì 4 aprile 2018

E se cominciassi a mantenere le vicinanze?

Credo che sia la prima volta che trascorro così tanti giorni a casa da quando non vivo più qui. Domani ritorno a Milano con qualche timore per quello che mi aspetta al lavoro, dove sostituirò anche il collega, assente fino a giugno, per le possibili noie condominiali che non ho ben compreso e perché sento che qualcosa comincia a stonare troppo e non so identificarne bene l’origine. In realtà confido nel fatto che una volta riprese le mie abituali attività sarà tutto meno drammatico di come mi pare adesso o quanto meno me ne farò una ragione senza perdermi troppo in lamenti dispersivi. Adesso la penso così solo perché in realtà sono stata così bene qui a casa in questi giorni, dalla cucina superba di mia madre, le mattinate fantastiche alle terme, le cugine più belle del mondo, i pronipoti che crescono bellissimi, intelligentissimi e simpaticissimi...c’è tutto un mondo che mi appartiene e che cresce e va avanti senza di me e quando ci penso quasi mi spavento. Ma in fondo pure Milano ormai mi appartiene. Ieri mi sono riapparse le foto della prima (e unica) maratona di Milano a cui ho partecipato: hai davvero diritto di cittadinanza se te ne sei vissuta almeno una. Fu un’esperienza unica, con migliaia di persone. Ricordo che quello stesso pomeriggio andai al teatro Grassi, altra esperienza milanesissima, a vedere uno spettacolo con Isabella Ragonese. Una giornata perfetta. Quest’anno non ho voluto esserci e non ho saputo dare una risposta a chi mi ha invitato per regalarmi il pacco gara e i premi degli sponsors. Davvero, non so dire perché non ne ho nessuna voglia.

Ieri pomeriggio mi sono soffermata sulle foto della mia laurea appese ad una parete di casa. Era il 2000, avevo i capelli corti e molto biondi, ero un po’ emozionata ma contenta della mia esposizione senza tentennamenti e stavo firmando. Mi sono ricordata del mio paziente e adoratissimo prof., quello che al primo anno mi fece ripetere l’esame tre volte, che mi prendeva sempre in giro per la punteggiatura a ca**o (qualità che temo di aver conservato intatta), ma grazie al quale mi sono laureata con lode e portato persino a termine un dottorato. Quando penso a come sia stato possibile seguire un percorso così distante da me e da ogni mia più vaga inclinazione penso a lui e al potere immenso che hanno esercitato su di me, più o meno volontariamente, le persone di cui ho avuto profonda stima e affetto. Me ne sono resa conto persino conversando con mia cugina, che ad un certo punto mi ha dato un suggerimento di grande saggezza. Mi ha detto: “Lucia, ricorda, se frequenti qualcuno che dopo più di tre mesi non ci prova sappi che è perché non è sufficientemente interessato a te e, soprattutto, si sta divertendo con qualcun’altra”. Io un po’ c’ho riso, un po’ mi sono dispiaciuta ma posso fidarmi di lei e d’ora in poi userò solo questo pratico metro “dell’affettività a presa rapida” per capire se mi stia illudendo oppure no.
A Milano voglio portarmi un bagaglio leggero proprio come certi buoni pratici consigli.

Dicevo, le mie vacanze si stanno concludendo e ho al mio attivo il benessere da profondo rilassamento dei sensi, appannati da lunghe sedute termali, tanto cibo, una discreta quantità di affetto, qualche ricordo fondamentale a raccontarmi perché sono diventata questo, e non un’altra cosa, e qualche consiglio spassionato per evitare di allontanarmi troppo da me stessa. Perché è questo quello che faccio sempre. Allontanarmi. E se la smettessi una buona volta?




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