Sola andata

Sola andata

venerdì 24 aprile 2015

Quasi sempre

Ho imparato molto presto a godere della solitudine piuttosto che soffrirne. Temo molto di più una compagnia sbagliata, o peggio ancora una che mi delude.
Mi ricordo che avevo sei o sette anni. Abitavo in un condominio dove c'erano altre bambine della mia età. Era un sacco di tempo che volevo piacere a quella del quinto piano. Dopo tanto esitare la invito a casa mia perché volevo farle vedere la mia barbie. Lei mi dice che viene alle cinque. Io la aspetto con i biscotti e l'aranciata. Ma lei non arriva. Aspetto e aspetto e aspetto. Mi affaccio al balcone  e vedo che c'è anche lei...a giocare al balcone con la bambina del secondo piano.
Ecco, credo che sia stato allora che ho maturato la convinzione che è molto meglio non avere amici che stare così male per una delusione.
Con gli anni ho ripetutamente tentato di smentirmi, ma i pregiudizi costruiti su traumi sono un brutto cancro che difficilmente ti fa cambiare ottica. Mi piace pensare che sia questo il motivo per cui alla fine ci rimango sempre molto male. E cioè che è tutta colpa mia e delle modalità con cui mi approccio alle relazioni.
Oggi faccio molta fatica a pensare di avere un'amicizia per la vita, meno che mai un compagno. È andata così, è un percorso come un altro. Mi piace stare sola, quasi sempre, mangiare sola, quasi sempre, ascoltare la musica, quasi sempre. Non sono un' egoista, credo nella responsabilità e nell'impegno, non sono un'asociale. Non è questo il punto.
La vera questione è nella dinamica dei miei rapporti. Si ripete sempre uguale e con gli stessi elementi che mi causano dolore e delusione. Succede sempre. Lo so.
È colpa mia.
Quasi sempre

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