Sola andata

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mercoledì 24 giugno 2020

Amore non è amore quando scopre mutamento (altrimenti ci arrabbiamo)

Anche io ho sempre pensato che il solo vero stato di grazia di un individuo sia l’innamoramento. Più del suo fratello nobile, che ci ostiniamo a tenere distinto, e a cui attribuiamo tutta la responsabilità  della definizione di amore. Credo che la vera causa di ogni mio malessere resterà sempre questa fragile utopia smentita da ogni esperienza a me nota. Ma purtroppo questo mi è toccato e sono sicura che fino all’ultimo istante della mia vita penserò che un sentimento che muta non valga la pena di essere vissuto. Forse è per questo che l’unico anime della Ghibli che non apprezzo è “I miei vicini Yamada” , quello in cui si raccontano le piccole beghe quotidiane di una tipica famigliola giapponese che riesce a stare in equilibrio nonostante crucci, dispetti, disattenzioni, noia, fatica e obblighi da parte di tutti i suoi componenti. E questo nonostante persino io sia convinta che in fondo la famiglia sia davvero tutta lì, in quelle parole-chiave che il marito trova in “rassegnazione”e  “perdono”. Eppure nulla di quanto riguardi una famiglia tipica e ne promuova il perdurare mi suscita desiderio di realizzarne una tutta mia. Proprio nulla. E ogni volta che ci penso vorrei piangere, chiedere scusa, ammettere che non possa esserci nessuna felicità neppure lontano da quel modello. Ma poi alla fine lo sento fino alle doppie punte dei capelli che le mie ragioni sono sempre più robuste delle mie perplessità.

E invece l’innamoramento dura? Pare tra i sei mesi e un anno. Ci si bacia sempre, ci si cerca continuamente, la pelle e lo sguardo sono lucenti, si agisce solo nell’interesse dell’altro, un dare senza pensare di ricevere, una moltiplicazione esponenziale di energia, motivazione, propensione, voglia di rischiare e sorprendersi...uno stato di grazia senza uguali. Alcuni lo liquidano sbrigativamente attribuendolo ad una fase ormonale temporanea. Una specie di febbre che sicuramente passerà. Poi ci sono i pochissimi eletti che trovano tutto questo in se stessi, senza un preciso destinatario. Beatissimi loro. Altri non ci riescono mai davvero in una vita intera. Peccato, sarà pure quello un fatto ormonale. Per la maggior parte di noi invece, durerebbe, per l’appunto, un tempo più o meno limitato prima di “trasformarsi” in qualcosa di più importante. Così dicono. L’amore vero pare che sia quello che viene “dopo”. Dopo le farfalle nello stomaco, dopo gli entusiasmi e la smania di aversi, dopo il batticuore quando ci si sta per rivedere, dopo il pensarsi costantemente trovando tutto il resto secondario. È amore solo quando si comincia a condividere un progetto e poi ad esercitare la pazienza e la comprensione, a ricomporre gli inevitabili conflitti, stabilire ruoli e confini. È amore se si desidera procreare e assumersi delle responsabilità. Sarà...ma io preferisco quello che viene prima. Oppure mi manca tutto quello che serve per trovare bello anche quello che viene dopo. E forse un giorno capirò che forse è una fortuna pure questa.

Dalla mia famiglia d’origine ho imparato presto che mi confrontavo con montagne troppo alte da scalare e che piuttosto che ricevere l’ennesimo rifiuto dei miei avrei trovato più dignitoso non chiedere più nulla e procurami in altri modi quello che desideravo. E così è stato per troppo tempo. Ho sentito genitori dire “noi viviamo dei vostri successi” e di pensare che fosse la cosa più stomachevole che un padre o una madre potessero desiderare da un figlio.  Ho assecondato ambizioni non mie, pretese per le quali non mi è mai stato chiesto un parere. Mi sono confrontata con la mia incapacità ad esercitare la disobbedienza e a quanto tempo ho impiegato a rendermi conto di quanto poco rispetto abbia riservato a me stessa..

E ora mi chiedo che diavolo c’entra tutto questo con la faccenda dell’innamoramento che è meglio dell’amore?
Niente. Non c’entra niente. Ma potrò pensare quel cacchio che mi pare almeno qua? O neppure nel mio spazio sono padrona?
Vi amo tutti lo stesso. Così, quasi per vendetta

3 commenti:

  1. A me piace cucinare quando vedo sullo scaffale i pacchi di farina penso alle tante cose buone che potrei fare poi li compero porto a casa e mi diverto un sacco sono veramente entusiasta mi piace un sacco impastare la farina fare di queste grandi palle e di guardarle di evitare fino a che non decido che poi è meglio cambiarle è meglio trasformarla in pizza allora sì che sto bene quando mangio la pizza Ecco l'innamoramento e l'amore sono come la farina e la pizza

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  2. Il bruco muore il suo bozzolo ma rinasce farfalla. Puoi trovare anche in questa idea che per diventare bisogna morire per cambiare bisogna vivere morire e rinascere è la rinascita l'obiettivo. Anche nel processo di conoscenza il destino di qualsiasi cosa è la rielaborazione forse ti manca questo passaggio l'innamoramento deve finire perché diventi amore come bruco deve morire perché diventi farfalla . A meno che tu non voglia farti dei foulard E allora una volta che sei chiusa nel tuo bozzolo basta farti bollire non nascerà una farfalla ma magari una bella cravatta (scherziamoci)

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  3. Muori e diventa .... D divani occidentali orientali di goethe

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