Sola andata

Sola andata

lunedì 9 marzo 2020

“Inganneremo il tempo ed il dolore” ...”perché stare da soli, a volte, fa paura” (a volte)

Se mai avessi potuto immaginare quello attuale come uno scenario possibile sono certa che lo avrei scelto a mia condizione d’elezione. Se qualcuno mi avesse detto “devi stare in casa tua tutto il giorno perché è la patria che te lo chiede e non per la tua smania di rompere il patto sociale” avrei pensato “che fortuna! Non solo non devo sentirmi in colpa ma passo addirittura per un’eroina altruista che sacrifica la sua mondanità per il bene comune”.
Chi mi conosce da tanto tempo sa che parlo sul serio e che ogni mio sforzo di sfuggire alla seduzione della solitudine è unicamente dettato dalla convinzione che sia doveroso nella vita scegliere persone a cui voler bene, ascoltarle, imparare e restituire loro qualcosa di bello di noi. Ma, appunto, questo per me è un preciso esercizio di volontà.
Quasi mai uscire di casa ha rappresentato un gesto spontaneo o dettato da un intimo bisogno. Sono una persona solitaria. In parte per natura e in parte per esperienza elaborata in tal senso. Se mi avessero concesso di lavorare da casa, piuttosto che incrociare la collega che pare mi passi davanti apposta per non salutare mentre a me verrebbe solo da dirle che sono dieci anni che manco mi ricordo come si chiama e che il suo sedere intanto è raddoppiato, o del collega che pensa ad alta voce per tutto l’orario di lavoro impedendomi ogni concentrazione. E poi la schiscetta da preparare e l’aria condizionata mai giusta per tutti e il bagno in condivisione...

In più dieci anni che vivo qui sono stata al Just Cavalli solo una volta: un’intera notte in occasione di un blitz dell’agenzia delle entrate...una roba raccapricciante. Non stare in casa per me ha senso solo per andare a stare dentro un cinema o in posti che lo rappresentino, andare a correre all’anello di Linate, leggere al parco fuori casa in estate. In questo momento nulla di tutto questo è fattibile e così stare in casa per me non rappresenta un’esortazione proveniente dall’alto o un obbligo, ma una condizione esistenziale liberamente perseguita, quando non addirittura desiderata.

In questo momento Mentana fa presente che l’indice di wall street ha raggiunto i livelli della profonda crisi del 2008, la Lombardia è blindata e probabilmente entreremo in una recessione economica che imporrà nuovi assetti produttivi e cambiamenti che nè la politica, nè i militanti ambientalisti, nè i modelli culturali attuali sono stati in grado di imporre. Ci riuscirà un virus e a me questo pare davvero un fatto emblematico. L’epifania di un nuovo mondo potrebbe ripartire dalla rivoluzione operata da un organismo primitivo!

Ieri ho visto in tele il racconto della storia d’amore tra Pino Daniele e la sua seconda moglie Fabiola Sciabbarrasi, una donna bellissima ancora oggi, dalla quale ha avuto tre figli. La lasciò per una donna meno bella con la quale ha trascorso i suoi ultimi due anni di vita. È da ieri che penso a quella storia, a come sia stato possibile allontanarsi da una donna così affascinante.
È un fatto strano, ma è così: provo a tenermi bene informata sull’evoluzione di questo virus, mi indigno per come le cose vengono gestite male dalle amministrazioni, provo a ragionare su questa fase e a quello che sarà. Eppure, fondamentalmente, non riesco a smettere di pensare al programma di ieri e al fatto che gli amori devono avere per il loro epilogo la stessa cura che hanno avuto alla nascita. Forse sono io a non aver mai capito come funzionino certe cose.
“Avevamo perso la sintonia. Ad un certo punto l’equazione non dava più risultati”. Però fu proprio lei ad ispirargli “amore senza fine”e pure “Che male c’è” e alcune delle migliori canzoni romantiche arrivate dopo il periodo aureo degli anni ‘80 per la rabbia verso una città che ha amato. E che pure poi ha lasciato. Forse è davvero questo il destino di certi grandi amori: deflagrare spargendo ovunque i frammenti di quella storia immortale, mentre loro sono già pronti a risorgere altrove. Mi darò tutto il tempo che serve per accettarlo. Anzi forse mi manca davvero poco.

Intanto il mio presente mi avverte che siamo entrati in una fase storica molto complicata in cui ci viene chiesto di partecipare facendo il meno possibile, stando a casa, possibilmente da soli, a guardare la tv e mangiando cose fatte in casa.
Mi si chiede di vivere in accordo con la mia natura. In fin dei conti direi di aver vissuto tempi peggiori


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