Sola andata

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lunedì 30 agosto 2021

Il bello degli inizi: non vederne mai la fine

 Probabilmente non lo avrei mai scoperto. Non ne avrei avuto il tempo, forse non ci avrei fatto neppure caso e comunque è improbabile che sarei riuscita a farlo rientrare nei piani. E’ più o meno questo ciò che in quest’ultimo mese mi sono ripetuta periodicamente tutte le volte in cui tento di occupare la mia quotidianità condizionata dalle norme del Green Pass.  Certi cambiamenti forzati si sono trasformati in nuove occasioni e scoperte. Per esempio ho potuto sfruttare al meglio la mia piccola collezione di abbonamenti streaming, ho coltivato con più scrupolo la mia passione per la cucina alternativaceduto al richiamo costante ma spesso inascoltato di una pila di libri di cui rimandavo da tempo la lettura, svolto attività fisica di cui ho monitorato  progressi meno timidi di prima,  assaporato la  leggerezza di una solitudine lieve e mai subita a cui ho potuto rendere il giusto onore. Col green pass “giustificare” tutto questo è stato molto più semplice e naturale. E’ passato quasi un mese ed io mi confermo ancora una non vaccinata non pentita, non solo perché non ha senso, per me (e sottolineo, per me) fare un vaccinoconsiderato efficace ma non efficacissimo, ma perché sono proprio le restrizioni da green pass a piacermi molto. Ci sto dentro ancora molto comoda.

Se avessi potuto gironzolare a mio piacimento sarei andata a cinema dalle tre alle cinque volte a settimanaproprio come facevo prima della pandemia (pare passato un secolo da allora), ma forse non avrei scoperto la potentissima serie Them, e neppure recuperato film molto vecchi e  incantevoli, non sarei riuscita a portare a termine l’assurdo programma alimentare della scorsa settimana, né avrei sistemato angoli di casa che gridavano vendetta tra razionalizzazione di spazi e sgomberoAvrei, forse, avuto una vita sociale un po’ più intensa, ma le mie poche e consolidate amicizie non necessitano di aggiunte o integrazioni in questa fase della mia vitaPotrei continuare così per un tempo indefinito. Non ne soffro.  Credo si chiami intelligenza adattiva, ma forse non si tratta neppure di questo. E’ che io sono proprio questo e per quanto possa sembrare strano temo di essere l’esempio di una categoria meno rara di quanto si possa credere. A me questa condizione serve a stabilire un po’ meglio il confine che passa tra godimento e piacere: occorre pazienza per il primo.  Nessuna pazienza per il secondo. Vivo della rendita di passati e meravigliosi viaggi, l’unica cosa di cui potrei un giorno cominciare a sentire davvero la mancanza, ma posso ancora aspettare e confidare nella possibilità di tornare a farlo con ragionevole sicurezza.

Due anni fa partecipavo alla mia prima ed unica mostra del cinema di Venezia: un sacco di gente, tante file per i film, tanto caldo, un albergo troppo lontano…fu divertente, ma in fondo non irrinunciabile.  A volte penso che il vero errore degli amori falliti stia solo nel modo improprio di coltivarli. Non credo sia un caso aver appena fatto scorta dei miei amatissimi corsi di cinema on line targati Long take.  Che bello, non vedo l’ora di ricominciare tra lezioni, possibili analisi da mettere per iscritto, repliche da riascoltare per approfondire e fissare i concetti…tutte cose che mi risultavano più complicate o impossibili quando le lezioni erano soltanto frontali. Il contatto umano era importante, bello, unico, mi è servito per affezionarmi a quel modo di approcciarsi e di trasmettere una passione, ma così mi pare tutto molto più comodo ed efficace.

Va bene così. Anche semplicemente perché non va affatto male. Va bene così perché c’è sempre qualcosa di interessante e appassionante da fare, perché ritarare le priorità può voler dire fare nuove scoperte e perdere ciò che era semplicementesuperfluo. Perché me lo posso permettere e non vedo forzature intollerabili. Perché il vaccino non sta funzionando davvero… piaccia o no ammetterlo…

Agosto è alla fine e l’ unico luogo comune di questo periodo  è l’affermazione che il vero  capodanno sia Settembre,  in ottemperanza a quel bisogno atavico di moltiplicare il numero delle ripartenze e delle nuove possibilità capaci di esorcizzare le aspettative disattese di un tempo concluso che ci ha deluso. Trovo che sia molto consolatorio. Può bastare almeno fino a tutto il prossimo inizio 

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