Sola andata

Sola andata

mercoledì 12 ottobre 2022

Finché posso

 Come se nulla fosse. Poco più di una settimana, una breve parentesi di sospensione dopo un’estate che è stata una specie di prova di sopravvivenza superata senza preparazione: rovente, intensa, piuttosto solitaria, stancante fino allo sfinimento. Me ne sono stata giù dai miei solo per riprendermi un po’, passando la maggior parte del mio tempo tra sport, terme, pranzi buonissimi. E altro che rimane coperto da una coltre di finta accettazione, cementata dalla resa e dall’abitudine alle cose dolorose ma irrisolvibili. Tornare giù per me vuol dire ritrovare un sacco di cose che, appunto, non si risolvono mai e altre che si aggiungono a quelle mentre io sono assente e che scopro così all’improvviso e senza nessuna possibilità di metabolizzarle. Credo che in fondo sia persino un fatto normale: io ho un problema con le cose dolorose della vita per le quali non sono capace di individuare un responsabile. E poi ho un problema con le disarmonie, con i discorsi sempre uguali nei quali si mescolano sensibilità troppo diverse per riuscire a gestire un problema comune con uno spirito costruttivo. Io ho un problema con la tristezza che non parla solo in nome mio. Tornare giù per me significa soprattutto questo, pure se alla fine passo il tempo a confezionarmi ricordi ovattati, affrettandomi a fare le foto in cui mi dico quanto è più divertente allenarsi nella mia mansarda piuttosto che in questo buco ai margini di Milano, o come siano suggestive le terme di Bacoli e quanto facciano bene quelle mattine a barcamenarmi beatamente tra idromassaggi, fanghi e il sole ancora caldo di Ottobre. Nulla di falso, ma si tratta degli aspetti più irrilevanti di tutto il pacchetto..

Non è solo il fatto che gli anni passino mentre tutto mi diventa sempre meno familiare e più problematico da prevedere, ma che accadano cose che non avevo messo in conto e che le geometrie del quotidiano, pure di quello in cui io sono lontana e ignara di tutto, stiano mutando rapidamente e in modo imprevedibile. Forse pure stando sempre con loro non potrei essere di alcun aiuto, ma di fatto non aiuta neppure stare così lontana. Il mio vero conforto è forse quello di non avere scelta e così ritornare a Milano dopo un tempo durato il giusto necessario per ricaricare le pile e ripartire si conferma sempre una sensazione molto piacevoleAvevo predisposto nel dettaglio la mia “accoglienza” al ritorno e così, aprendo la porta, ho trovato (che sorpresa!) la casa in ordine, pulita, il bucato ormai asciutto sullo stendino in camera da letto, i miei integratori, il tappetino per gli esercizi, il frigo spento e la cucina illuminata da un sole pallido ma ancora tiepido. Mi sono appollaiata sul letto, credo di non aver detto neppure una parola eho trascorso tutto il pomeriggio a vedere due film stupendi e a scegliere il nuovo libro che deve competere con quello adorabile appena finito. Poi mi è venuto sonno molto presto perché ero sveglia dalle quattro e così mi sono addormentata pensando che sono proprio fortunata ad avere problemi che posso risolvere da sola, perché significa che non si tratta di cose serie e che nessuno ha motivo di preoccuparsi per me. Che poi che problemi ho io? Voglio dire, a parte la sensazione costante di un disagio che reprimo provando a fare tutto quello che posso per assicurarmi di non essere pigra, disorganizzata, senza obiettivi e sentirmi davvero certa di meritare ogni piacere che riconosco come tale, che razza di motivi ho per non sentirmi “compatta”, serena e in pace con la tizia di quasi mezza età che mi ritrovo ad essere? A volte mi viene da pensare che il solo problema che ho sia mestessa e che l’unica soluzione possibile sia quella, mai definitiva, di tenere alta la guardia per evitare di precipitare in qualche abisso urlando senza essere ascoltata. In fondo, se anche così fosse, che importanza potrebbe davvero avere?


Credo che quest’anno sia volato. Tra gli ultimi tre direi che sia in assoluto quello che classifico come il più faticoso. Forse a causa di tutto il rancore accumulato per quanto mi sono vista costretta a fare durante la pandemia senza trovare nulla davvero sensato o utile, perché respiro un’aria viziata da opinioni deviate da unainformazione parziale o smaccatamente falsa, perché mi muovo male in un tempo in cui non mi riconosco mai se non quando finalmente rientro in casa e lascio fuori ogni cosa. Che poi, a giudicare dal numero di quelli che sono in analisi, mi verrebbe da dire che sono la benvenuta nel vasto gruppo di quelli che non ci stanno capendo più niente, eppure c’è sempre qualcosa che mi trattiene dall’intraprendere un percorso simile. Non ho la presunzione di credere di non averne bisogno, anzi, è che trovoancora altrettanto terapeutico il semplice affidarsi alla lettura azzeccata di un libro, all’insegnamento di un film utile a decifrare un malessere o a metterci al cospetto di una condizione che ci riguarda profondamente, ad una riflessione profonda e silenziosa sul proprio vissuto, al lasciarsi guidare dalle proprie sensazioni in modo onesto. Oggi avrei paura a raccontarmi a qualcuno e afidarmi della sua capacità di indirizzarmi verso un percorso di consapevolezza. Oggi avrei delle remore a dare a qualcuno il potere di svegliare “il can che dorme”. Forse mi sbaglio. Forse no. Per ora non sono pronta a saperlo e continuo a preferire a questo persino i massaggi tailandesi delle mie nuove beniamine del benessere. 

Sono rientrata ieri, fresca di terme e di problemi che fingo di non dovermi ancora occupare. Continuo a vivere di palliativi. Finché posso 

Nessun commento:

Posta un commento