Sola andata

Sola andata

venerdì 6 agosto 2021

Far finta di essere sani

 Se soltanto sapessero che non erano queste le mie intenzioni. Mai avrei pensato di maturare una convinzione tanto granitica sulla questione vaccino, io, che pur con tutti i timori del caso, mi ero detta che al mio rientro dalle vacanze avrei fatto tutto quello che era necessario per tornare a respirare aria e un po’ della vecchia libertà. Poi il totale ripensamento, forse dovuto ad una comunicazione tutta sbagliata, offensiva, aggressiva, basata sul terrore. E poi un senso di straniamento, forse per i magri risultati dopo un simile dispiegamento di forze e di masse coinvolte. Fatto sta che è solo da poco che ho capito che preferisco i divieti di una vita da segregata piuttosto che l’adesione  non sentita alla somministrazione di un vaccino che non mi parla di soluzione alla pandemia ma di semplice attenuazione del danno. Mi sento offesa. Offesa da chi prova a convincermi senza argomenti sufficientemente robusti, offesa dalle persone che mi insultano su wa dicendomi che così danneggio la causa sociale, offesa da chi mi crede una no vax, offesa da chi si sente depositario di verità del tutto non dimostrate. Io credo ciecamente nella scienza, ma purtroppo in questo snervante stillicidio fatto di campagne politicamente orientate e ideologicamente manipolate io di scienza e argomentazioni attendibili non ne vedo.

Sono qui a casa ormai già da qualche giorno. Le temperature sono godibili e stare in spiaggia per mezza giornata appaga ogni mia pretesa da questa estate che è partita senza che ne avessi nessuna. Inutile dire che il tema dominante delle conversazioni è sempre e solo quello sui vaccini. Io ho confessato che finché potrò non lo farò ( il mio limite è la minaccia di licenziamento). Il mio papà è un vaccinato “pentito” , dice che non respira bene da quando lo ha fatto. Spero sia solo una sua suggestione. Per il resto, io, e noi tutti in casa, osserviamo sempre tutte le cautele possibili, che poi si risolvono nello stare lontani da chiunque. Quando tornerò a Milano proverò a rispettare le nuove restrizioni “ricattatorie” imposte. La campagna procede spedita, i contagi…pure. Ma si parla ugualmente di successo. Boh, sarà così e magari sono io a non capire dove siano le ragioni di tanto compiacimento - visto che anche le TI si ripopolano - e cosa altro bisognerebbe aspettare per sentirci davvero fuori pericolo. Per quel che mi riguarda, so per certo quale sia stato il momento esatto in cui da un lieve timore dubbioso sono passata alla certezza granitica che non avrei fatto il vaccino: un Burioni che definisce sorcio chi non si vaccina. Una semplice dichiarazione pessima è riuscita in un attimo a farmi passare la voglia di assecondare una simile mortificazione gratuita.

La sola cosa che mi avrebbe fatto capitolare sarebbe stata la possibilità di andare liberamente al cinema: da quando ne ho memoria per me vedere il primo spettacolo del primo giorno di uscita di un film di Moretti è per me un imperativo categorico. Credo che stavolta mi sarà impossibile ed è la sola ragione del mio cuore in frantumi. Ma niente, mi torna di nuovo in mente quello dei sorci e presto fede al mio impegno a non vaccinarmi finché potrò. Vedi a volte certi errori di comunicazione a cosa portano? Succede che ti offendi, scatta dentro di te la spinta a non adeguarti e anzi a ribellarti e ti ritrovi a capire che è meglio sorcio che pecora, meglio l’autosegregazione che aderire ad una massa urlante certezze mai dimostrate e incapace di sospendere il giudizio anche per un solo istante. Ci avevano detto che il vaccino avrebbe risolto tutto. Non è stato così pur avendo superato la soglia di “immunizzati” (che tali non sono) del 60%. I contagi non frenano e le varianti proliferano indisturbate perché la gente abbassa la guardia e si sente troppo sicura. Se non è fallimento questo, come si può chiamarlo?

In alcuni momenti mi chiedo cosa farò al mio rientro a Milano ora che non mi è più concesso nulla. Più o meno dovrò replicare la vita che conducevo durante il lockdown : correre da sola all’anello di Linate, lavorare da sola, camminare da sola, vedere film in streaming in continuazione, leggere, scrivere, cucinare. Se credono di punirmi così si sbagliano di grosso. Per molti è dura, tanto da affidarsi ad un vaccino che non sta funzionando come promesso pur di non ripiombare nell’esperienza di un confronto forzato con se stessi. Per me, purtroppo per chi mi augura il peggio, è semplice normalità istituita ad obbligo non percepito come tale, un’epifania che si rinnova, un’occasione di crescita e di pace. L’ho fatto tante volte nella vita e in nessuna di esse mi sono mai sentita un sorcio. Pensa tu che soggetto poco utile alla causa riesco ad essere per un Burioni di oggi. Che fortuna. Che bello.

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