Sola andata

Sola andata

lunedì 16 agosto 2021

Mettersi “in lista”

 Sono appena rientrata a Milano. Il viaggio è stato piacevole e tranquillo, trascorso tra un libro molto interessante che ho terminato, social zapping, due chiacchiere in chat col mio ormai “fidanzato virtuale” di Instagram, ovvero il simpatico fanciullo italo inglese che vive qui, che mi dice cose carine e che vorrebbe conoscermi. Ma a me bastano i suoi adorabili complimenti e le cose buffe che “azzarda” per fare effetto sulla  vanità di una  signora troppo solitaria e ormai attempata  che tenta di conservarsi come può. Il corteggiamento è una cosa troppo dolce (e purtroppo superata) per interromperla con la prosaicità di un incontro che guasterebbe ogni  mia fantasia e di certo anche le sue ingenue aspettative.

Le mie vacanze a casa sono state belle e giuste tra mare, pace domestica, distanziamento sociale, sport all’aperto e tanto meraviglioso cibo. È durata il necessario, sono pronta all’ufficio, alla familiarità dei miei tragitti a piedi, alla routine rassicurante ma a modo suo sempre “progettuale”, disposta a pianificare, rinnovare traguardi. E poi, su tutto, mi ostino a continuare a sperare che la salute permanga nonostante quello che vedo e che sento ovunque rivolga attenzione mista a perplessità. Non sono così egoista da pensare che stia andando tutto bene solo perché non ho motivi miei per lamentarmi: ovunque sposti lo sguardo mi ritrovo incendi, terremoti, disastri provocati da una natura che ha smesso di perdonarci, guerre che pensavamo concluse e che invece si rinnovano con tutta la loro ferocia repressa, contagi. Il tutto spesso condito da forme esasperate di solitudini insopportabili. Non è necessario dirsi pessimisti per sentirsi legittimati a credere che questa non sembri essere l’epoca più promettente della storia umana. Avere fiducia è doveroso, ma essere realisti è  uno sforzo altrettanto necessario per riconoscere i problemi e approntare soluzioni efficaci.

Gli elenchi non mi sono mai piaciuti. Li trovo inutili e retorici in quanto frutto di forzate semplificazioni e quindi espressioni di un pensiero poco articolato. Eppure qualche volta mi piace, cedo alla tentazione  degli elenchi numerati, del questo dentro e questo fuoricome il ricettario di un mondo in cui sia lecito scartare quello che non ci piace e tenersi come ingredienti principali tutto quello che per noi restituisce davvero sapore alla vita. E così ho pensato che ogni tanto lanciarsi di getto a fissare le prime cose belle che vengono in mente possa fare proprio bene pure se non sei Woody Allen o David Foster Wallace. 

Pablito che chiama per farsi aprire alle cinque del mattino per fare il suo ingresso trionfale verso la cucina
Il burro di arachidi con le fettine sottili di banana accomodate con cura amorevole sul pane nero molto tostato 
La bilancia che mi restituisce il peso che voglio
L’ispirazione, la creatività, la fantasia che si fanno potenti come non mai quando capisco di essere innamorata
Vivere da sola, senza per questo mai sentirmi isolata
De Andre’ e Guccini, da sempre e per sempre. Led Zeppelin da un certo punto in avanti
Tutto il cinema che mi ha cambiato lo sguardo. Assieme a quello che è pronto a farlo
Le uova. In qualsiasi modo. Ma soprattutto fritte assieme ad un mare di cipolle stufate
La corte di un uomo privo di dubbi e che sa aspettare, sicuro della sua meta
La parmigiana. Persino quella non fritta
La moda anni 70. Assieme a quasi ogni altra cosa degli anni 70
Camminare, correre, fare yoga. Tutto preferibilmente entro le sette del mattino
Tutti i cartoni animati della mia infanzia. Più tutti quelli recuperati in età avanzata
Seneca
I massaggi delle mie fatine del centro benessere. Forse mi vaccinerei solo se me lo chiedessero loro
La mia famiglia, quando sa che poi non mi vedrà per un sacco di tempo
Milano. Sempre, pure quando la detesto
Napoli. Sempre, soprattutto quando è lontana
La persona  a cui penso per prima quando mi sveglio
La persona a cui penso per ultima quando mi addormento e che falsa la numerazione della mia lista
Pensare a qualcuno, piuttosto che averlo accanto, e accettare che questo sia più che sufficiente 
Il variegato all’amarena

Credo di non aver omesso nulla. Ma allora è facile! Evviva

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