Sola andata

Sola andata

venerdì 19 giugno 2020

Si salvi. Se può

Se sapessi davvero che pensare forse troverei le parole più adeguate per raccontare cosa ha potuto provare una persona che si è adattata ad un cambiamento radicale, e del tutto imposto, del proprio quotidiano quasi come se fosse la cosa più naturale del mondo. Senza contraccolpi, senza attaccarsi al telefono, senza risentire delle ore ed ore di vita domestica in uno spazio per puffi senza troppe pretese. Ho salutato il nuovo anno col progetto di un viaggio in Islanda, che ho fatto giusto in tempo a godermi e a trovare perfetto, per poi ritrovarmi catapultata in una realtà surreale che ho impiegato giorni a prendere sul serio. Poi, in un attimo che non ho neppure avuto il tempo di cogliere, mi sono ritrovata blindata in casa mentre l’inverno fuori lasciava il posto ad una luce ed un sole quasi dispettoso. Sono stata lontana dall’ufficio per più di due mesi e mi è parso di tornare a quel limbo indefinibile di tanti anni fa quando non riuscivo ad immaginare cosa avrei fatto della mia vita e però disponevo del mio tempo come un’occasione preziosa che valorizzavo in un modo solo mio. Ci sono stati d’animo che non hanno una definizione precisa perché dovrebbero coniugare esaltazione e panico assieme. E non mi pare troppo facile.
Sala ha detto che bisogna evitare l’effetto grotta e di smetterla di lavorare da casa, bisogna uscire, lavorare, spendere, andare in vacanza all’idroscalo...e questo nonostante qui in Lombardia i contagi viaggino ancora a tre cifre. Lo dico dai tempi di quella mostruosità che fu Expo che Sala non è persona che merita troppa considerazione e stima.

A volte penso a come sarebbe uno smartworking che mi consentisse di lavorare dalla Campania. Tornerei sulla mia mansarda bella, grande, luminosissima, con Pablito acciambellato sulla scrivania. E poi limonate fresche, qualcuno che mi eviti la fatica di cucinare sempre, ritrovare forme di condivisione familiare senza pero essere costretta ad abbandonare la mia cuccia milanese in cui continuerei a ritrornare più volte al mese. Così non soffrirei per nessun distacco, potrei vivere la mia vita in entrambi i posti, tra la pace della mia dimensione autonoma faticosamente raggiunta e la necessità di esserci per una famiglia che avrà prima o poi bisogno di me. È tutto cambiato così in fretta che pure questa ipotesi non mi pare più troppo peregrina.
Ho recuperato gli ultimi post del 2019. Lo salutavo come un anno si: il 2019 mi è piaciuto e neppure so il perché, visto che non mi è successo niente di speciale, però non ho preso neppure un raffreddore, non sono stata tradita da nessuno, ho pensato al bene che voglio alle persone che stimo senza per questo pretendere che mi fosse ricambiato. Mi è piaciuto il 2019 perché credo che sia stato quello in cui ho imparato più di sempre a prendere le misure, che a volte erano semplici distanze, ad aspettare, accettare, non rincorrere e neppure offendermi per aspettative disattese. Ho imparato abbastanza bene che in fondo tutto, ma proprio tutto quel che mi accade, è giusto. Il 2020 ha fatto in fondo la stessa cosa e in più mi ha restituito un tempo che di solito rincorro con molto affanno. Detto questo, che bello pure tornare in ufficio a ribadire certi rituali fatti di orari precisi, trucco, percorsi a piedi in ore ancora silenziose, che fortuna aver evitato anomalie come le video lezioni e gli spazi di una condivisione forzata. Ma in fondo che ne posso sapere...

Provo ad immaginare il modo in cui saluterò quest’anno. Se preferirò ringraziarlo per tutto il dolore che non mi ha inflitto o bacchettarlo per la sofferenza collettiva che ha prodotto, per il terribile incidente che vede un immenso uomo come Zanardi lottare ancora una volta per la vita, per le incertezze crescenti per chi è più fragile, per tutto quello che neppure sappiamo di esserci persi. Io sto uscendo volentieri dalla mia “grotta”, perché a me questo riesce ancora facile. Il problema è quando in quella stessa grotta io poi rientro. E mi metto a contare le volte in cui penso che è quello che rimane ancora il posto in cui mi piace più di tutto trovarmi.

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